Capitolo 21

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                                   TYLER
Percorro di soppiatto il corridoio al piano di sotto con le luci spente sperando di non inciampare o andare a sbattere contro qualcosa. Se accendessi una qualsiasi luce sveglierei tutti. In questa casa i lampadari non sembrano lampadari normali che fanno poca luce, al posto delle lampadine sembrano esservi dei lampioni che illuminano tutto il quartiere. Arrivo al mio luogo prestabilito senza nessun intoppo, ormai faccio questo percorso ogni sera da quando sono arrivato qui e potrei farlo anche ad occhi chiusi, a luce spenta è la stessa cosa. Mi richiudo la porta alle spalle e accendo la luce che in questa stanza è meno forte delle altre e con la porta chiusa ancora meglio. Per non prendere ogni singola volta quella dannata scatola contenente i CD e riposarla, ho deciso di prenderne un pó e lasciarli qui, ovviamente in un posto dove non è facile trovarli. Fare avanti e indietro era diventata una rottura di palle. Non leggo neanche più le date stampate sopra il primo che mi capita tra le mani è quello che vedo. Per il momento il più interessante è stato il primo video appena arrivato qua e un'altro visto l'altra sera dove il video mostrava mio padre che con la telecamera inquadrava mia madre nel letto di ospedale che raccontava come fosse andato il parto e la ripresa dopo mostrava me in un lettino di fianco a mia madre mentre dormivo con indosso una tutina azzurra. Ogni cavolo di volta che metto piede in questa stanza i sensi di colpa salgono per le bugie che sto rifilanda a Cam e sopratutto a me stesso che sto temporeggiando per non dirle nulla. Le dirò la verità, ripeto a me, ma non adesso i vado a sedere perterra aziono il video che parte subito con me neonato che dormo in braccio a mia madre.
<<Amore, Tyler sta dormendo perché mi riprendi?>> chiede mia madre con le guance arrossate.
<<Perché voglio immortalare questo momento, e perché voglio che tu dica qualche parola a Tyler>>
<<Cosa dovrei dire?>> sussurra per non svegliarmi.
<<Cosa gli auguri per il futuro, cosa ti aspetti da lui, cose del genere>>
<<Ok, lascia che ci pensi un secondo>> la telecamera di ferma a inquadrarla mentre mi fissa con gli occhi carichi di gioia. Dopo tanto tempo posso fermarmi davvero a fissare ogni suo, dettagli. I capelli lunghi e mossi che le ricadono sulle spalle, gli occhi lucenti e il naso all'insù che io ho sempre adorato. Quando è venuta a mancare non ero molto piccolo, eppure non mi ero mai fermato veramente a osservare ogni dettaglio del suo viso, la forma dei suoi capelli, che nel periodo della gravidanza non faceva che tenere legati, il neo vicino al labbro, le lunghe sopracciglia.
<<Al mio ometto auguro di trovare la felicità nelle piccole cose, che non sia viziato e che sappia vedere sempre il buono nelle persone. Gli auguro di crescere forte e determinato, che realizzi i suoi sogni e che cammini sempre a testa alta. Gli auguro di essere gentile e sopratutto gli auguro di trovare il vero amore e che non abbia mai il cuore spezzato. E tu Charles?>>
<<Beh mio piccolo ometto, tua madre ha parlato così tanto che ti ha già detto tutto ciò che c'era da dire, io sono d'accordo con lei. Spero davvero che tu sia migliore di me>> non ho neanche il tempo di sentire il dolore dovuto a quelle parole che il video si blocca con mia madre che lo guarda con gli occhi lucidi, ma non è finito, è stato messo in pausa. Io non ho toccato nulla. Poi però sento dei passi giungermi da dietro. Charles ha un telecomando puntato sullo schermo.
<<Sapevo che avresti trovato lo scatolone. Non pensavo così presto, ma no ero certo>> poi senza aggiungere altro si viene a sedere vicino a me. Non so se essere arrabbiato o sentirmi a disagio per questa situazione.
