Parte 5 Intermezzo, noi tre

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Rafflesia era tornata a casa con Clint ed il figlio, senza la corte dei miracoli che voleva seguirla, genitori e Vendicatori. Solo loro due con Frankie...il suo cucciolo, col nuovo appellativo: lo aveva storpiato o creato Tony, a seconda di come lo si vedesse...veniva da Francis, il secondo nome di suo marito. Il miliardario sosteneva fosse meglio, per evitare fraintendimenti. Quali? Si era chiesta lei...quelli che aveva Stark nella testa e che aveva compreso da tempo.

Gli Avengers erano fantastici, amici devoti, brillanti, intelligenti, simpatici. Volevano un bene dell'anima al Falco e le si erano affezionati; non amando granché le rogne, li guardavano sempre come il fumo negli occhi, se si trattava di lei e Barton come coppia. Era stato così quando il bisticcio era all'ordine del giorno e pure ora, che Clint era diventato latte e miele. Le cose si complicavano perché tendevano a condividere lavoro e vita privata; era una famiglia che si sovrapponeva alla sua famiglia.

Almeno era riuscita a farli stare al loro posto i primi giorni successivi alla nascita; era un periodo di tenera scoperta, ogni sorriso o mossetta del bambino era fonte di stupore e di allegria.

Clint scattava foto a non finire con lo smartphone e le inviava a suoceri, genitori e colleghi. Il primo bagnetto, soprattutto e la prima poppata a casa...ecco, quello era stato il cruccio esistenziale dei neogenitori, soprattutto della mamma, che aveva seguito il consiglio ricevuto al corso preparto: allattare a richiesta del neonato, che si attaccava al seno per alimentarsi in qualsiasi momento della giornata.

Il problema era che Frankie viveva come un'appendice di Rafflesia e ciucciava continuamente, per fame, per gioco e per piacere, al di là del liquido effettivamente ingurgitato, che era pochissimo. Di conseguenza, piangeva l'intera giornata, restando sveglio, con buona pace dell'intero trio insonne.

La bruna era stremata e non dormiva, né mangiava...viveva per fare la mucca, come le aveva, spiritosamente, segnalato Barton, prendendosi una ciabattata volante in testa...con la mira egregia della sua signora, era stato colpito in fronte dall'infradito di plastica rosa...e non era stato divertente.

Gli era sembrata tanto nevrotica che, non sapendo a chi rivolgersi - poiché la pediatra era introvabile e le amiche comuni senza figli - aveva telefonato a Edith, che, minimizzando, lo aveva spronato a lasciar fare alla natura. Se il piccolo voleva poppare, che poppasse: in città si complicavano la vita...la massima che arrivò dall'Iowa lo sconfortò.

Così si era ritrovato, incerto, a comporre il numero di sua suocera - anche stavolta all'insaputa della moretta che piagnucolava sul letto matrimoniale col figlio sul petto - che lo aveva illuminato. Pratica e razionale, lo aveva convinto con poche frasi 'Rafflesia si è fissata con la storia dell'allattamento al seno, ma con un neonato è necessario...sopravvivere. Scendi in farmacia, compra un biberon e del latte in polvere e fai la voce grossa, imponiti...vedrai che starete meglio tutti quanti...zero scrupoli, mia figlia non se ne fa, a rompere le scatole con le sue manie'.

Persuaso e all'ultima spiaggia prima del ricovero in un Ospedale psichiatrico, si era infilato le scarpe e si era precipitato in strada, come un fulmine. Risalito a casa coi prodotti suggeriti, aveva minacciato la Tyler, a brutto muso 'Vatti a fare la doccia o giuro che chiedo il divorzio, seduta stante'. Erano giorni che sua moglie non trovava neanche il tempo per lavarsi i capelli o cambiarsi gli abiti.

La bruna, contrariata ma spaventata dal tono di rimprovero, gli consegnò Frankie e si diresse verso il bagno; in effetti, era trasandata, coi capelli unti e pallida, con una pessima cera nel momento, in teoria, più bello e gioioso della vita di una donna.

