Quel luogo era quello di sempre. Pieno di spenzieratezza, allegria, canti. Loro sì che potevano permetterselo. D'altronde tutti i loro problemi venivano scaricati sui loro figli. Che bei genitori, non trovate? Gli dèi erano talmente generosi che era già tanto se spendevano due parole di numero con i figli una volta all'anno, e pensate, potevano pure utilizzare la scusa del "Io sono un dio e gli dèi non possono intervenire nelle vite dei figli mortali". Percy stava parlando tra se e se, pensando con amarezza, ma in quel momento non era quello il vero problema. Decise di pensare al piano. Arrivò alle porte dell'immenso palazzo e queste si spalancarono come se lo stessero aspettando. Era già stato altre volte sull'Olimpo e si era sempre meravigliato davanti a tutta quella bellezza ed eleganza. I dodici dèi sedevano ciascuno sul proprio trono disposti a U. Zeus sedeva maestoso con tutta la sua potenza al centro, con la sua consorte Vacca al fianco, che non sembrava felicissima. Ai loro lati, Poseidone, che quando vide il figlio sorrise, benevolo, e Demetra poi Ares, Atena, Apollo, Artemide, Dioniso, Afrodite e Ermes. I dodici sovrani stavano chiaramente discutendo tra di loro prima dell'entrata del semidio.

-Ti stavamo aspettando, nipote- Esordì il possente Zeus.

Percy non capiva come facevano ad aspettarlo, se non lo aveva detto nessuno a parte al padre e agli amici. E magari conoscevano anche il motivo. Solo si chiedeva come mai Era non avesse fatto nulla per impedire la sua venuta.

Probabilmente notando la sua titubanza, Poseidone rispose ai dubbi che lo stavano affligendo.

-Ho informato io il divino Zeus del tuo imminente arrivo. E naturalmente la divina Era, fino a pochi istanti fa non era al corrente di alcun responso divino riguardante questa faccenda.-

La dea, al sentirsi nominare, si alzò in uno scatto d'ira e Percy, alzando lo sguardo, potè notare che stava muta e ferma perché imbavagliata e legata con catene dell'oscurità.

Ma il figlio di Poseidone continuava a non capire. -Quindi..?-

-Sì, Figlio del Mare.- Zeus sembrava stranamente felice. -Ora siamo tutti liberi di vendicarci-

-E Annabeth? Dopo la vendetta le tornerà la memoria?-

Questa volta fu Afrodite a rispondere. -Sarà possibile. Ma ad un compromesso.-

-Continuo a non capire.- Percy osservò la dea, ignorando l'imbarazzo.

-Vedi, mio prode eroe, la tua amata conserva tutti i suoi ricordi, ma è come se la sua mente in questo momento fosse in uno stato di trance, incapace di risvegliarsi. Sta a te aiutarla a risvegliarsi.

-Ti prego, Afrodite, dimmi che non dovrà risvegliarla con il bacio del vero amore.- Intervenne Dioniso, sbadigliando annoiato.

-MIA figlia non è una principessa come quelle stupide favole per lattanti.- Scattò Atena, lanciando il suo solito sguardo focoso verso il fratellastro.

-Nulla di tutto questo, miei cari!- La dea della bellezza balzò giù dal trono con una grazia infinita e scoppiò in una risata che avrebbe fatto invidia a Tremotino, estrasse dalla lunga veste una boccettina contenente del liquido rosa chiaro. Se non fosse stato per la bellezza e la femminilità di Afrodite, stando ai suoi scatti e alla pozione, Percy avrebbe davvero creduto che davanti a lui c'era il noto Signore Oscuro delle fiabe.

Il figlio di Poseidone afferrò la boccetta. -Che devo fare?-

-Questa è la pozione dell'Amore Vero.- Dichiarò la dea. -Ha il potere di far tornare solo e soltanto alla persona amata i suoi vecchi ricordi. Questa persona, una volta bevuto l'intruglio, si ricorderà tutto.-

-Qual è il difetto?-

-Se Annabeth ti amava davvero, si ricorderà di te e tornerà ad amarti. Se non provava nulla, allora si ricorderà di te come poco più di un conoscente.-

Il figlio di Poseidone ci restò malissimo. Non aveva dubbi sull'amore di Annabeth ma...aveva una strana sensazione. Decise di non pensarci molto e soffermarsi sulla punizione che sarebbe stata inflitta alla dela del matrimonio. Mise la boccettina in tasca. -Per quanto riguarda lei, invece?- Disse alzando il mento verso la regina degli dèi.

-Le verrà inflitta la stessa punizione che inflissi a mio figlio Apollo tempo fa.- Spiegò il Saettante. Era cominciò a dimenarsi e prima che Percy potesse anche soltanto proferire parola un grosso fulmine si scagliò sulla dea in questione ed essa sparì.

-Che le è successo?- Chiese il ragazzo incredulo.

-è successo che per un po', almeno finchè la mia cara mogliettina non compirà un gesto nobile e sincero- e scandì le ultime parole sorridendo. -non la vedremo più girare per l'Olimpo. Era da tempo che aspettavo la scusa perfetta per potermene liberare per un po' e tu mi hai dato la giusta motivazione, Perseus.-

-Oh- Percy non sapeva come sentirsi. Se essere felice per l'accaduto, arrabbiato per il fatto di poter pensare di esser felice per le disgrazie altrui (Anche se si trattava di Era) perché la vndetta non faceva parte di lui o triste per gli effetti della pozione che sarebbero ricaduti su Annabeth. Sembrava strano, ma davvero il figlio di Poseidone temeva che la ragazza non si sarebbe ricordata di lui, anche se sapeva che la sua era una paura insensata.

Il resto della mattinata fu un susseguirsi di felici pacche sulle spalle, sorrisi e risate. Caspita! Sapeva che Era non era molto amata sull'Olimpo, ma non fino a questo punto. Quando la riunione fu terminata e tutti gli dei ebbero scambiato quattro chiacchiere con Percy, il semidio potè finalmente andarsene.

All'entrata sostava il gruppo dei suoi amici semidei ad attenderlo.

-Ma vi avevo detto di stare tranquilli!-Esclamò quando li vide.

-Si ma non ci hai mandato alcun segnale e ci siamo preoccupati.- Spiegò Piper.

-Allora? Com'è andata? Cos'è successo?- Chiese a raffica Nico, agitato.

-Facciamo che vi racconto tutto per filo e per segno davanti a una bella tazza di cioccolata calda una volta tornati al campo, che ne dite?- Sorrise rassicurante uscendo dall'edificio.

Percy's deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora