XXVIII

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Si accasciò per terra. Il marito barcollò verso di lei. Un pianto squarciò in due il silenzio. «Fallo tacere! Fallo tacere, porcaputtana!» barcollava, lui. Barcollava e strascicava le parole, le storpiava. Gli insulti però li scandiva bene. «Forza, puttana! Fallo smettere!» urlò.
Lei guardò la culla, mentre del sangue gli solcava il viso. «Bambino mio..» sussurrò piano.
Non era giusto. I bambini, in famiglie così, non devono nascere. I bambini devono nascere da una notte d'amore, non da una violenza. Devono avere delle belle storie da raccontare, devono avere un bel ricordo dell'infanzia.
E lui, quel piccolo bambino nella culla, cosa avrebbe raccontato?
«Zitto!» urlò. Si avvicinò barcollando alla culla.
La donna chiuse gli occhi. Ti prego, no. Ti prego, non lui. Si ripeteva. «No!» urlò con quel briciolo di forze che le rimaneva.
L'uomo si girò disorientato. «Che cazzo hai detto, puttanella?»
«Stai lontano da lui, mostro.» non riusciva ad alzarsi, ma avrebbe voluto spingerlo, avrebbe voluto fargli le cicatrici che portava lei sul corpo. Avrebbe voluto fare molte cose.
L'uomo mise su un ghigno, e si avvicinò a lei con la bottiglia rotta nella mano destra. Il bambino continuava a piangere, ma lui non se ne curò. Era concentrato su di lei.
«Samantha, non mi fare incazzare.»
«Non lo faccio mai. Sei sempre tu che mi aggredisci senza motivo.» aveva avuto la forza di dirlo.
Gli occhi marroni di lui furono per un attimo attraversati da risentimento, che poi si tramutò in rabbia. Divenne rosso per il sangue che fluiva più velocemente, si avvicinò alla moglie e le diede un calcio nello stomaco. «Non è vero, Samantha! Sei sempre tu!» continuava a riempirla di calci poco coordinati. Si abbassò al livello di lei.
«Non fargli del male, per favore.» disse fra le lacrime, mentre un rivolo di sangue le usciva dalla bocca. Lo senti quando ti stai per spegnere.
Jonatan la guardò perplesso. «Che cazzo dici?» urlò.
Samantha stava per dirgli qualcosa, ma un gemito la bloccò. «Sei un figlio di puttana.»
Jonatan alzò il braccio destro, dove teneva la bottiglia, gliela conficcò nel petto. «Sei una stronza!» urlò. «Sei una puttana!» continuava a ferirla con la bottiglia, mentre il sangue di Samantha macchiava il pavimento. Continuò pure quando morì, poco dopo, per tormentarla anche nell'aldilà.
Non tutti hanno il diritto alla pace eterna.
Samantha è un'anima tormentata dal pensiero del suo piccolo bambino nelle mani del suo più grande incubo.

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