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La mattina dopo mi sveglio senza fatica, cosa strana e rara per una come me amante del letto. Finisco in anticipo di preparami e, nell'attesa, mi metto sul terrazzo a prendere un po' d'aria. Guardo dal terrazzo la finestra della casa di fronte. Mi rilassa assistere alla vita altrui da fuori. Mi piace fantasticare su quale tipo di esistenza sta passando la persona vittima inconsapevole delle mie attenzioni: il lavoro, la vita sentimentale, le scelte giuste e sbagliate fatte. Chissà se una persona nella sua vita riesce a fare solo scelte giuste. Che poi la giustizia, sotto questo punto di vista, è soggettiva: magari per qualcuno quello che fai è giusto, mentre per te la decisione presa è un completo disastro. Un po' come la felicità. E' divertente, quasi buffo pensare che la propria esistenza è basata su scelte prese da noi stessi e come siamo influenti sulla nostra felicità personale.

Una notifica sul cellulare mi scuote dai pensieri. E' Greta, che mi avverte già che è in ritardo e mi chiede di avvisare il prof della prima ora. Sorrido. Greta e io ci conosciamo dalle medie e inizialmente, ironico da pensare, ci odiavamo. Stavamo con persone completamente diverse, le sue amiche odiavano le mie e viceversa. Poi, un giorno, ci trovammo con altre 6 compagne di classe (amiche sue e mie insieme, scena imbarazzante) in città per fare un regalo a un'amica che avevamo in comune. Il destino ha voluto far sì che le nostre strade si incrociassero, e da quel momento non ci siamo più divise. Siamo il solito gruppo di 8 compagne dalle medie, esattamente da 8 anni ci sopportiamo e siamo indispensabili le une per le altre. Abbiamo un gruppo whatsapp (inizialmente era quello del regalo) che contiene milioni di foto e ogni giorno parliamo. Per tutto il giorno. Spesso mi viene da pensare che amicizie così sono veramente rare. Confrontandomi con altri gruppi di ragazze, vedo spesso che l'amicizia non è così radicata come nel nostro caso. Noi siamo cresciute insieme, abbiamo affrontato insieme ogni problema e ogni "prima volta", e credo sia questo che rende la nostra coesistenza (ormai possiamo definirla così) bellissima e unica.

Rientro in casa, mi metto le scarpe, saluto Bruce -che mi scodinzola con la lingua penzoloni- ed esco di casa. Accendo il motorino e mi avvio verso scuola, con le cuffie nelle orecchie e la musica a un volume forse troppo alto. Mi aiuta sempre, la mattina, ad entrare dolcemente nel mondo reale. Osservo il traffico intorno a me, i volti delle persone sempre di fretta, ma riesco a sentire solo i clacson in lontananza. Le voci, le urla, non sento nulla. E questo rende più lieve il mio primo impatto con la società ormai frenetica di oggi, dove ogni secondo è oro ma allo stesso tempo poco apprezzato. Parcheggio nel solito punto e in quel momento suona la prima campanella: sono le 7.55. Cammino a ritmo di musica verso l'entrata e realizzo in quel momento che non so a cosa è dovuto il mio eccessivo buonumore. Solitamente sono molto silenziosa la mattina, non posso di certo definirmi una molto attiva, ma stamani c'è qualcosa di strano in me. Mi sento più leggera, tranquilla e spensierata (sarà che ho finito tutte le interrogazioni e le verifiche) e, solo per oggi, non mi pesa andare a scuola. La lezione di chitarra di ieri ha avuto senza dubbio un responso positivo, ma è solo questa la motivazione del mio stato d'animo? Devo ammettere che capirmi mi mette ansia. Non so come facciano le persone a capire i propri stati d'animo, ad essere così sicure sul da farsi e su come comportarsi. A me mette ansia anche solo provare a infilarmi negli angoli oscuri della mia mente, che si sta rivelando anche troppo complessa per i miei gusti.

Come di routine saluto Mario, il custode del mio piano, ed entro in classe. Greta, come mi aveva detto, non c'è ancora e io,dopo aver posato lo zaino, mi metto a chiacchierare con i miei amici. Matteo è un'altra delle persone più importanti per me. Ci conosciamo da quando eravamo piccolissimi, abbiamo fatto molte vacanze insieme, ma crescendo ci eravamo persi di vista. Letteralmente. Non l'ho più visto da quando, il primo giorno di scuola del terzo anno, me lo sono ritrovato in classe. Abbiamo un legame strettissimo, con lui non ho filtri e sono la vera me senza aver nessun tipo di timore.