<<Perché?>> chiedo non guardandolo neanche in faccia. Anche se non posso vedere il suo sguardo lo sento sospirare. È abbastanza intelligente da non chiedermi il perché di cosa.
<<Figliolo, io.... >>
<<Non iniziare con figliolo io... Ti prego... Ti supplico.... Dimmi solo perché ci hai abbandonato>> questa volta lo guardo negli occhi e mi medico in ogni lingua per le lacrime che sento salire e bruciarmi gli occhi.
<<Io non vi hi abbandonato>>
<<Non me ne frega un cazzo che chiamavi ogni volta Melissa e ci controllavi da lontano...in quella casa vedevo lo sguardo degli altri bambini rassegnati di non avere più un padre e una madre.... Io ce l'avevo un padre, ma a quanto pare preferiva spiarci da lontano che venire a prenderci e ricominciare da capo>> la mia voce inizia a tremare e stringo i pugni forte per non far scendere le lacrime, ma gli occhi bruciano e sono costretto a strizzarli. Dentro di me vi è un tornando di forti emozioni che sto sopprimendo e che mi trasofermanno in una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento a un'altro. Non ero mai arrivato al limite come ora, forse l'unica volta é stato vedere Cam in coma all'ospedale, ma questo è diverso, é un dolore che si è radicato negli anni sempre più in profondità fino a credere che fosse svanito, e invece rieccolo che torna al massimo della sua forza facendo un male cane. Prima era tutto un "Ne sono abituato". Che brutta frase, é un pò come dire, mi è successo così tante volte che ormai non sento più niente. Attribuivo la mia insensibilità a questa frase, perché veramente ero arrivato a un punto della mia vita dove vedevo gli altri ragazzi della mia età crescere in quella casa famiglia senza genitori e io che mi sentivo ormai parte di loro, non ero più arrabbiato, deluso o addolorato per l'abbandono di mio padre, mi ero semplicemente...arreso. Nel corso della mia vita ho sempre cercato di essere forte in ogni situzione, certe volte mi sentivo persino troppo insensibile nel non provare nulla in situazioni in cui avrei dovuto provare qualcosa, ma ora...quel piccolo angolo dove pensavo di aver soffocato il dolore legato a questa storia è tornato a prendermi a pugni.
<<Sapevo che eri andato via con Lydia per scappare da me e che se fossi tornato subito non mi avresti accettato>>
<<Volevo darci del tempo? Ok, andava più che bene, due giorni, una settimana, un mese...non anni. Se dopo qualche giorni fossi tornato a prenderci io avrei lasciato che ricominciassimo tutto daccapo. Ma non solo per me, sopratutto per Lydia che non meritava tutto questo>> parlare diventa sempre più difficile e sento le parole in gola farsi sempre più pesanti.
<<Con Lydia sto risolvendo>>
<<Tutto questo teatrino avresti potuto farlo anni e anni fa, così a quest'ora non eravamo qui a cercare un modo per dirle la verità>> anche i suoi occhi diventano rossi, eppure riesce a gestire il dolore meglio di me. Io ho paura che se dicessi altro scoppierei, e non solo di rabbia. Alzo la testa e guardo il soffitto cercando di prendere un pó di fiato.
<<Mi hai sempre detto che ormai non volevo saperne più di me>>
<<Sono passati anni ormai, ovvio che non voglio saperne più di te, questo però non valeva quando avevo dodici anni>> ricordo ancora le prime settimane passate a piangere in silenzio nel letto e il primo mese trascorso ad aspettarlo ogni sera davanti la porta sperando che tornasse da noi. Non glielo dirò mai perché non merita di sentire quanto dolore mi ha provato, può solo immaginarlo, e non deve neanche osare a pensare che se ci ha abbandonato é stata colpa mia che sono andato via con Lydia. Ero un ragazzino che viveva con la sorellina  in una casa con un padre alcolizzato, era la cosa più sensata da fare, ma se solo avesse messo la testa apposto, se solo avesse pensato a noi per un cazzo di secondo, o avesse almeno pensato a Lydia che sarebbe cresciuta senza un padre, e sarebbe venuto da noi, io un'altra possibilità gliel'avrei data. Non sono nato già stronzo e insensibile, é stato questo e rendermi così dopo anni passati in quella casa a vedere la mia piccola speranza andare dissolta nel vuoto pezzo dopo pezzo come un puzzle.
