Capitolo 6

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                                  CAMRYN
Mi siedo sul pavimento freddo della piccola cucina di "casa mia", proprio di fronte a Tyler. É molto teso e non so se è per la questione di prima o se è dovuto al fatto che si trova ancora a torso nudo. Si volta e da dietro la sua schiena caccia la busta del Mc per passarmela.
<<Mangia qualcosa, sei rimasta praticamente digiuna>> dice in tono freddo e posa le braccia sulle ginocchia che sono piegate, rimango per un secondo a con gli occhi fissi sulla cicatrice che ha sul braccio. La prima, e ultima volta, che la vidi fu in ospedale ma non chiesi spiegazioni e non mi sembra il caso di farlo ora. Allontano il prima possibile il ricordo di quel giorno, ma ormai è troppo tardi e mi si è richiuso lo stomaco.
La fame non mi è proprio tornata, ma dopo quello che è successo non ho voglia di mettermi a discutere quindi prendo la busta di patatine e le mangio. Lui fissa il pavimento e qualche volta getta lo sguardo su di me, cercando di non farsi vedere, ma io lo vedo sempre.
Mangio quasi metà delle patatine e per tutto il tempo lui non spiccica parola. Vorrei parlare di tutto quello che è successo in questi mesi, vorrei porgli tante domande, ma ho paura che per come sta ora potrebbe non reagire bene.
<<Speriamo che Will stia bene>> dico per mettere fine a quel silenzio snervante. Non risponde subito e per un secondo penso che non voglia parlare.
<<Gli piaci sai?>>
<<Beh si, lo immaginavo, tu come lo sai?>>
Guarda per terra e ridacchia. Ho detto qualcosa di divertente?. Alcuni capelli umidi gli ricadono sulla fronte, gli sono cresciuti un po' dall'ultima volta, ma forse è solo una mia impressione.
<<Quando sono arrivato mi sono subito un bel monologo su quanto gli piacessi. Però non sapevo fossi tu, era prima del nostro incontro al ristorante>>
<<È un bravo ragazzo. Spero davvero che le cose gli stiano andando bene>> dico e mi rendo conto che mentre parlavo ho ricominciaato a mangiare, sarà stata una cosa involontaria perché quando me ne accorgo poso di nuovo le patatine.
Il telefono dalla tasca mi vibra e quando lo prendo vedo che Alex mi ha incuato un messaggio.
Come va la tua vacanza lì?
Mi chiedo se sappia che Tyler é qui. Rispondo con un semplice alla grande.
<<Tua madre?>> mi chiede guardando il telefono.
<<Alex>> rispondo chiudendo il telefono è posandolo a terra di fianco a me. Non capisco perché siamo seduti sul pavimento quando potremo stare sul divano, forse è più divertente così.
<<Mia madre é a lavoro non tornerà prima di stasera>> annuisce ma appena finisco la frase sentiamo la porta d'ibgrasso che si apre e compare mia madre. Merda!
<<Sono tornata tesor->> fa per dire, ma la frase le muore in gola quando vede Tyler a torso nudo seduto sul pavimento. Gliene avrei parlato stasera del suo arrivo e ora che l'ha scoperto senza preavviso so che si infuriera' con me per non averglielo detto.
<<Dicevi?>> mi sussurra Tyler fissando mia madre e io lo guardo male perché non mi sembra proprio il momento per scherzare. É in anticipo di almeno quattro ore, non è mai venuta prima da lavoro, questa è la prima volta e direi che il tempismo è stato perfetto.
Mi preparo già a una scenata ma la sua bocca si piega in un sorriso.
<<Tyler che ci fai qui?>> posa la borsa sul divano e gli va in contro per abbracciarlo. Cosa? Li guardo entrambi con aria confusa.
<<Quando? Come? Che ci fai qui?>> chiede di nuovo. A questo punto dedico di non parlare e di lasciare che ne parlino tra di loro.
<<Lunga storia>> si limita a rispondere.
<<Oh suvvia, voglio sapere tutto, ma prima va a metterti una maglia>> lo rimprovera, Tyler si gira e va in camera mia.
<<Con te faremo i conti dopo>> mi sussurra, ma non è arrabbiata, anzi mi sembra... Felice. Non mi immaginavo minimamente questa sua reazione e ora non so più cosa aspettarmi. Tyler ritorna con addosso la maglia e ci sediamo a tavola, mentre mia madre prepara il The. Stando qui a Londra ormai ci siamo abituate a ritagliare un po' di tempo per il the il pomeriggio.
