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La pioggia picchietta sui vetri della finestra di camera mia e le note di "The Night We Met" risuonano nella stanza e rimbombano nella mia testa. Mi sento strana. Non è facile da spiegare, nè da capire, ma dopo aver visto di nuovo Filippo mi sento più leggera. Dopo aver parcheggiato la Vespa sotto casa sua, ho suonato e ho montato le scale fino al pianerottolo di casa sua. Subito mi ha accolto, offerto un caffè e alla fine ci siamo trovati a parlare in cucina di noi. Senza volerlo mi sono aperta un po' con lui, come se lo conoscessi da anni, e lui lo stesso; c'era un'atmosfera strana. Capivo perfettamente cosa intendeva lui quando spiegava una sua idea e molto spesso pensavo la stessa cosa.

"A domani, allora"mi saluta lui, sulla soglia della porta, col suo solito sorriso.

"A domani". Mi volto subito, non voglio che capisca che la sua presenza mi imbarazza e mi turba allo stesso momento. Solitamente è raro che mi senta imbarazzata in presenza di ragazzi, perchè spesso sono più vicina al loro mondo che a quello femminile.

Ma questa situazione mi renderà felice? La domanda rimane sospesa nella mia mente come nebbia. Siamo alla ricerca costante di piccoli momenti felici, e quando non li troviamo il tempo passa lento. Da cosa dipende la felicità? Dalle persone? Dalle cose materiali? In molti sostengono che sei veramente felice quando sei circondato da persone che ti vogliono bene. Non ritengo di essere completamente d'accordo con questa affermazione. Credo che a volte ne possa bastare anche una, ma tutto (o almeno, in gran parte) dipenderà da te stesso. Se sei in grado di aprire gli occhi ed accorgerti di ciò che hai, oppure se hai bisogno proprio di una persona che ti aiuti ad aprirli e a farti scoprire un nuovo lato della vita. Ma esiste questa persona? Chi ne ha bisogno, la incontrerà sicuramente un giorno? E se fosse troppo tardi? C'è il rischio di rimanere con gli occhi chiusi per sempre.

Apro Netflix in cerca di una distrazione dai pensieri pesi come macigni, ma come succede sempre in questi casi, non trovo nulla che mi soddisfi. Decido di puntare sui libri e mi allungo verso la libreria che ho in camera.Conterrà più o meno una cinquantina di libri, ma molti li metto nella libreria della sala, piena fino all'ultimo spazio. Proprio mentre stavo per scegliere il libro destinato a occupare tutta la mia serata sento squillare il telefono. E' Marta, una delle componenti del gruppo delle mie migliori amiche.

"Iside!"appena rispondo sento la voce dall'altra parte del telefono squillante e allegra. Non promette bene.

"Ciao Marta, dimmi"spero che la mia poca voglia di avere interazioni sociali con il mondo esterno venga capita subito.

"Stasera io, Greta, Gaia, Elisa, Elena, Giulia e Carolina siamo al solito pub a prendere una birra. Te vieni? Nessuna fa tardi, tranquilla, domani dobbiamo andare a scuola anche noi."evidentemente Marta non ha captato il mio tono di voce svogliato. Devo inventarmi una scusa il più veloce possibile per farla sembrare vera.

"Mi dispiace, ma stasera proprio non posso". Ottimo, Iside. Dopo quella risposta, Marta inizia a elencarmi i perchè dovrei andare con loro e smetto di ascoltare. Tanto, conoscendola, so già che sarà inutile dissuaderla dalla sua idea.

"Va bene, va bene.. dammi il tempo di mettermi qualcosa di decente addosso e vengo. Però a mezzanotte voglio essere a casa."rispondo interrompendo il via vai di parole della mia amica, che mi saluta velocemente e butta giù la chiamata. Perchè ho delle amiche che escono sempre?!Controvoglia, fisso l'armadio aperto prima di optare per i soliti Levi's neri e un maglioncino rosso. I miei genitori, intenti a guardare un film sul divano, mi salutano e si raccomandano di non tornare tardi e di fare attenzione. "Tranquilli, fosse per me non uscirei neanche" penso mentre esco.

Entro nel pub che io e il mio gruppo frequentiamo ormai da due annetti. Saluto il barista, ormai mio amico, e raggiungo le ragazze al tavolo. Nemmeno il tempo di mettermi a sedere che Elisa mi inzia a fissare.

"Che c'è?"dico, un po' a disagio. Odio quando le persone mi guardano per troppo tempo negli occhi, è come se mi indebolissero sempre di più.

"No, dicci te cos'hai."risponde sorridendo. E' impressionante come le ragazze capiscano subito quando qualcosa non va. Sospiro, è il momento giusto per raccontare. Inizio a parlare del corso di chitarra, del messaggio, della chiacchierata tra me e Filippo. Nessuna mi interrompe e tutte sono attente, mentre sorseggiano la birra, a non perdersi nessun particolare. Finito il racconto Michele, il barista, mi porta subito la mia birra alla spina preferita. E da quel momento, una ad una dicono cosa pensano.

"Ti piace?" chiede subito Carolina. Il pregio di Carolina è che non ha mezze misure: dice sempre le cose così come stanno. Il difetto? Non ha mezze misure. Non ho tempo di rispondere che subito Giulia inizia a cercarlo su ogni social insieme a Gaia, muovendo velocissimo le dita per avere più informazioni il prima possibile e ogni tanto girano gli schermi verso le altre quando trovano una foto dove si vede bene Filippo. Marta e Elena cercano, con domande scomode e strane, di entrare nei meccanismi del mio cervello e capire cosa voglio davvero. Le considero come psicologhe personali, perchè attraverso strani collegamenti arrivano sempre -o quasi- a conclusioni sensate. Quando finiscono di parlare ho già finito la birra.

"Credo siamo tutte d'accordo sul fatto che ti piaccia un po'." Carolina prende in mano le redini della situazione e ristabilisce l'ordine al tavolo. Siamo nella stanza fumatori, perciò mi accendo una sigaretta e annuisco,ascoltando i consigli che hanno da darmi le mie amiche.

"Secondo me, o meglio dire secondo tutte noi, dovresti semplicemente vedere come si sviluppa la cosa. Aspetta che sia lui a fare il primo passo, e se non lo fa entro un po' di tempo puoi prendere iniziativa te per dargli una specie di spinta." Gaia spiega il piano, finendo poi la birra con un sorso solo.

"Ma in che modo posso prendere iniziativa?". Non ho molta esperienza nel campo "ragazzi", perciò sono sempre molto restia e dubbiosa.

"Per esempio, inoltrandogli ogni tanto una canzone nuova che a te piace, o qualcosa inerente alla musica, che da come hai spiegato te è una delle tante cose che vi unisce." Elisa, non appena finisce la frase, riceve un consenso da parte di tutte noi.

Per fortuna, dopo un po' di tempo, l'argomento "Filippo" svanisce e iniziamo a parlare di altro. La serata passa veloce e non mi pento di essere uscita con le ragazze. Hanno sempre trovato il modo di tirarmi su il morale e sempre lo troveranno. Appena torno a casa,e mi sdraio sul letto, mi addormento subito profondamente. Chissà cosa succederà l'indomani al corso di chitarra.

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