46. Pap-walks e stunt.

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NIALL's POV.

Essere me stava diventando un problema.
Mi sentivo imprigionato nel mondo che avevo desiderato sin da bambino e per cui avevo lottato con le unghie e con i denti: quello della musica e del successo.
Prima Simon, che decidendo di formare la band mi aveva impedito di essere solista, di fare la musica che volevo, di cantare quanto volevo e di stare con la persona che volevo; poi Richard che, mi permetteva di scrivere la mia musica e mi dava libera scelta come artista e come persona a livello musicale, ma mi impediva - anche lui - di avere una vita privata normale, con chi volevo io.

Il mio nuovo album era pronto, il mio nuovo singolo, Nice To Meet Ya, sarebbe stato annunciato a breve, ma nel mio mondo mancava ancora una cosa, una persona, per essere pienamente felice e soddisfatto.

Il grande letto nella casa di Beverly Hills era diventato il mio habitat naturale, un po' come cantavo in On my Own: uscivo di casa solo sotto richiesta del mio manager e per farmi paparazzare con Hailee, il resto delle giornate le trascorrevo tra la palestra ed il divano.
La musica mi faceva male.
Ogni qual volta provassi a scrivere qualcosa mi venivano alla mente pensieri tristi e negativi che inevitabilmente mi portavano a comporre musica strappalacrime - su amori non corrisposti o relazioni difficili - e non ne avevo bisogno in quel momento: avevo già dato.

Ero spaventato perchè sentivo Lizzie così distante da me, fisicamente e mentalmente, tanto che i messaggi e le videochiamate iniziarono a non bastarmi più. Avevamo fatto pace - se così si poteva definire - attraverso qualche sms ed il discorso 'Stiamo o non stiamo insieme' si era concluso lì, con un "ti voglio bene" e qualche frase dolce che apparentemente sembravano senza senso.
Insomma, l'amore lo si doveva urlare guardandosi fissi negli occhi, non attraverso lo schermo di un cellulare.

Per Zayn ero un pazzo. Era l'unico con cui riuscissi a tenere una vera e propria conversazione, soprattutto perchè eravamo nella stessa città e riuscivamo a vederci e sentirci molto spesso.
Liam, Louis ed Harry erano a Londra, e dopo il casino di qualche giorno prima, con tanto di urla telefoniche da parte di Louis Tomlinson ed Harry Styles, avevo capito di non poterli più disturbare nel cuore della notte a causa delle mie paranoie, così ci avevo rinunciato.

Erano passati tre giorni dalla videochiamata con Lizzie, la quale mi aveva poi detto di essersi iscritta in palestra insieme a Sophia per rimettersi definitivamente in forma dopo l'incidente.
Il suo lavoro con il brand Revolve procedeva bene ed eravamo entrambi molto entusiasti dell'imminente uscita del singolo. Lei meritava di essere felice, meritava di realizzarsi e di diventare indipendente e, dopo tutto quello che le avevo fatto passare, era il minimo.
Sì, avevo suggerito io a Simon di farla lavorare con Revolve e ancora una volta non avevo avuto il coraggio di dirglielo.

"Dai Niall, mostrati più coinvolto!"
Hailee continuava a toccarmi il braccio e a stringermi la mano, ma la sua presenza non faceva che infastidirmi più del dovuto.

"Non so recitare, mi dispiace. Mi sento un pesce fuor d'acqua... Tutto questo è ridicolo e lo sai come la penso a riguardo."
La vidi roteare gli occhi mentre si sistemava gli occhiali sul naso e stringeva in maniera ancora più forte la mia mano.
Sbuffai.

I paparazzi erano ben visibili ed il piano era semplice: "Mostratevi innamorati, felici, sorridenti, vi scambiate qualche carezza e qualche bacio".
Quelle erano state le parole che Richard mi aveva sbattuto in faccia per l'ennesima volta - in passato pronunciate anche da Simon - senza curarsi minimamente dei miei sentimenti.
Ma l'amore non lo si poteva fingere, improvvisare, recitare, non ero mica un attore. L'amore doveva essere vissuto a trecentosessanta gradi con la persona giusta, ed io l'avevo trovata quando ero poco più che un bambino.

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