<<Quando sei arrivato?>> chiede mia madre mettendo al centro della tavola un vassoio con tre tazze di the bollenti. Io prendo la mia tazza e prima di berla faccio uno starnuto così forte che un po' di the schizza sulla mia faccia, ed essendo bollente urlo di dolore.
<<Sei sempre la solita>> mi richiama mia madre mentre Tyler si morde entrambe le labbra per non ridere, lo incenerisco con lo sguardo.
<<Dicevamo... >> ricomincia mia madre.
<<L'altro ieri>>
<<Wow, é bello saperlo solo ora>> dice con una lieve punta di rabbia che so essere diretta a me per non averle detto nulla. Tyler non ci bada e continua a parlare.
<<Mi sono trovato una sistemazione temporanea nell'appartamento di Will>>
<<Il Collega di lavoro di Cam?>> lui annuisce.
<<É davvero una splendida notizia, ho conosciuto quel ragazzo ed è davvero un angelo>> anche se annuisce so che in fondo gli dà fastidio che mia madre abbia fatto un apprezzamento del genere a Will. Lo capisco perché le sue labbra formano un sorriso amaro forzato che per gli altri può essere un semplice sorriso, ma io lo consoco e so che non è così.
<<Resterai qui per molto?>> anche io sono curiosa di sapere la sua risposta e ringrazio mia madre di avergliela porsa. Il vantaggio di avere una mamma un po' ficca naso, anche se non è sempre un bene.
<<Non lo so, non ho ancora deciso>>
<<Come va a te in America?>>
<<Le cose vanno bene>> non leggo tutta questa sincerità nella sua voce. Non mi aspetto che abbia pianto giorno e notte per me, ma non dubito che non se la sia passata bene.
<<Come vanno le cose tra di voi invece? Mia figlia non me ne parla quasi mia, forse tu potresti dirmi qualcosa>> ridacchia, ma io sento il sangue gelarsi nelle vene. Con la coda dell'occhio vedo che si è irrigidito anche lui. A mia madre non le ho mai detto che io e Tyler ci siamo lasciati, sa che non va proprio alla grande, ma ho evitato di dirle tutto ciò che ci siamo detti quel giorno in ospedale, specialmente che io sono qui sopratutto per prendermi una pausa dalla mia storia con lui. Vorrei sotterrarmi i n questo momento. Tyler non sa che mia madre non sa e una parola falsa e non so che piega potrà prendere questa conversazione.
Lo vedo titubante.
<<Mamma, hai dimenticato di mettere lo zucchero nel the a Tyler.>> vado in suo soccorso.
<<Giusto, che sbadata, presa da tutta questa storia mi sono dimenticata lo zucchero>> per fortuna mia madre lascia la questione di me e Tyler in sospeso. Mi porto la tazza vicino alle labbra ma mi parte un'altro starnuto, questa volta però mi giro di lato per evitare di schizzarmi di nuovo.
<<Non sarai mica raffreddata?>> chiede mia madre mettendo lo zucchero nella tazza di Tyler.
<<Non lo escluderei visto che ci siamo fatti mezza strada sotto la pioggia>> oh no.
<<Sotto la pioggia? Con questo freddo? Allora sarai sicuramente malata>> ecco che mia madre inizia ad allarmarsi. Prende il termometro e me lo passa. Tutto sotto gli occhi increduli di Tyler. Mia madre è una che si preoccupa con poco della mia salute, sarà perché sono la sua unica figlia.
<<Mamma non credo di essere davvero malata>>
Me lei non vuole sentire obiezioni e quindi decido di misurarmi la febbre.
<<Non sapevo che tua madre fosse.... >> mi sussurra.
<<Così paranoica sulla mia salute? Beh si>> il termometro suona e quando mia madre controlla mi dice che non ho la febbre molto alta ma che se non riposo potrebbe salire.
<<Allora sarà meglio che tu vada a letto>> mi ordina mia madre e dal suo tono capisco che non vuole obiezioni.
<<Allora sarà meglio che io vada>> dice Tyler alzandosi da tavola.
<<Ma sei rimasto fuori l'appartamento>> gli faccio notare anche se so che è stata tutta una bugia.
<<Troverò un modo. Tanto ha smesso di piovere>> annuisco e in fondo mi rendo conto che non voglio che se ne vada. Per quanto all'inizio c'era tensione tra di noi mi è piaciuto passare del tempo con lui. Lo saluto con un cenno del capo e me ne vado dritta in camera. Mi metto nel letto e chiudo gli occhi sperando che il sonno arrivi presto.