<<Non potevo offrirvi nulla, non avevo un lavoro, ero pieno di debiti, la casa una settimana dopo che siete andati via.
è stata tolta, e se voi foste stati con me mi avrebbero tolto anche la vostra custodia, non potevo permetterlo. Ho preferito lasciavi da Melissa, così che io potessi rimetterea testa apposto, ho smesso di bere, ho trovato un lavoro, un buon lavoro, e ho una nuova casa>> dice guardandosi intorno, ma non lo fa con gli occhi fieri, i suoi occhi sono spenti e in quel vuoto vedo il riflesso di come mi sento io in questo momento. Un grande vuoto nella pancia che mi porta a respirare con gran fatica.
<<Questo da anni però>> provo a ingoiare il groppo in gola ma sento come se avessi una pietra bloccata all'interno che non riesce a farmi ingoiare o respirare bene.
<<Ho provato a rilasciare i rapporti anche prima, ma tu solo ora mi stai dando un pó di fiducia>>
<<Come potevi pretendere che dopo tutto quello che mi hai fatto passare io tornassi da te e giocassi alla famiglia felice come se non fosse successo nulla, l'avrei accettato da piccolo, non adesso>> quando hai una speranza e ti ci aggrrappi con tutte le forze è bello, perché senti che anche nei momenti in cui crolli hai qualcosa a cui aggrapparti, qualcosa per cui lottare, riesci a vedere la fatidica luce alla fine del tunnel, io quella luce non l'ho mai più rivista e sopratutto, non ho più avuto nessuna speranza alla quale aggrapparmi da anni.
<<Non potrò mai rimediare a tutto quello che ho fatto a te e Lydia in passato, forse anche questo "teatrino" di farla rimanere qui una settimana si rivelerà inutile, ma io devo provarci insomma...siete l'unica cosa che tengo>> questa volta le lacrime pizzica o così forte che non riesco a trattenerle e due mi scivolano lungo le guance ma che asciugo col palmo della mano. Charles fissa ogni mio gesto con lo sguardo di un cane bastonato. Non ricevo risposta, meglio così, per come sono ora non avrei le forze per rispondere come vorrei. Rimaniamo qualche secondo in silenzio finché non mette le mani dietro la schiena e caccia qualcosa che mi porge, è un CD.
<<Questo l'ho sempre conservato io, ho pensato molte volte di buttarlo o bruciarlo, ma sono più convinto che tu debba vederlo. So che non cambierà le cose, ma promettimi che lo vedrai e se dopo averlo visto saprai che io cuor tuo non troverai mai la forza di perdonarmi io lo accetterò>> si alza e mi da una pacca sulla spalla prima di congedarsi. Io rimango seduto senza muovere un muscolo. Pensavo che una volta che fosse andato via avrei ripreso a respirare in maniera normale, ma il problema non è che lui ci sia o meno, ma da quello che provo io. Ho sempre pensato che la sua presenza portasse l'aria pesante ma la verità è che l'aria pesante la porta ciò che io provo dentro. In questo momento potrei anche scappare lontanissimo, ma il mio dolore, la mia angoscia, mi perseguiterebbe fino in capo al mondo. Non si scappa dai propri problemi quando questi ultimi vivono dentro di te da anni. Quando sento il sedere farmi male e penso che abbia fatto la forma del pavimento mi alzo e decido di vedere il CD, non ci ho neanche pensato a vederlo in un'altro momento. Questa volta mi vado a sedere su una delle poltrone e faccio un lungo respiro profondo prima di azionare il video. Mi metto comodo e premo il tasto play. Sullo schermo si vede il salone di questa casa con in primo piano il divano che però è vuoto, pochi secondi dopo compare Charles che si va a sedere al centro. Posa i gomiti sulle gambe e incrocia le mani, é molto teso e questo rende teso anche me, più di quanto io già sia. Ha una camicia azzurrina stropicciata con una cravatta tutta smodata, non so se sia ubriaco o è solo trasandato. Si rigira un pó i pollici e poi inizia a parlare.
