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10/05/2025

Non so bene come iniziare questo intervento. In realtà, non ho mai tenuto un discorso ad un funerale, ma quando mi hai detto che ci tenevi tanto non ho saputo dirti di no. Come sai, sono una persona di parola, perciò eccomi qui. Non è facile raccontarti, o meglio raccontarci, di fronte a ognuna di queste persone che ha amato almeno una parte di te così tanto da essere qui oggi. Non è facile innanzitutto perché come ben sai, dietro il mio scherzare, si nasconde un animo esageratamente fragile. Lo hai scoperto piano piano, quando lentamente ho cominciato ad aprirmi, a lasciarti entrare dentro di me per farmi conoscere sotto ogni aspetto. Mi ricordo ancora la tua faccia stupita quando mi hai visto per la prima volta piangere di fronte ad un film troppo romantico per te e troppo emozionante per me. "Tutto bene?" mi hai chiesto, ti sei subito spaventato perché non ti saresti mai immaginato che una come me stava piangendo proprio per quel film, durante quella scena in cui il marito legge a sua moglie malata di Alzheimer la loro storia d'amore da un piccolo quaderno. E io ti ho guardato, con gli occhi pieni di lacrime, e ti ho detto che sì, stavo bene, ma questo film mi fa sempre piangere. E allora mi prendevi, sempre con quel sorriso così buono sulle labbra, mi stringevi a te e mi facevi sentire al riparo. Lo hai sempre fatto, Filippo. Dal primo momento fino alla fine, mi hai sempre suscitato un profondo senso di sicurezza, di riparo, di tranquillità. Ho sempre saputo di potermi fidare, anche se all'inizio eri un semplice insegnante di un comune strumento. Prima di iniziare quel corso di chitarra trovato su un volantino stropicciato mi sono sempre chiusa in me. Non ho mai ritenuto terapeutico il parlare con le persone dei miei problemi, delle mie ansie, delle mie mancanze. Ma dopo aver pronunciato dentro di me quel "Carpe diem", dopo averti incontrato, ho capito che la persona giusta esiste: è quella che allevia il peso della quotidianità rumorosa e schiacciante, che scandisce ogni singolo momento rendendolo degno di essere vissuto, che trasforma anche solo un litigio in un pretesto per fare pace e iniziare da capo di nuovo. E non è facile da trovare, lo so. Tutti dicono che capiti una sola volta nella vita, e mi sa proprio che a me è toccato proprio con te. Mi hai sempre guardata in modo diverso rispetto agli altri: tu non te ne accorgevi, ma anche io guardavo te allo stesso modo. Notavo sempre come mi osservavi mentre soffiavo sulla tazza piena di caffè per raffreddarlo, come mi guardavi quando ti raccontavo le mie giornate sempre adocchiando le persone intorno a noi -ma senza mai perderti d'occhio, quando ascoltavo una canzone sotto il tuo consiglio. Quando mi dicevi "Dai Iside, muoviti a provarti quei pantaloni" sbuffando con la tua solita espressione buffa quando sei un po' scocciato, e io che per dispetto ci mettevo ancora più tempo a provarmi quei pantaloni. Quando poi uscivo dal camerino, e i tuoi occhi cambiavano insieme alla tua espressione, quegli occhi verdi che mi seguivano ovunque timidamente e silenziosamente, che capivano ogni mio bisogno di attenzioni e di solitudine. Perché, amore mio, riuscivi persino a capire quando avevo bisogno di stare sola di fronte al mare, nel mio solito posto, e lo accettavi sempre.

Ho amato tutto di te, anche il tuo modo stravagante di fare amicizia subito con persone di ogni età. Mi ricordo ancora, durante la nostra prima vacanza a Roma, di come hai iniziato subito a parlare con un barista di come è buono il caffè italiano, finendo poi su discorsi di calibro oggettivamente maggiore come per esempio l'articolo che hai letto tempo fa su quelle strane meduse velenose che si trovano in Australia e che sono a forma di cubo, che ti uccidono subito 5 minuti dopo averti pinzato. E lo facevi con una leggerezza mai vista prima, con una naturalezza invidiabile. Ci completavamo, questo è il punto. Tu completavi la mia timidezza con la tua efficienza nel parlare con estranei e io completavo la tua paura di perdere ciò che si ama con la mia costante presenza. Siamo riusciti a crescere insieme, ad affrontare i momenti peggiori sapendo che avevamo l'un l'altra. E poi riuscivi sempre a sorprendermi. Non mi dimenticherò mai di quando una sera, dopo esserci persi di vista per un po' di tempo, ti sei messo tra me e il mio ragazzo e mi hai baciato come se fosse una cosa normale baciare una ragazza di fronte al suo fidanzato: ovviamente non mi dimentico neanche delle botte che hai preso dal mio ex, per quel gesto un po' strano e oserei dire fuori luogo che adesso mi fa sorridere. Filippo mio, quante cose vorrei ancora dirti. Vorrei raccontarti di come mi trovo all'università, di quanto quella prof di biotecnologie sia esilarante quando pronuncia la parola "microrganismo", perché ha la "r" moscia e so che a te farebbe morire dalle risate. Vorrei raccontarti di quando un senzatetto ha iniziato a parlarmi, e di come io sia riuscita ad abbandonare la mia timidezza per ascoltare ed approfondire la sua storia; so che saresti fiero di me, e per questo ti ringrazio. Vorrei dirti quanto mi manchi, quanto mi manca ascoltarti mentre accarezzi dolcemente la chitarra mentre io sono comodamente sdraiata sul tuo letto, però non sotto le coperte perché non sono in pigiama e so quanto ti da fastidio che entri nel letto con i vestiti normali. Vorrei dirti che mi manca il suono della tua voce, il profumo del tuo shampoo, quanto mi manca rubarti per gioco gli occhiali perché a me stanno meglio che a te, quanto mi manca quella tua espressione quando sei pensieroso, e ti immergi nel tuo mondo per qualche minuto, lasciandomi gentilmente al di fuori di ciò che ti passa per la testa. So che hai lottato, so che lo hai sempre fatto. Hai battuto tutti i demoni che erano dentro di te e che ti mangiavano lentamente, portandoti piano piano ad un inesorabile mutismo selettivo delle emozioni, e io ti ho sempre ammirato per il tuo coraggio. Mi hai insegnato che cosa vuol dire amore, oltre che il pensiero di Leopardi ti si addice di più rispetto a quello di Pascoli e che i dipinti di Van Gogh ti fanno provare più emozioni rispetto a quelli di Picasso, e che la pizza è sicuramente meglio del sushi, ma anche quello non è niente male. Porterò per sempre con me il giorno in cui ti incontrai in biblioteca, mentre io leggevo la trama di un libro di Cioran e tu di un libro di Nietzsche: adesso, nella mia libreria, li conservo entrambi. E nel mio cuore, amore mio, conserverò per sempre te.

Dalla chiesa si alza un frastuono di applausi. Mi asciugo velocemente le lacrime che bagnano il mio volto, sorridendo ai suoi genitori in prima fila e uscendo velocemente dalla porta principale. Appena fuori dall'enorme ed antico edificio, alzo gli occhi verso l'alto. Il tramonto nel cielo è composto da ogni tipo di colore e sfumatura. E' il più bel tramonto visto in vita mia e lo dedico a lui. So che sarebbe rimasto immobile ad osservarlo, in religioso silenzio, godendosi lo spettacolo, esattamente come sto facendo adesso io. 

Per sempre con me.


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