                                  TYLER
Apro la porta per andarmene ma Katherine  mi blocca.
<<Rimani, parliamo un po'>> non so se sia una buona idea. É imprevedibile quanto la figlia e ho paura che non saprei come rispondere alle sue domande. L'ultima volta che rimasi solo con lei per parlare fu in ospedale e riuscì a farmi ammettere ad alta voce cose che prima di allora non riuscivo neanche ad accettare nella mia testa. Sarà il fatto che non voglio andarmene da questo appartamento o per il fatto che avrò visto nei suoi occhi quelli di Cam, ma decido rimanere. Lascio la maniglia della porta e ritorniamo in cucina a prendere di nuovo posto.
Riprendo la tazza di the che avevo lasciato a metà. Non adoro il the, anzi, mi fa quasi schifo ma non voglio essere irrispettoso nei sui confronti.
<<So che le cose tra te e mia figlia non vanno bene>> avrei dovuto immaginarlo. Non è il tipo di donna che non capisce situazioni così palesi. Quando prima mi ha posto quella domanda ho preferito non rispondere perché non sapevo se lei fosse al corrente o meno della situazione.
<<Da cosa l'ha capito?>>
<<Evita sempre il discorso, cosa che fa solo quando le cose non vanno bene e non ha voglia di parlarne. E ho notato che non eri in aeroporto il giorno della nostra partenza>> vorrei dirle che non è stata per colpa mia, che sarei corso fino in capo al molto pur di salutarla, ma non ho mai fatto la vittima e non inizierò a farla ora.
<<E se fosse stata una nostra decisione?>>
<<Non venire a raccontarmi certe frottole, non a me e non quando si tratta di mia figlia>> quando è sola con me sembra che si tolga quella maschera di mamma dolce che indossa in presenza della figlia.
<<Perché mi fa domande di cui già sa la risposta?>>
<<Per vedere se mia figlia sta con un bugiardo>> se non fosse la madre di Cam mi sarei già infuriato per il modo in cui mi ha definito. Mi hanno definito in modo peggiori, ma mai un bugiardo. Apprezzo che si preoccupi per sua figlia ma ciò non le fa il diritto di definirmi un bugiardo.
<<Stia tranquilla, sua figlia é in ottime mani>> non stiamo insieme eppure sento il dovere di tranquillizzarla su questo punto di vista. Che io stia o meno con Cam, mi prenderò sempre cura di lei.
<<Sei qui per riconquistarla di là verità>>
<<Si>>
<<E come sta andando?>>
<<Direi al quanto bene>> ironizzo, sto qui da due giorni e l'unico passo avanti che ho fatto è stato invitarla a mangiare fuori, se non fosse successa quella disgrazia a Will dubito che avrebbe accettato. Questo colpo di fortuna non lo chiamerei proprio "andare bene".
<<Io li conosco i tipi come te sai? Ragazzi con una passato difficile alle spalle ma che volta trovato l'amore fanno di tutto pur di non perderlo>>
<<A quanto pare per me non vale questa legge. L'ho persa e mi sento da schifo per questo>> scivolo sulla sedia allungando le gambe per mettermi più comodo. Mi sto davvero sfogando con lei? Per la seconda volta dopotutto.
<<Conosco mio figlia, ti guarda ancora con gli occhi a cuore, se questo lo chiami perdere una persona>> sorride portandosi la tazza vicino la bocca. Mi fa piacere che anche lei si apra con me e mi dia consigli, su sua figlia.
<<In parte l'ho lasciata andare perché mi sento responsabile di quello che le è accaduto>> sospiriamo entrambi a quel ricordo. La ferita fa ancora male, e non parlo della cicatrice sul braccio.
Dopo la sua partenza, quando sono ritornato dall'aeroporto, sono tornato subito nel mio appartamento. Feci un macello. Ruppi ogni cosa che avevo nella mia traiettoria. Passai due giorni fuori da quell'appartamento, mi riportava ala mente troppi ricordi. Settimane fa avevo stampato delle foto nostre che ci facemmo durante la festa di capodanno che passammo con i nostri amici. Le appesi in camera mia e in un momento di rabbia stavo quasi per bruciarle. Però poi pensai... Che senso avrebbe avuto bruciare le nostre foto se I ricordi che sono la parte più dolorosa non possono bruciare?