<<Ciao figliolo....non so se vedrai questo video o se lo brucero' prima che te ne parli, ma nel caso io decida di dartelo avrei qualcosa da dirti>> sospira e si passa una mano tra i capelli, io mi fermo quando mi rendo conto che stavo quasi per fare la stessa cosa.
<<Non sono stato un buon padre, è questo ormai lo sanno anche gli alberi>> cerca di ridere alla sua stessa battuta ma gli esce più una mezza risata che fa subito scomparire dalla sua faccia. Non guarda neanche direttamente la telecamera, guarda un pó in giro e qualche volta guarda da questa parte.
<<Proprio perché non sono stato un buon padre che sono qui a filmarmi e a darti delle spiegazioni. Credo che tu ricordi ancora quanto amassi lavorare e mantenere te e tua madre, non mi è mai pesato il mio lavoro, eppure ero uno dei dipendenti migliori e facevo molti turni, però non mi dispiaceva fare turni extra perché alla fine lo facevo per te e tua madre. Poi però l'azienda ha è fallita e hanno dovuto sai... tagliare il personale>> si passa una mano in faccia e subito continua.
<<Io sono stato il primo che hanno licenziato e tu ti chiederai, ma non eri uno dei dipendenti migliori? Si, lo ero, proprio per questo hanno dovuto tagliarmi fuori, facevo turni extra spesso non richiesti e avendo quasi il doppio dello stipendio degli altri a loro questa cosa non faceva comodo e da un giorno all'altro mi sono ritrovato senza lavoro. Ricorderai anche che avevamo una bellissima casa e delle spese, tua madre non lavorava e quindi dovevo vedermela da solo. Ho passato quattro mesi e trovare un lavoro ma nessuno mi ha accettato, tornavo a casa e vedevo le bollette della luce, dell'acqua. Alcuni elettrodomestici li stavo pagando a rate... Insomma eravamo veramente nella merda>> ricordo che per un periodo passava molto tempo sul computer a vedere alcuni siti di lavoro e leggeva molto giornali per cercare annunci di lavoro, ma ero troppo piccolo per capire che stesse succedendo.
<<Tu pensi che la prima notte che io sono tornato ubriaco a casa coincide con il giorno in cui mi hanno licenziato, beh ti sbagli, la prima volta che mi sono sbronzato è stato cinque mesi dopo che persi il lavoro, perché litigai con tua madre pesantemente e lei disse una cosa che non dimenticherò mai. "Che ragazza di uomo sei se non riesci a trovare un lavoro e non puoi neanche mantenerci" so che lo disse per rabbia, tua madre era una donna dolcissima e se non fosse stata arrabbiata non l'avrebbe mai detto, però ero già stressato per le bollette che arrivavano di continuo, le spese le che avevamo, un figlio piccolo da mantenere. Mi arrabbiai e decidi di uscire per smaltire la rabbia, ma al primo bar che trovai mi ci fionda dentro e beh... Quel bar divenne casa mia i vari anni successivi>>
Man mano mi salgono alla mente ricordi più freschi e lucidi dove io ero ero grande abbastanza da ricordare. Il litigio, sopratutto, è una cosa che ricordo bene. Ero piccolo, e trovavo rifugio nello sgabuzzino perché era l'unica parte della casa dove le loro voci si sentivano poco.
