XL

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Sono sempre stata una persona strana. Ho sempre avuto abitudini autodistruttive, ho sempre provato a farmi del male. Perché? Non lo so. Lo facevo e basta. Ed ho provato tutti i tipi di dolore. A tredici anni ero già spenta, andata. Mi guardavo in torno e mi chiedevo che cazzo ci stavo a fare lì, che cazzo vivevo a fare. Mi facevo un sacco di domande, ma non rispondevo mai. Le risposte mi spaventavano.
La verità è che non vivevo per niente e per nessuno, vivevo perché respiravo, perché mia madre mi aveva messo al mondo. Ed era la verità più brutale.
Mi tenevo tutto dentro per le cattive abitudini. Mi tenevo tutto dentro e poi all'improvviso scoppiavo. Scoppiavo, mi rifugiavo nel bagno e piangevo sul pavimento. Quando mi alzavo e mi guardavo allo specchio desideravo di morire. Non è una di quelle frasi che si dicono tanto per; desideravo seriamente di morire. I miei occhi erano così.. spenti. Non vivevo: esistevo e respiravo.
Non ricordo di preciso quando iniziai a farmi male, né quando iniziai il mio lento e doloroso declino verso un abisso scuro e pieno di insidie. So solo che cominciai. E che non finii più.
Ho fatto tante cose, una più brutta dell'altra, non ne vado fiera. Però fanno parte del mio passato, fanno parte di me. Porto ancora addosso i segni di un'esistenza rovinata, mal - e per niente - vissuta. Le cicatrici sul cuore sono rimaste, a volte fanno male, a volte sanguinano, ma si sopravvive. I ricordi a volte mi tormentano e mi tolgono il sonno, però sono felice. Sono ancora dentro l'abisso scuro e pieno d'insidie, ma vedo la luce, la via d'uscita.

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