La prima settimana fu la peggiore, non riuscivo a capacitarmi che fosse andata via senza salutarmi, qualsiasi siano state le sue ragioni non era giusto, non dopo tutto quello che avevamo passato.
<<Lei non ti reputa colpevole, non portare sulle tue spalle un peso che non hai. Ora starà sicuramente combattendo contro le sue emozioni. Una parte di lei vuole tornare subito da te, ma l'altra vuole ancora riflettere su cosa fare. Dalle tempo e capirà davvero cosa vuole il suo cuore>> perché è così saggia? Mi sorride in un modo così dolce che devo reprimere l'impulso di abbracciarla. Ecco da chi ha preso Cam tutta questa dolcezza. É fortunata ad avere una mamma come lei.
<<Non ho mai incontrato una donna tanto buona come lei>>
<<Oh andiamo, sono sicura che anche tua madre é una donna strepitosa per aver cresciuto un ragazzo come te>> sorride e io mi ritrovo a fare lo stesso. Era davvero una donna strepitosa, non si meritava il male che ha ricevuto da mio padre. Trascurava il lavoro per starmi vicino e non mi ha mai fatto mancare niente, si faceva in quattro per quelle volte in cui mio padre, ritirato lo stipendio, lo sperperava in alcol o nei casinò. Non ho mai sentito una brutta parola uscire dalla sua bocca, né un lamento. Il ragazzo di merda che sono diventato dopo è solo opera mia, ma a lei le devo quel poco di umanità che mi era rimasta. Ora tutta la sua dolcezza  l'ha trasmessa a Lydia e questo è uno dei tanti motivi del perché la amo da morire, in lei vedo mia madre. Quei ricordi personali vengono interrotti e io ritorno alla realtà.
<<Vuoi rimanere per cena?>> mi propone sperando in un si. Vorrei davvero accettare, ma ha ragione, starà lottando contro le sue emozioni, starle troppo addosso non l'aiuta di certo nella sua scelta. In fondo è venuta qui per questo e io l'ultima volta che la vidi le dissi che se ne dipendeva la sua felicità, l'avrei lasciata andare. Ora devo lasciarle un po' di spazio, ed è così che farò. Per quanto sia difficile farlo.
<<Meglio che vada, saluto prima Cam>> Katherine annuisce e mi indica dove sia la sua camera, anche se già lo sapevo. Entro dentro la sua camera con cautela. La stanza è immersa nel buio, si vede qualcosa solo grazie a una piccola lucina posta sulla mensola alla sua destra. Quel poco di luce che sprigiona mi lascia vedere il corpo di Cam sotto le coperte che si alza e abbassa lentamente. Sta dormendo. Non voglio svegliarla, ma decido di avvicinarmi senza far rumore. La luce le illumina la faccia e non posso non pensare che quando dorme é davvero tenera. Le porto una mano sulla guancia e con il pollice disegno dei cerchi sulla sua guancia. Chissà cosa starà sognando, la parte egoista di me spera che mi stia sognando e, perché no, forse nel sogno ci stiamo baciando. Mentre penso a cosa stia sognando sento le tegole del letto fare rumore. Cavolo, l'ho svegliata? Ritraggo subito la mano. Un lieve senso di colpa mi assale per averla svegliata, ma il desiderio di parlare con lei, anche se per poco, ha la meglio sul senso di colpa.
<<Mamma?>> mugola ancora con gli occhi chiusi. Apre gli occhi lentamente e quando mi guarda ci mette qualche secondo per realizzare che non sono Katherine.
<<Sei ancora qui?>> dice mettendosi seduta.
<<Ti dispiace?>> so che non è così. Il suo non era un tono di lamento.
<<No, no. Ma quanto ho dormito, tre ore?>> chiede assonnata, chiude le mani in due pugni e si strofina gli occhi.
<<Meno di un ora>> spalanca gli occhi sorpresa, non se l'aspettava. Doveva essere davvero stanca per aver pensato di aver dormito così tanto tempo.
<<Ho la testa che mi scoppia>> le porto una mano sulla fronte e sento che è molto calda. Merda, ha anche la faccia bianca. Deve esserle salita la febbre.
<<Aspetta qui>> corro in cucina a prenderle il termometro. Katherine che stava vicino ai fornelli smette di girare qualcosa nella pentola e mi viene vicino.
<<Che succede?>> é preoccupata.
<<Ha la fronte che scotta, le porto il termometro>> annuisce e mi lascia fare. Rimango qualche secondo in cucina aspettando che si precipiti in camera preoccupata, ma non lo fa.