"Cos'hai stamani? Sei diversa."Matteo mi guarda con aria sospetta. Sorrido e gli rispondo dicendo semplicemente che mi sono svegliata bene. Cosa vera, ma in realtà non so cos'ho. Dopo poco entra il professore di fisica in classe e alle 8:10 qualcuno bussa alla porta. Chi sarà mai? Greta entra trafelata in classe, chiedendo scusa del ritardo al prof con il respiro affannato. Si siede nel mezzo tra me e Matteo e inizia a raccontarci quanto è stata strana la sua mattinata, girandosi ogni tanto ai banchi dietro di noi per farsi sentire anche dagli altri. Classica Greta.

Finite le cinque ore di scuola, mi fermo fuori a chiacchierare con i miei amici e verso le 1:10 vado a casa. Solitamente, durante le ultime ore di scuola uso pochissimo il cellulare perchè sono stanca e spesso mi causa un mal di testa che dura tutta la giornata. Non ho ancora raccontato a Greta di Filippo, tanto non c'è fretta e non c'è neanche nulla da raccontare. Mentre vado verso il motorino però, prendo il cellulare dalla tasca per mettermi le cuffie e accendo internet per vedere se qualcuno mi aveva cercato. Subito spuntano le notifiche del gruppo con le mie migliori amiche, ma sotto di queste c'è un messaggio di un numero sconosciuto. Curiosa, lo apro subito e rimango di stucco. Non è un numero sconosciuto, ma il cellulare mi apre la chat con Filippo. Leggo il messaggio di fretta,poi lo rileggo ancora e ancora. Perchè sto facendo così? Perchè sono così agitata? E' solo un messaggio in cui mi spiega le tariffe dei prezzi. Nessuna emoticon, nulla che dia un cenno di qualche altra intenzione. Rispondo bruscamente con l'emoticon del pollice in su e spengo internet.

Subito dopo pranzo mi chiudo in camera e faccio partire il mio vecchio giradischi. Ascolto spesso la musica sul giradischi e poco sul cellulare, perchè è come se riuscissi ad apprezzarla meglio. Ogni nota mi entra in testa e da lì viaggia in tutto il corpo, sciogliendo la tensione dei muscoli e cacciando via i pensieri. Il cellulare, accanto a me inizia a vibrare in modo insopportabile. Lo spengo senza nemmeno girarlo verso lo schermo e scivolo in un sonno profondo. Vengo svegliata, nel tardo pomeriggio, dalle note di mamma che suona il pianoforte. Sono sempre più convinta che mamma è la persona che voglio diventare da grande. Piena di talenti, empatica (sarà per il lavoro che fa) e calma, non mi ha mai dato problemi e io di conseguenza. Con i capelli scarruffati e il trening che uso per casa, esco dalla mia tana che di solito gli altri chiamano camera e vado verso la cucina. Accendo il cellulare ed entro su whatsapp. Il gruppo con le bimbe registra 350 messaggi (pochi rispetto alla media giornaliera), che leggo velocemente sorridendo ogni tanto. Torno sulla pagina principale e mi salta di nuovo un battito. Altro messaggio di Filippo.

"Credo tu ti sia dimenticata qua un quaderno marrone. Se ti serve urgentemente te lo posso portare adesso.". Corro subito in camera a controllare lo zaino. Manca proprio quel quaderno. Il quaderno marrone dove scrivo ogni volta che sto per scoppiare e non voglio parlarne con nessuno. Lo porto spesso con me perchè ogni tanto mi capita di avere quei momenti in giorni normali. E' come se mi spegnessi e, come azione successiva, vado sul lungomare e scrivo. Inghiottita dal rumore delle onde riesco a trovare un varco di silenzio in questo via vai chiamato vita. Un attimo di tregua, in cui sono sola con me stessa e posso confrontarmi coi pensieri che mi affollano la mente. Non posso permettermi di perderlo a casa di sconosciuti. Scrivo velocemente che mi serve in modo urgente e che posso passare io da casa sua, evitando che si scomodi lui venendo qui. Mi infilo un paio di pantaloni di velluto, un maglione caldo a collo alto e prendo di fretta le chiavi del motorino. Urlo un "torno subito" ai miei genitori -ormai abituati a queste situazioni- e monto sul motorino.

La vita sbaglia spesso i momenti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora