{12}Giorno Primaverile

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“Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte.” cit Khalil Gibran


Giuliano
Il ricordo più bello di tutti risale a un giorno, non a uno qualunque ma a quello che fece iniziare un qualcosa di bello, puro e raro, che diede il via al nascere di un'amore.

Era un giorno primaverile, continuavo a fare sempre le solite cose e a desiderare sempre la stessa cosa, essere libero.
I miei nervi mi stavano abbandonando e avevo bisogno di sfogarmi, piangere, urlare, prendere  a  pugni la terra, riempirmi di botte fino a morire poiché la cosa che desideravo era una, ma era troppo grande il peso che mi lasciava dentro.
Avevo bisogno forse anche di un psicologo, di uno bravo, di più soldi, di una sala di danza, vera, dove poter sfogarmi, ma queste cose avevano meno valore rispetto alla libertà che bramavo.

Tutti abbiamo bisogno di molte cose, più o meno importanti, pur avendoli però non saremo soddisfatti perché la cosa che ci riempie è sempre e solo una.
C'è chi vuole fare il lavoro dei propri sogni, non che a me dispiaccia, chi vuole vivere agiatamente, chi vorrebbe una famiglia che la sostiene, una famiglia presente, una famiglia comprensiva, cose che vorrei pure io intendiamoci, ma io a questa realtà mi sono arreso, mi sono dato per vinto, ma mai mi sarei dato per vinto difronte al mio più grande desiderio.

Era un giorno primaverile dunque, non aveva nulla in comune quella giornata con il mio animo, sennò che anche la mia anima voleva sbocciare, rinascere, ma purtroppo il seme della mia libertà era coltivato su un terreno arido.

Mi disperavo, mi arrendevo ogni minuto di più, ma non piangevo, non mi piaceva piangere, ero fragile sì, ma non mi piaceva mostrare queste mie fragilità.

Cercavo di risollevarmi,  per non farmi vedere così fragile, inanimato.
E ci riuscì, in parte, come gli esseri più forti di questo mondo, le donne, che si rialzano e portano addosso fieramente quel loro rossetto quando vogliono rialzarsi, io sarei andato invece al bar a prendere qualcosa di dolce,almeno per addolcire un po' quell'amaro che la vita mi aveva lasciato, mica potevo mettere il rossetto, mio padre mi avrebbe ucciso, non ero donna, almeno non ero considerato tale, sebbene sapessi di non esserlo e non volevo neanche esserlo, mi piaceva truccarmi e mi piacevano i sentimenti delle donne, covavo una grande stima per loro, anche oggi la nutro.

Dunque entrai al bar e lì vidi lui, non ricordo esattamente come il tutto fu, ma ricordo ancora oggi le sensazioni scaturite da quel diciamo incontro.
Ero incosciente, non capivo, diciamo perplesso.
Dentro di me vivevo una battaglia, ero  ancora disperato per quella libertà negatami, ma allo stesso tempo dentro di me quella battaglia non trovava più un filo logico, perché desideravo conoscere quel ragazzo che stava servendo i tavoli, desideravo che almeno mi guardasse, anzi forse lo desideravo e basta.

Ordinai un frullato, sperando che fosse lui a servirmelo, forse quel frullato è  stato una delle cose che più ho atteso in vita mia.

Aspettavo e aspettavo e nel frattempo la mia battaglia interiore andava scemando, ero troppo concentrato su di lui per pensare alle mie ansie.

Quel frullato arrivò con lui, era così bello essere finalmente guardati da quegli occhi.

In quel momento la mia battaglia cessò e tutta la mia attenzione era rivolta a quel ragazzo, che riuscì per la prima volta a farmi desiderare veramente delle mani che mi toccassero e degli occhi  che mi amassero, non che mi fossero dispiaciute anche le sue labbra.

《SPAZIO AUTRICE 》
Ciao a tutti miei cari lettori reali,  come state? Spero come al solito bene.
Gasati per le feste natalizie o indifferenti?
Io sono molto gasata per questo natale, solitamente non lo sono ma quest'anno a natale verrà dove sto io direttamente dalla sua città il mio ragazzo ( un applauso), grazie grazie.
Ci tenevo a farmi di nuovo viva e a parlare di nuovo con voi, quindi scusatemi per l'assenza e spero ci piaccia il capitolo e vorrei che mi deste dei pareri sinceri al riguardo, grazie ancora.
ADIOS CHICOS/AS

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