Capitolo 4

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Isabrutta? Isabrutta? Ma chi cazzo si crede di essere? Si sente figo? Non lo é.

Mi giro. Ne ho abbastanza. Io dico grazie e come risposta ricevo un insulto? Ma vaffanculo va.

Mi afferrano il polso e di scatto mi rigiro. Ancora lui, ugh, non ce la faccio più.

"Ehi, non saluti?" Ride.

"Federico hai rotto con i tuoi insulti okay? Okay."

"Ti rispondi anche da sola adesso? E menomale che ero io quello scemo."

"Non ho mai detto che sei scemo. Però lo sei." Sorrido.

"Comunque scherzavo." Dice, lasciandomi il polso.

"Si, tu scherzi sempre" mi lamento.

"Dai non te la prendere Isa." Sorride ancora.

"Da quando tutta sta confidenza?" Chiedo.

"Da adesso, ora vado, ci si vede in giro Isaa"

Perché mi viene spontaneo sorridere?

Mi giro e seguo Giulia, che si stava dirigendo in classe senza di me.

"Giulia, porca troia aspetta" dico correndo verso di lei.

"Muoviti Isa, non voglio prendermi una nota e adesso c'è italiano." Risponde.

"Ok- aspetta.. c'è i-italiano hai detto?"

"Si"

"Cazzo, ora quella troia chiamerà a casa per informare i miei della nota di matematica.. non ci voleva proprio.." mi metto una mano in fronte per il nervosismo.

"Che sarà mai, che ti faranno i tuoi? Ti vieteranno di giocare alle bambole? Dai Isa, i miei se ne fregano, alla fine se vai male a scuola so cazzi tuoi, devi ripetere tu l'anno, mica loro" la fa tanto facile lei.

"Si, si hai ragione." Mento.

Appena andrò a casa mia madre sarà furiosa. Sicuramente.

Entriamo in classe ma la prof ancora non c'è.

"Isa la professoressa é su tutte le furie. É venuta a cercarvi perché ci stavate mettendo troppo, se vi chiede qualcosa, Giulia tu stavi in bagno e Isa, tu alle macchinette."

"Si, grazie Alessia."

E adesso? Che casino. Uff.

"Siete tornate finalmente. Mi avete fatto girare tutta la scuola." Sfuria la professoressa entrando in classe.

Quest estate ha tagliato i capelli, con questa capigliatura sembra una capra. Rido. No, okay basta.

"Tu, signorina, con che testa sei venuta quest anno?" Chiede.

"Con quella che ho sul collo." Rispondo ammiccando.

Ridono tutti. Sono simpatica lo so..

"Basta fare la spiritosa, é meglio per te."

"Mi sta minacciando prof.?"

"No, ti sto solo avvertendo." Ma i professori mi hanno preso di mira?

Ma cazzo ho fatto?

"Professoré non ci si metta anche lei."

"Dopo chiamerò i tuoi." Dice prendendo i libri dalla sua borsa.

"Salutateli da parte mia." Rispondo sorridendo per far capire che non m'interessa. Ma non é così. Mi uccideranno. Che palle.

L'ora di italiano non passava mai e mi sono annoiata a morte.

Adesso arriva inglese e non vedo l'ora.

Amo quella prof. É troppo brava con me.

"Buongiorno" dice tutta la classe sorridente.

"Good morning" entra.

....

E come se nulla fosse, l'ora di inglese passa velocemente e adesso mi ritrovo davanti alla porta di casa mia decidendo se entrare o meno.

Apro la porta delicatamente cercando di non farmi sentire, ma non c'è n'era

bisogno, i miei sono in piedi vicino il

divano e sprizzano rabbia da tutti i pori, mamma santa..

"Isa." Dice freddamente mio padre.

"Papà" rispondo a tono.

"É meglio per te se non apri bocca se non per una spiegazione." Dice mia madre.

"Cosa volete?" Chiedo, essendomi scocciata.

"Com'è andata a scuola?" Papà.

"Na' meraviglia." Mi lamento poggiando la cartella sul divano e sedendomi.

"Basta così. Mamma, Papà, lo so, la prof. di italiano vi ha chiamati e viha detto che nn mi comporto bene bla..bla..bla.

Adesso cosa volete? Picchiarmi con la mazza? Dov'è? Volete che ve la vado a prendere io la mazza o l'avete già trovata?" Sono pronta. Si, tanto una volta più, una volta meno, che cambia.

.....

Sono completamente piena di lividi.

Mi hanno picchiata a sangue.

Ma non se ne fregano che sono loro figlia?

Io non ce la faccio. Devo ribellarmi. Ma non ne ho la forza.

Ho sempre pensato di scappare di casa, ma se lo facessi non potrei più andare a scuola, non che mi importi, solo per i miei amici, e appunto non potrei più vedere i miei amici o i miei mi troverebbero.

É tutto così complicato soprattutto per una ragazza di tredici anni.

Dovrei denunciarli. Vorrei denunciarli. Ma non posso. Sono pur sempre la mia famiglia.

Famiglia? Ma che dico. La famiglia é quella che ti vuole bene, che ti sostiene, non che ti picchia o altro.

Io di famiglia ne ho una e con quella intendo Gabriella e Veronica, che non mi abbandonano mai.

Come tutte le altre volte in cui é successo, sono in camera mia a piangere. Non posso più stare qua, almeno non per oggi.

Decido di uscire dalla finestra e subito mi trovo dall'altra parte di casa mia.

Ormai é quasi buio e non ho intenzione di tornare a casa per tutta la notte. Forse farò amicizia con qualche barbone.

No, che schifo scherzo.

Cammino per almeno un'ora non sapendo più dove andare.

Mi fermo in un parchetto poco distante da casa di Gabriella, avevo pensato di amdare da lei, ma non vorrei disturbare nessuno.

E nemmeno da Veronica vorrei disturbare.  Poi da sola riesco a pensare meglio.

Arrivo al parco e mi siedo su una panchina vuota come tutte le altre, ormai sono le 23:30 e per fortuna mi sono portata la cartella con i libri di scuola per domani e il telefono.

Io a casa non ci vado oggi. Preferisco dormire per strada.

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