59. Facing the past.

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NIALL's POV.

Lewis Collins mi abbracciò forte dopo aver aperto la porta di casa sua. Conoscevo il fratello di Lizzie da quando ero venuto al mondo, ed era stato come un secondo fratello maggiore per me - data la sua amicizia con Greg.
Gli Horan e i Collins erano decisamente fatti per stare insieme.
"Allora, andiamo a spaccare la faccia a questo tipo, mh?" fece lui con un ghigno sul viso.

"Lewis Alexander Collins! Non ti mettere nei guai o giuro che ti levo dalla faccia della terra così come ti ho messo al mondo!"
La signora Collins ci raggiunse nel salone puntando un dito verso il figlio con un'espressione davvero incazzata. Mi venne un po' da ridere perchè Lewis era un uomo a tutti gli effetti, adulto e vaccinato, e vederlo trattato come un bambino da parte di sua madre mi sembrò molto esilarante.
"Mamma, si fa per dire!"
"Certo come no! Niall... Almeno tu, ti prego... Un po' di buonsenso." fece la donna con occhi preoccupati.
"Signora non posso assicurarle niente a questo punto. Succeda quel che succeda." risposi nel modo più calmo possibile.
Charlotte sospirò guardando il marito che fino ad allora era stato in silenzio ad osservare la scena, come se avesse la mente invasa da pensieri continui.
"Papà che hai?" chiese Lewis.
L'uomo parve riprendersi da quello stato di trance e mosse gli occhi da me al figlio prima di scuotere la testa e andare in cucina.
Sospirai. Era preoccupato - ovvio che lo fosse - come d'altronde lo eravamo tutti anche se non stavamo partendo per la guerra.

"Mi raccomando ragazzi, siete persone mature, non creiamo casini, va bene? Vi prego..."
"Mamma tranquilla, c'è anche Lucas - giusto? - con noi... Andrà bene, te lo prometto."
"Sì, anche perchè noi vogliamo solo parlare. Tutto il resto dipenderà da lui." chiarii provando a rassicurare quella che era mia suocera - strano a dirsi - accarezzandole leggermente la spalla.
"Non si preoccupi, coprirò le spalle a questi due giovanotti signora." aggiunse Lucas che - anche in quel caso - non avevo smesso di ringraziare per essersi prestato alla mia ennesima richiesta folle.
Charlotte annuì guardando in direzione del marito che se ne stava appoggiato allo stipite della porta della cucina ad osservare suo figlio.
"Niall, qualsiasi cosa chiamami ed io e tuo padre vi raggiungiamo subito."

*

Il mese di giugno a Mullingar era sempre stato abbastanza fresco. Il sole, come al solito, si vedeva raramente in Irlanda e quel pomeriggio inoltrato non faceva eccezione.
Lewis guidò per circa cinque minuti, fino all'indirizzo della famiglia Walsh, il nostro capolinea.
"Allora, vado io, chiedo di Dean - che mi conosce - e lo invito ad uscire. I genitori mi hanno visto una volta sola e non so se si ricordano di me—"
"Sempre che sia in casa." feci abbassandomi il berretto sul capo.
"È ancora agli arresti domiciliari, per forza." provò a rassicurarmi il ragazzo prima di farmi segno di scendere dall'auto.
"Sì certo, come se ciò gli avesse impedito di presentarsi a casa Collins" pensai.

Lo vidi allontanarsi verso la porta di quella piccola villetta, mentre io e Lucas restavamo appoggiati alla macchina.
Avevo il cuore a ottomila, mi sudavano le mani - ragion per cui le avevo nella tasca della felpa - e mi stavo martoriando il labbro inferiore con i denti.
"Niall, respira." fece Lucas nella mia direzione. Ci mancava solo un attacco di panico in quel momento.

Quando la porta di quella casa si aprì rivelò una signora molto più bassa di Lewis. La donna continuava a guardarlo in maniera preoccupata mentre lui parlava e gesticolava - avrei tanto voluto nascondergli un microfono per sapere cosa le stesse dicendo.
Ad un tratto la donna sorrise, preoccupata, e rientrò in casa lasciando la porta aperta. Lewis si girò nella mia direzione alzando i pollici, in segno affermativo. Ci eravamo quasi.

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