La sveglia suonò come suo solito. Tirai le coperte fin sopra la mia testa e mi girai dall'altro lato. Non avevo alcuna voglia e forza di alzarmi, ieri sera avevo fatto le ore piccole per due motivi: ero stata per un po' in chiamata con Cameron e avevo rimuginato fin troppo su quello che era successo in palestra. Ovviamente il mio ragazzo non sapeva niente; lui e Blaine non si sopportavano, quindi ho preferito tacere.
Cameron mi aveva raccontato come era andato il pranzo con suo padre, e aveva giurato che avrebbe preferito pulire la palestra per due giorni che passare cinque minuti con "quell'uomo" - parole sue. Continuavo a dirgli che doveva dargli un'altra possibilità, ma non demordeva e rimaneva della sua opinione.
Dopo aver chiuso la chiamata mi ero stesa sul letto e i ricordi di quel pomeriggio avevano invaso la mia mente. Odiavo essere quel genere di persona che rimuginava fin troppo anche su piccoli avvenimenti. I suoi gesti mi avevano confusa e per un momento mi avevano fatto barcollare, per una piccola frazione di secondo i miei sentimenti verso Blaine avevano vacillato."Vuoi spegnere quella cosa?" Isaac, con tutta la sue delicatezza, entrò di colpo nella mia stanza spalancando con forza la porta. "E ti alzi?"
Non mi ero accorta che la sveglia avesse continuato a suonare. Mi girai per spegnerla e il mio occhio cadde sull'orario. Spalancai gli occhi, sorpresa, e mi alzai di scatto dal letto. Com'era possibile che fosse così tardi? Non mi sembrava di essere rimasta nel letto per tanto tempo.
Cameron sarebbe passato di lì a pochi minuti e avevo appena il tempo di lavarmi e vestirmi. Intanto mio fratello si divertiva nel vedermi andare da una parte all'altra della stanza parlando da sola. Afferrai un paio di jeans appesi nell'armadio e una maglietta nera dal cassetto, infilai tutti i libri per le lezioni di quel mattino che riuscivo a trovare e uscii dalla stanza, superando Isaac, che aveva smesso finalmente di deridermi. Passai davanti la cucina prima di uscire sul vialetto. Non vidi né una moto né un pick-up parcheggiati, e capii di aver fatto una corsa inutile. Volevo maledirmi, ma avevo imprecato già fin troppo per quella giornata. Mi balenò in testa l'idea di tornare dentro per fare colazione, però rimasi fuori. Mi sedetti sul gradino davanti la porta con i gomiti sulle ginocchia e la testa poggiata sulle mani. Ero indecisa se raccontate a Cameron circa quello che era successo ieri; non mi piaceva nascondergli le cose, ma non sapevo come avrebbe reagito. In più, se glielo avessi detto, probabilmente sarebbe uscito fuori anche il passato, e quello preferivo evitarlo. Se avevo paura di raccontargli un piccolo avvenimento che era successo con Blaine, dirgli del nostro trascorso era assolutamente una pessima idea.
Una Mercedes grigia si fermò sul ciglio della strada. Restai ferma, non conoscevo quella macchina e non sapevo chi mai potesse fermarsi davanti casa a quell'ora del mattino. Non mi mossi finché non vidi il ragazzo che stavo aspettando scendere dall'abitacolo, a quel punto mi avvicinai."Mi dispiace, ma non mi ha lasciato scelta." Disse mentre salivo, e solo allora capii che stava parlando del padre, che mi salutò con un caldo sorriso e non potei non ricambiare.
Il tragitto fu abbastanza imbarazzante, dominato da un profondo silenzio, interrotto ogni tanto dal padre di Cameron che provava ad avere una conversazione col figlio, o mi poneva qualche domanda. Ad ogni mia risposta il mio ragazzo si girava e mi guardava male. Non andava d'accordo con suo padre, ma questo non voleva dire che dovevo comportarmi maleducatamente nei suoi confronti. Lui forse aveva i suoi buoni motivi, ma io non avevo ragione di mancargli di rispetto, specialmente se non me li voleva dire.
Cameron fu il primo a scendere non appena l'auto raggiunse il cancello della scuola, non dando quasi tempo al veicolo di fermarsi.
Ringraziai e salutai il signor Ellis prima di uscire dalla macchina, ma lui mi fermò, cominciando a parlare."Mio figlio sembra comportarsi bene con te." Ero leggermente spaesata da quelle parole, non sapevo cosa rispondere; così, nel dubbio, annuii. E solo dopo averlo fatto mi ricordai che lui era girato davanti e non poteva vedermi. Emise un sospiro. "Non conosco il vostro rapporto, come vi siete conosciuti o tutte le cose che ti ha detto." Si girò verso di me e mi guardò fisso negli occhi. "Ma stai attenta, tieni sempre gli occhi aperti."
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Il ragazzo della mia migliore amica
Dla nastolatkówGli anni del liceo vengono considerati i migliori, ma Shelley Evans la pensa diversamente. Vissuta nell'ombra dei suoi fratelli e decisa a superare i suoi due anni rimanenti alla Ravenwood High School, capirà presto che il suo obiettivo verrà devia...