<<É in buone mani>> dice asciugandosi le mani sul grembiule da cucina. Le sorrido e mi fiondo di nuovo in camera. Le passo il termometro e senza dire niente si misura la febbre. Strano che non abbia posto resistenza, deve stare davvero male. Mi siedo vicino a lei sul letto aspettando che quel maledetto termometro suoni. Quando lo fa glielo prendo prima che lo faccia lei. La temperatura è 38.05, cavolo é alta.
<<Quanto porta?>> chiede con voce debole. Poso il termometro sulla mensola e le do un bacio in fronte. Cavolo quanto scotta.
<<Hai la febbre molto alta, mettiti sotto le coperte e riposa>> é confusa ma senza rispondere si mette sotto le coperte e mi guarda preoccupata, ma poi chiude gli occhi.
<<Vado ad avvisare tua madre>> non so se mi abbia sentito perché non risponde né fa nessun cenno con la testa. Mi alzo e ritorno in cucina ma prima di varcare la porta della sua camera mi richiama.
<<Rimani qui stanotte?>>
<<Devo tornare da Will>> ti prego non insistere, so che non riesco a starle lontano e già non so come mi sono convinto e non rimanere qui. Se starò qui non so se riuscirò poi a lasciarle lo spazio di cui ha bisogno.
<<Mi ha inviato un messaggio e ha detto che rimarrà tutta la motta in ospedale vicino suo padre>> si sforza di parlare. Non riesco a lasciarla così, non adesso che sta così male. Decido di accettare il suo invito e penso che domani le lascerò un po' di spazio. Ora però ha bisogno che io le stia vicino e non la lascerò proprio ora.
<<Ok rimango, ma tu ora risposa>> mugula qualcosa di incomprensibile che credo sia una vabbene. Mi richiudo la porta della sua camera alle mie spalle più piano che posso e ritorno in cucina dove già si sente un buon profumino.
<<Allora quanto ha di febbre?>>
<<38.05 Mi ha chiesto di rimenre qui stanotte>> Katherine sospira preoccupata e si porta le mani tra i capelli. Prende una manciata di capelli e li rinchiude in un codino formando una cosa bassa.
<<É meglio che tu rimanga, ora ha più bisogno della tua compagnia che della mia>> 
<<Ha bisogno anche di te>> mi siedo vicino la tavola e lei mi lancia un'occhiata di ringraziamenti. Anche se non sono sicuro per cosa mi stia ringraziando. Forse perché sto vicino sua figlia. É il minimo che possa fare per lei dopo ciò che ha passato.
<<Aiutami a mettere la tavola su>> mi richiama lancidomi la tovaglia in faccia.
<<Sarà così anche la convivenza con sua figlia?>> rido e solo dopo mi rendo conto di quello che ho detto, proprio a lei. Katherine per fortuna non sembra accorgersene o forse ha deciso di non darci peso, ma ringrazio che cambi subito argomento.
<<Io dormirò sul divano così la camera da letto sarà libera per ospitarti>> mi informa mentre mette le posate.
<<Assoluatamente no. Dormirò io sul divano>>  sta per dire altro ma io le lancio uno sguardo per farle capire che non accetto obiezioni, infatti non replica. Assume la stessa reazione di Cam ogni volta che le faccio questo sguardo autoritario. Il tempo passa apparecchiando e cucinando perché si, le do anche una mano in cucina, anche se per "dare un mano" si intende solo passarle degli utensili o tagliare qualche verdura.
Quando tutto è pronto ci sediamo a tavola. Cam é ancora pallida in faccia ma aver dormito un po' in più le ha dato più colorito al viso.
<<Brodo di pollo. Non l'ho più bevuto da quando avevo dieci anni>> afferma entusiasta. Abbiamo, cambiato menu all'ultimo momento, per le condizioni di Cam abbiamo deciso che un brodo sarebbe stata la cosa migliore. Mangiamo in silenzio è una volta finito cam va in salone a buttarsi sul divano mentre io aiuto Katherine a sparecchiare e a lavare i pieatti.  Lei lava I piatti e poi me li passa così che io possa asciugarli.
<<Questo brodo ha sempre fatto miracoli, stanotte si prenderà una tachipirna per farle scendere la febbre e domattina dovrebbe stare meglio per andare a lavorare>> mi passa un bicchiere e io lo asciugo con cautela per paura di farlo cadere e fare un pasticcio. Non ho mai fatto servizi del genere in tutta la mia vita. Da piccolo mi offrivo sempre di aiutare Melissa nelle faccende di casa quando gli altri bambini erano troppo stronzi da non lasciarmi giocare con loro, ma ricevevo sempre un no come risposta.