Il Falco aveva ragione, lo aveva detto per il suo bene...buttò la tuta nel cesto di vimini dei panni sporchi e lei stessa sotto l'acqua calda della doccia, passandosi lo shampoo due volte ed il balsamo con un pettine di legno a denti larghi per districare i nodi del manto scuro. Si deterse col bagnoschiuma alla lavanda, di cui apprezzava enormemente la fragranza, e sciacquatasi, si tamponò col telo di spugna, per tornare veloce in stanza. Dal comò prese biancheria pulita ed un pigiama di cotone bluette, dato che era passata l'ora di cena, e si affacciò in soggiorno, non avendo udito più lamenti da parte del suo cucciolo.

Trovò Clint, seduto in poltrona, col bambino fra le braccia: reggeva nella sinistra un biberon da cui il ragazzino ciucciava a più non posso, con tanta foga che il latte fuoriusciva dalla bocca piena a rivoli. Il bebè aveva un'espressione beata, e suo marito un sorriso soddisfatto.

Voltandosi verso l'angolo cottura, vide il barattolo cilindrico di latte in polvere e poi Barton che si alzava in piedi, camminando nella stanza, per far fare il ruttino al figlio, colpendolo piano sulla schiena con il palmo della mano...il microbo si espresse in un ruttone, con la grinta di uno scaricatore di porto, segno di una mangiata da leccarsi i baffi.

La neo mamma avrebbe dovuto arrabbiarsi, sbraitare e strillare, ma non poté. Frankie era crollato addormentato con la testina sulla spalla del Falco e pareva un angioletto, gli mancavano soltanto le ali. 'Lo metto a nanna...vai a letto e non alzarti per nessun motivo...' le indicò la camera, imperioso, e fu obbligata a seguirlo.

Il tiratore depositò il fagottino nella sua culletta - spostandola verso il lato del talamo occupato dalla mora - lo coprì con il piumino leggero, decorato con disegni di pistole e distintivi - regalo azzeccato di Tony - e si dileguò, per ripresentarsi cinque minuti più tardi, con un vassoio.

Sopra aveva messo due tazze con latte caldo, accanto un piatto con fette biscottate spalmate di crema alla nocciola 'Agente...sono tuo superiore in grado e di parecchio, e tuo marito...se ti do un ordine, devi ubbidire, la protesta non è contemplata'. Inzuppò una fetta nel latte e gliela poggiò sulla bocca.

Lei la morse, un boccone enorme 'Uhm...mi sta tornando l'appetito...'.

'Magari pure il buonumore e il tuo sorriso sexy?' domandò, con le labbra sporche di marrone del pezzo della propria fetta appena addentata.

'Ora sì' si stese con la testa sul suo torace e il vassoio sui suoi addominali, alzando il viso per leccare il margine del suo giardino di delizie preferito, la bocca di Clint 'grazie...e scusa, amore mio'.

'Non devi scusarti di nulla. Frankie prenderà il biberon come abbiamo fatto tutti e tu non perderai la salute appresso alla cavolata dell'allattamento a richiesta. Diamine, goditi il bambino, finché non torni di pattuglia...'. Lo sostenne, assertivo e determinato e Rafflesia non fiatò. Gli si strinse di più, bevuta la tazza di latte fino all'ultimo goccio 'Hai ragione...' bisbigliò, crollando esausta in un sonno profondo, con le ultime parole del suo Falco che le rimanevano in mente, le più belle che potesse dirle 'Sei e sarai una mamma bravissima, amore'.

***

N.d.A.

Ho inserito un intermezzo molto breve, sui primi giorni  di vita di Frankie e sulle difficoltà ad approcciare un evento radicale come la nascita di un figlio, che la nostra coppia risolve con un pizzico di furbizia di Clint e grazie al sentimento che li lega.

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