<<Mi vergogno un sacco di essere stato il tipico uomo che quando ci sta un problema si rifugia nell'alcoll, infatti dopo la prima sbronza decisi di smettere, ma dopo le cose continuarono a peggiorare...Venne la gravidanza di tua madre non voluta. Non fraintendere, ero felice, ma ne avevamo parlato in precedenza di avere un'altro figlio e avevamo deciso che non sarebbe successo prima di aver risolto questi problemi finanziari. Inizialmente mi convinsi che forse non sarebbe stato un problema, forse era un miracolo la nascita di quella bambina in quel brutto periodo, ma poi sorsero altri problemi, io e tua madre continuavamo a litigare e lei mi rinfacciava il fatto che io non trovassi lavoro, e io ovviamente non volevo che lei lavorasse perché era in maternità e perché diciamoci la verità.. quale uomo di casa rimane a casa e lascia andare la moglie incinta a lavorare quindi le vietai di cercare lavoro>> si toglie la cravatta e la getta all'indietro, come lo stesso soffocando, e posso dedurlo perché anche io ora mi sento così. Non mi ero neanche reso conto di essermi alzando all'impiedi.
<<So che tu ricordi solo i momenti in cui abbiamo litigato, ma la notte quando eravamo a letto parlavamo come se nulla fosse successo, come se quel momento della sera annullasse tutto, ridevamo e parlavamo di tutto. È da pazzi lo so, ma era così. In più non è del tutto vero che io non sapessi della gravidanza, tua madre me l'annuncio solo un mese dopo averlo scoperto, ma non perché non volesse dirmelo ma come ho detto prima avevamo deciso di non avere un secondo figlio per il momento....la cosa che odio di più di me?>> si prende qualche secondo per riprendersi da tutto ciò che sta dicendo, io forse sono anestetizzato perché in questo momento sono una mummia che guarda il video senza reazioni. Quelle informazioni stanno entrando in me e io non so minimamente come accoglierle.
<<Odio la sera in cui picchiai tua madre, nella mia vita è successo solo due volte, ma la peggiore fu quando per sbaglio finii per colpire anche te, non so se ricordi... Ma perdesti i sensi e io mi sentii davvero di merda, nei minuti dove rimanessi svenuto io e tua madre cercammo di svegliarti e io da quel giorno decidi che non avrei alzato le mani neanche su un cane, ma l'alcol non lo abbandonai..era diventato un rifugio per me, quando bevevo mi sentivo forte perché il dolore scompariva e con esso i problemi, ero arrivato a bere di mattina presto, la sera tardi, a ogni orario, ma ne avevo bisogno per stare meglio, e ammetto che è stato da vigliacchi farlo>> spingo l'unghia del pollice nel palmo della mano per quello che ha appena detto... Perché mi ha ricordato me qualche anno fa. Anche io quando capitava che dovessi bere esageravo solo perché sapevo che bevendo mi sarei sentito meglio dello schifo che provavo da sobrio.
<<L'unica mia piccola soddisfazione é che non ho mai fatto uso di droghe, non sono mai sceso così in basso, insomma più in basso di quando già fossi. Ci ho pensato certo... Ma non potevo darvi anche un padre drogato visto che la versione alcolizzata faceva già schifo.... Quando tua madre morì... E tu andasti con Lydia da Melissa io giorni dopo andai sulla tomba di Jane.. Le promisi che non sarei entrato nelle vostre vite finché non avessi avuto il merito di farlo, non che ora mi meriti tanto, ma almeno posso garantirre un futuro a Lydia, e sperare che un giorno possa riesserci di nuovo una famiglia tra di noi>> non sono mai andato sulla tomba di mia madre, non so neanche dov'è sepolta e mai ho voluto saperlo. Che senso avrebbe avuto andare a trovarla? Portare dei fiori e dire parole strappalacrime che mai sentirà? Non sono credente, non ho mai pensato che fosse in paradiso o inferno, ho sempre pensato che una volta morte fosse... svanita, punto. È un pensiero cruento, ma è il mio pensiero. E stranamente questa cosa mi ha fatto andare avanti.