<<Il padre di Will è finito in ospedale e passerà lì la notte, quindi il negozio domani resterà chiuso>>
<<Oh cielo, spero che non sia nulla di grave, é così un bravo ragazzo non merita di soffrire>> non so cosa ci veda di così stupendo in Will, io lo vedo un noioso ragazzo londinese che ha una grande mania del controllo. Se le mostrassi il curriculum per essere suo coinquilino si spaventerebbe persino lei.
<<Per stasera la cucina è pulita. Io vado in camera a buttarmi nel letto, approfitto del fatto che sia rientrata prima da lavoro per riposare>> si toglie il grembiule da cucina e lo piega per poi riporlo in un cassetto.
<<Li sta la tachipirina che Cam deve prendere stanotte nel tardi, non scordarti>> mi mostra la scotola di tachipirina sulla mensola in cucina.
<<Capito, buonanotte Katherine>>
<<Notte Tyler>> mi coglie di sorpresa abbracciandomi. Ha davvero un buon profumo, il tipico profumo che dovrebbe avere ogni mamma, profumo di casa.
Per un secondo, per un solo secondo, ritorno a quando avevo 8 anni e mia madre prima di andare a letto mi abbracciava e mi dava un bacio sulla fronte. Ma poi l'abbraccio finisce e io vengo ricatapultato ai miei 19 anni. Katherine va in camera e io raggiungo Cam in salone. Ha una coperta sulle spalle e sta guardando la TV. Sono nervoso. Sono nervoso perché resterò un'intera notte con lei e non so come andrà a finire. Non rimango solo con lei dalla notte in ospedale, non sarebbe dovuta andare così la serata io sarei dovuto tornare nell'appartamento e lasciarla spazio, invece eccomi qui che prendo posto vicino a lei sul divano.
<<Come ti senti?>> le chiedo. Posa il telecomando vicino a lei e mi guarda con gli occhi lucidi, non sta piangendo, é solo malata.
<<Meglio di prima. Grazie di essere rimasto>> poggia la testa sulla mia spalla e io mi rilasso a quel contatto. Non mi aspettavo che affermasse che le fa piacere il fatto che io sia rimasto. Per un secondo ho persino dubitato che lei lo abbia detto in preda alla febbre alta. Ma ora so che lo vuole davvero. Questo è un grande passo avanti.
<<Non ti avrei mai lasciato>> la sento sospirare e mi esce naturale girare la testa per darle un bacio sopra la testa. I suoi capelli hanno un odore dolce, mi sono sempre chiesto che shampoo usi visto che le rende i capelli così morbidi e profumati.
<<Fa la maratona dei film Marvel. La vediamo?>> chiede con una vocina così tenera che non posso dirle di no.
<<Quindi vuoi stare tutta la notte sveglia?>>
<<Ovvio, va bene per te?>>
<<Si piccola>> le do un'altro bacio in testa e sento che si rilassa ancora di più. Anche oggi l'ho chiamata piccola, fuori al negozio, ma ho preferito non darci peso. Il primo film che danno alla TV é Iron Man e noi lo guardiamo in silenzio. Per certi momenti non ci volgiono parole. Fino a qualche ora fa mi ero arreso all'idea che avrei passato la serata nella camera di quel maledetto appartamento con la consapevolezza che avrei dovuto lasciarle spazio, invece ora eccomi qua con la ragazza che amo di più su questo mondo, a vedere dei film per tutta la notte.
<<Per te non è un problema rimanere sveglio tutta la notte a farmi compagnia?>>
<<No tranquilla, non ho neanche sonno>> si accucciola di più a me e io le porto un braccio sulla sua vita per tenerla più stretta a me. Ho passato in questi mesi le notti in bianco pensando a lei, ora che lei è qui con me il sonno è l'ultima cosa che mi preoccupa. Vediamo più di 3 film della Marvel in silenzio, tralasciando qualche nostro commento divertente su alcune scene, e qualche suo starnuto, per il resto della serata nessuno dice nulla, e per quanto odi il silezio questa volta mi sta bene così. Questo silenzio non mi farà venire in mente cose orribili del mio passato come succedeva mesi e mesi fa, perché ora c'è lei a proteggermi dai miei demoni.

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