Everything comes back to you.

3. Are we friends or...?

Lewis e Greg erano tornati a lavoro, dopo aver rassicurato i miei genitori sulle mie condizioni di salute. Stavo decisamente meglio, o almeno per quanto potesse essere possibile dopo un mese trascorso sul letto di un ospedale. Avevo la testa invasa da milioni di domande alle quali non riuscivo a darmi una risposta, mi sentivo patetica.

"Mamma, stamattina vi ho sentito parlare con qualcuno, chi era?" le chiesi guardandola seduta al mio fianco sul divano mentre l'espressione le si tramutava da rilassata a triste. "Oh tesoro era un poliziotto... Abbiamo presentato la richiesta di ordine restrittivo e divieto di avvicinamento alla nostra casa e ai luoghi da noi frequentati per Dean e la sua famiglia. Speriamo che così almeno la cosa sia definitiva una volta per tutte. Dovrà pagarla cara." Rimasi interdetta dal suo tono fermo e deciso. Conoscevo poco la famiglia di Dean ma erano sicuramente delle brave persone.
"Comunque, vado a prenderti il cellulare, l'ho spento perchè continuavano ad arrivare messaggi e chiamate mentre eri in ospedale..." e la vidi alzarsi verso la cucina prima di poterle rispondere.

Tornó un minuto dopo con il mio telefono tra le mani e le spalle rilassate. Ero terrorizzata dall'accenderlo.
Quanti messaggi, chiamate o e-mail avrei ricevuto? Chi si era veramente preoccupato per me? Conoscevo tante persone, ma i veri amici erano decisamente pochi.

Pigiai il tasto di accensione per lasciarlo nel momento in cui la mela del marchio Apple appariva sullo schermo. Prima di connettersi al wi-fi il telefono richiedeva il codice di sblocco, che inserii molto lentamente quasi spaventata per quello che sarebbe successo dopo.
Dopo esattamente due secondi il telefono iniziò a vibrare e suonare ininterrottamente: tantissime notifiche di messaggi, chiamate perse ed e-mail apparvero sullo sfondo. I miei occhi cercavano di leggere il più velocemente possibile il nome del destinatario di una notifica, ma subito veniva sostituita dalla successiva senza darmi il tempo necessario per capire. Mia madre sorrise nel vedermi sbuffare e appoggiare il telefono sulle gambe, aspettando che quella continua vibrazione cessasse.
"Erano tutti molto in pensiero evidentemente... Ti sai far volere molto bene Lizzie." disse accarezzandomi la gamba destra.

"Come sono arrivata in ospedale mamma?" le chiesi guardandola negli stessi occhi verdi di mio fratello.
"Non lo so precisamente... Lewis ci ha detto che è stata una signora a chiamare i soccorsi, ti ha trovata a terra per strada... Non ha lasciato dati quindi non siamo riusciti a rintracciarla per ringraziarla."
Annuii e mi segnai mentalmente di fare il giro di tutta la contea del Westmeath per trovare quella donna, dopotutto le dovevo la vita.

Il telefono aveva smesso di vibrare, lo sbloccai e andai in ordine di data per leggere le notifiche. Le e-mail erano per lo più pubblicità o spam, le cancellai tutte senza nemmeno aprirle. Le chiamate perse partivano dalla sera dell'incidente: mio padre, mia madre, Lewis, Denise, Greg, Louis Tomlinson e altri numeri sconosciuti. I messaggi erano infiniti. Cancellai quelli della segreteria e del gestore telefonico prima di andare in ordine partendo dal meno recente.

Haz
Hey Liz... come stai? Io e Louis siamo davvero preoccupati.. chiamami presto okay? xx

Harry era il mio migliore amico dal 2010 e lui e Louis stavano finalmente insieme. Oramai era passato quasi un anno da quando erano riusciti a fare coming out e a rivelare il loro amore al mondo, nascosto per nove anni circa a causa di Simon Cowell e di tutto il management. Harry era stata la mia via di fuga quando mi aveva chiesto aiuto per comporre i sue due album; era stato l'unico a starmi psicologicamente vicino prima e durante la mia storia con Dean. Gli volevo bene come si voleva bene ad un fratello, conosceva i miei segreti e le mie paure.
Risposi al suo messaggio con un: Ragazzi sto bene ora grazie.. Appena mi riprendo del tutto facciamo una videochiamata così ci aggiorniamo sull'ultima parte della mia vita... Vi voglio bene xx