<<Forse ho parlato un pó troppo, ammetto di aver tralasciato alcuni particolari, ma non sono importanti come ciò che ti ho appena raccontato....non so se tu stia ancora guardando il video o sarai andato via incazzato nero delle cose che hai appena saputo, ma se sei ancora qui signfica che un minimo mi hai perdonato e che forse in cuor tuo speri ancora di avere una famiglia.... non perfetta ma diciamoci la verità, quale famiglia lo è?>> smette di parlare e si alza in piedi portando le mani in tasca.
<<É banale dire mi dispiace, ma lo dirò lo stesso perché forse le cose più banali sono quelle di cui abbiamo più necessità di sentirci dire... Mi dispiace figliolo, per tutto, e per tutto intendo anche solo non averti preparato una festa per i tuoi diciotto anni, mi dispiace di non essere stato presente a ogni tuo traguardo, di non averti potuto insegnare a portare la macchina....di non essere stato il tipico padre con la quale si gioca a buskett in giardino o ci si vede le partire il sabato sera mentre si birra...mi dispiace per così tante cose che non basterebbe un'altro video per elencarli tutti, ma forse in un'altra vita si, se riuscirai a perdonarmi e a darmi un'ultima possibilità riuscirò a farmi perdonare, se non vorrai capirò. Ma alla fine di tutto io sono fiero di te, sei cresciuto forte e hai sempre camminato a testa alta, proprio come voleva tua madre, se lei ti vedesse in questo momento sarebbe fiera di te... entrambi lo siamo... Siamo fieri del nostro Tyler>> si asciuga velocemente una lacrima e spegne il video. Riprendo il CD e lo fisso per qualche secondo. Come sto? Non lo so neanche io, al momento non sento nulla. Ho provato diversi tipi di dolori. Dolori fisici, dolori dovuti ad un addio. Il dolore per la perdita di una persona cara. Il peggiore di tutti? Quello che non provi. Quello dolore che non lo senti ma è proprio sotto la pelle e ti uccide pian piano senza che tu te ne renda conto. Lascio il CD sulla poltrona e come sono arrivato, torno in camera più sconvolto di come sono andato via. La stanza è immersa nel buio e non so come riesco ad arrivare nel letto.
<<Dove sei stato?>> chiede Cam con la voce assonnata. Sto per risponderle che sono andato in bagno, ma in quel momento qualcosa dentro di me va in frantumi. Sento il rumore del mio cuore che si spezza in due. L'abbraccio e affondo la faccia nel suo petto crollando. Il mio corpo inizia a tramare e soffoco un singhiozzo premendo la faccia sul suo petto.
<<Hey....tranquillo>> dice accarezzandomi la testa.
<<Cam...>> dico tra le lacrime e lei non mi lascia parlare.
<<Shh, non devi darmi nessuna spiegazione>> sto piangendo come una ragazzina che è stata appena lasciata dal suo ragazzo, ne sono consapevole, però ora mi sento davvero a pezzi, ma stare tra le sue braccia è l'unica cosa che mi impedisce di crollare davvero. La sua mano mi accarezza il viso e mi asciuga le lacrime per tutta la notte. Le avrò bagnato tutto il petto con le mie lacrime ma non credo che le interessi in questo momento. Non diciamo una parola, rimaniamo quasi silenzio, se non fosse per i miei lunghi sospiri. Crollo sul suo petto cullato dai battito del suo cuore e con gli occhi stanchi. Stare tra le sue braccia mi ha calmato quasi del tutto e penso che è lei.... È lei la luce alla fine del tunnel.

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Non odiarmi perché ti amo 2 (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora