Capitolo 19

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                                   CAMRYN
La giornata si protende in maniera abbastanza calma, salvo qualche occhiata storta di Tyler al padre, la sera arriva in maniera abbastanza veloce. Dopo cena io corro al piano di sopra per prepararmi alla "sorpresa" di Tyler. Non ha voluto dirmi nulla se non di vestirmi in maniera comoda. Charles all'idea di passare una serata in compagnia di sua figlia non è riuscito a nascondere l'entusiasmo. Ha preparato quasi due vaschette di pop-corn e ha scaricato tantissimi film per bambini da vedere insieme a Lydia. Dieci minuti sono pronta. Ho messo una maglia bianca semplice a maniche corte e un pantalone sportivo della Nike sempre di colore bianco. Tyler Invece quando esce dal bagno a torso nudo e con la tuta grigia sotto mi fa letteralmente rimanere incantata. Questa mia reazione non è solo dovuta al l'astinenza da sesso con lui, ma è dovuto al fatto che è proprio un gran figo.
<<Non guardarmi così o non usciremo più da questa stanza>> mi canzona prendendo la t-shirt blu scuro sul letto. Questa frase non mi è nuova.
<<Dovevi proprio indossare dei pantaloni girigi?>> dico fissando il lato A che è ben visibile. Questo pantalone lascia poco spazio all'immaginazione. Lui mi guarda divertito per lamia faccia da ebete. Si mette la t-shirt e mi da un bacio in bocca prima leggero e quando cerca di staccarsi io intensifica il bacio. Cammina all'indietro senza che le nostre labbra si stracchino e si siede sul letto tirandomi in braccio a lui. Gli porto le mani tra i capelli e apro la bocca per far sì che le nostre lingue si tocchino. Le sue mani mi afferrano i fianchi e mi spingono avanti e indietro costringendomi a strusciarmi su di lui, cosa che faccio con piacere. La tuta rende tutto più bello, sembra di essere in intimo, si riesce a sentire ogni cosa. Aumento il ritmo e quando sento i nostri respiri farsi più pesanti fino a diventare veri e propri orgasmi lui mi blocca.
<<Se continui vengo nei pantaloni>> dice con una faccia di sofferenza. In mezzo alle mie gambe sento ancora pulsare ma se non mi alzo non usciremo più da questa stanza.
<<Andiamo>> mi alzo dalle sue gambe, anche se non vorrei, e mi dirigo alla porta ma lui non mi segue.
<<Ho bisogno di qualche minuto>> dice mettendo la mani sui fianchi e guardando il soffitto. Gli occhi ricadono sulla protuberanza che ha davanti ai pantaloni e anche io sono costretta a distogliere lo sguardo.
<<Io aspetto giù>> dico scendendo al piano di sotto per riprendere fiato.
<<Tutto bene? Sei rossa in faccia>> chiede Charles che mi passa davanti proprio in quel momento con in mano due buste di patatine.
<<Si, sento tanto caldo>> mi facci aria con la mano e lui per fortuna non fa altre domande. Poco dopo scende Tyler scuro in volto e io so perché, anche per me è stato difficile staccarmi da lui. Pensavo fosse più facile prenderci un pó di tempo prima di ritornare a fare l'amore, ma ora anche solo il fatto che stia al mio fianco manda i miei ormoni in confusione. Charles e Lydia vengono a salutarci davanti la porti d'ingresso.
<<Passate una buona serata>> ci augura porgendo la copia delle chiavi di casa a Tyler. Ha pure un ciondolo vicino, è una piccola coccinella sorridente con le ali aperte e in mezzo c'è scritto Casa.
<<Non fate molto tardi>>
<<Tranquillo papà>> dice Tyler sbuffando e infilando le chiavi nella tasca dei pantaloni. Sicuramente non si sarà reso conto di averlo chiamato papà ma lo sguardo di Charles è impagabile, gli occhi gli diventano lucidi e se non fossi ancora stordita per la questione di prima anche io sarei emozionata. Forse il fatto che gli sia uscito spontaneo è ancora più bello. Non vado pazza per quest'uomo ma di sicuro che Tyler volesse dargli una seconda possibilità io sarei la prima a dargli manforte.
<<Andiamo su>> Vengo presa per mano e portata fuori. Saliamo in macchina e sena neanche infilare la cintura parte. Le vecchie abitudini non muoiono mai. Per tutto il tragitto non riesco a stare ferma sulla sedia, sono troppo curiosa di sapere dove mi porterà.
<<Stasera stava per saltare la nostra uscita>> dice abbassando i finestrini.
<<Mai e poi mai>> rispondo, ma so che se lui non si fosse fermato io non l'avrei fatto. Non sono abituata che sia Tyler ad avere la freddezza di dire basta, era sempre lui quello che doveva essere fermato. Forse veramente sta mettendo la testa a posto, e non parlo solo di questo gesto, ma mi sta dimostrando che in una situzione come questa che sta vivendo può mettere da parte l'orgoglio e fare ciò che è meglio per sua sorella. Sono davvero fiera di lui.
<<Allora dove andiamo?>> chiedo cambiando discorso.
<<Smettila di chiederlo, non ti dirò nulla>>
Non posso neanche azzardare a dire un posto perché questa zona mi è totalmente sconosciuta. Però inizio a depennare alcune opzioni.
<<Allora il mare no perché fa troppo freddo, mh... In discoteca assolutamente no, non mi faresti vestire mai così per andare in discoteca>>
<<Se fosse per me in discoteca non ti ci manderei proprio. E se dovessi andare e io dovessi scegliere il tuo outfit sarebbe di sicuro: Vestiti lunghi e velo in testa>> scherza finendo per ridere alla sua stessa battuta.
<<Non fa ridere>>
<<Dai non mettere il broncio come una bambina>> incrocio le braccia al petto fingendo di essermela presa e lui allunga una mano aspettando che io gli porga la mia, ed è esattamente quello che faccio.
Mi metto comoda sul sedile e ispiro l'aria fresca della sera. Questi momenti tutti nostri ormai erano solo un lontano ricordo che ogni sera a Londra non facevano che tornarmi come un loop. Non pensavo ne avrei vissuti mai altri con lui. Invece eccoci qui in macchina mano nella mano verso un luogo sconosciuto, ma so che ovunque mi porti io starò bene, però starò con lui. Il resto del tragitto passa solo con la musica della radio in sottofondo, ci lanciamo  sguardi silenziosi che però dicono tante parole, e sopratutto esprimono vero amore.
Capisco che siamo arrivati solo quando Tyler ferma la macchina e la spegne. Io mi guardo intorno ma apparte un edificio in lontananza non vedo nient'altro. Questo posto è completamente isolato, aggiungendo che è anche sera mette pure i brividi.
<<Mi hai portato qui per uccidermi?>> chiedo sfilandomi la cintura di sicurezza.
<<Oh cazzo mi hai scoperto, ora sarò costretto a cacciare il mio pugnale e ucciderti prima che tu scappa via>> risponde con un tono buffo ma a me non fa ridere, questo posto mette davvero i brividi.
<<Oggi ti piace proprio scherzare eh?>> lui annuisce compiaciuto e poi scende. Mi aggrappo al suo braccio e così facendo mi sento una bambina spaesata... Spaesata? Si, bambina..? Un pó.
Atraversiamo il marciapiede per arrivare all'edificio che ho visto poco fa, almeno credo che siamo diretti lì, insomma é l'unico edificio esistente per il resto stiamo in mezzo al nulla. Passiamo per il prato così tagliamo la tarda. A momenti rischio anche di cadere e se non mi tenessi stretta al braccio di Tyler probabilmente ora mi ritroverei col sedere per terra, colpa dell'erba bagnata, qualcuno avrà irrigato questo prato ma non ne vedo il senso visto che questa zona è tutta isolata. Come avevo pensato arriviamo in quell'edificio però mi sembra che questo sia il retro dell'edificio, perché passiamo per una porta nera in ferro. Tyler accende la torcia del telefono e illumina un paio di scale. Io rimango ancora stretta al suo braccio e non dico nulla. Percorriamo le scale che sembrano non finire più.
<<Ma dove stiamo andando? Che posto è questo?>>
<<Shh, non parlare>> risponde continuando a salire le scale e poco dopo arriviamo a un'altra porta nera. Ma prima di aprirla si mette davanti e mi punta la torcia in faccia.
<<Pronta?>> chiede e io con gli occhi socchiusi per la luce accecante annuisco. Quando apre la porta non riesco subito a capire dove siamo perché la luce mi ha leggermente accettato. Strofini gli occhi e quando li riapro rimango senza fiato. Siamo su un tetto che mostra le luci di San Diego da lontano.
<<Quanto cazzo siamo alti?>> chiedo con gli occhi che quasi mi escono dalle orbite.
<<L'entusiasmo ti fa dire parolacce? Comunque siamo in alto, molto in alto>>
<<Beh questo lo sapevo genio ma... Dove ci troviamo?>> chiedo avvicinandomi al muretto per guardare in basso. Siamo cosi in alto che non si vede neanche cosa ci sia sotto, é anche colpa del buio e del fatto che nei dintorni non ci sia la minima illinazione, zero lampioni, zero case.
<<Murphy Canyon Preschool>> mi giro verso di lui che guarda il panorama con le mani in tasca.
<<Una scuola elementare?>>
<<Precisamente la mia>>
<<È altissima quanti piani avrà>> la mia scuola aveva al massimo due piani ossia piano terra e primo piano, e al piano di sopra vi erano i bambini del primo e secondo anno.
<<Credo 10>> alza le spalle come se fosse una cosa normale che una scuola elementare abbia dieci piani, non ho neanche mai visto un centro commerciale con così tanti piani.
<<Ma sono tantissimi>> ora capisco perché è così alto. Neanche sul letto del mio liceo si riusciva a vedere San Diego. Eppure erano ben 5 piano in quell'istituto.
<<È una scuola privata, si può dire la migliore in questa zona>> non pensavo andasse a una scuola privata. Da piccola mi insegnavano che chi veniva da una scuola privata era sempre più intelligente di chi Invece avesse frequentato una scuola pubblica, io avevo molto amici al liceo che venivano da scuole medie o elementari  private eppure non sono mai stati dei grandi geni.
<<Non pensavo venissi da una scuola privata>>
<<Ti sorprendi perché non sono abbastanza intelligente?>> gli vorrei dire che invece è il ragazzo più intelligente e furbo che io conosca ma scuoto solo la testa e gli do le spalle per continuare a guardare il panorama. Lui poco dopo vieni di fianco a me appoggiando i gomiti sul muretto.
<<E tu che scuola hai frequentato?>>
<<Elementari, medie o liceo?>> chiedo e lui ci pensa un pó prima di rispondere.
<<Liceo>>
<<Canyon Crest Academy. Mi piaceva per lo stemma del corvo nero>> lui pensa che io stia scherzando ma quando capisce che sono seria scoppia a ridere.
<<Avevo 13 anni qiando dovevo scegliere in che liceo andare ero piccola. Tu che hai scelto?>> quando finisce di sbellicarsi dalle risate mi risponde.
<<Alla Montgomery, e non per il logo, ma perché non vivendo più con mio padre non potevo permettermi un liceo molto costoso>> finisce di ridere e man mano che parla diventa serio.
<<Per chiunque vivesse nella casa famiglia di Melissa la scuola d'obbligo era fino al compimento dei 18 anni quindi fino alla fine del liceo. Ognuno di noi poteva scegliere in quale liceo andare ma ci stava un budget di fondo finanziato dallo stato. La scelta non era molto vasta e tra le varie opzioni ho scelto quella>> spiega e per tutto il tempo non ha fatto altro che fissare le luci in lontananza. Mi piace quando mi parla di lui e del suo passato, sopratutto quando non sono io a dover glielo chiedere o addirittura a doverglielo supplicare. Poi il fatto che abbia nominato Melissa dopo così tanto tempo, e che lo faccia quasi con il sorriso sulle labbra, mi fa emozionare. Signfica che gli ha lasciato un buon ricordo, e che ha superato il suo lutto.
<<Come passavi le giornate la?>>
<<Intendi la casa famiglia?>> annuisco.
<<Non ero quasi mai li, la mattina ero a scuola dopo pranzo uscivo di nuovo, o con alcuni compagni di scuola o con chi capitava. Quando rimanevo in quella casa per molto tempo era solo perché Lydia aveva bisogno di me>> chissà quante altre cose gli saranno successe, non lo dice e non lo lascia neanche intendere, però glielo leggo negli occhi che ne ha vissute tante. Mi si spezza il cuore al solo pensiero che lui abbia vissuto cose orribilo quando era solo un bambino.
<<Ma basta parlare di me, tu non hai nulla da raccontarmi?>> si gira verso di me. Sembra il ritorno dei primi mesi quando io cercavo di scoprire anche la benché minima cosa su di lui e lui faceva domande a me sul mio passato.
<<Nom ho molto da raccontare, quando andavo al liceo la mia vita era molto monotona, avevo sempre Alex al mio fianco ed era l'unico con cui passavo interi pomeriggi, non ho mai avuto una migliore amica ai tempi del liceo?>>
<<Perché no?>> mi chiede con la curiosità negli occhi e il fatto che si interessi così tanto al mio passato é stupendo. In realtà sapevo già che lui si interessasse a ogni cosa che riguardi me però vedere il suo sguardo così attento a captare ogni mia parola mi fa sentire benissimo.
<<Le ragazze del mio liceo avevano come interesse solo sesso e Alcoll>>
<<E tu no? Insomma non che mi lmaneti che tu non sia andata a letto con nessuno prima, ma la domanda sorge spontanea, tu non hai mai pensato al sesso durante il liceo?>>
<<Certo, ma non signfica che dovessi anche farlo? Perché tu non ci pensavi?>> chiedo ridendo, ma mi pento di aver fatto quella domanda perché in fondo so qual'é la risposta.
<<Io ci pensavo e lo praticavo. La mia prima volta è stata a sedici anni, con la ragazza di un mio amico...e l'abbiamo fatto a casa del mio amico... >>
<<OK, non voglio sapere i dettagli>> mi tappo le orecchie. Lui mima il gesto di cucirsi le labbra ma ora la scena di lui che fa sesso con un'altra ragazza sarà impressa per tutta la sera nella mia mente, è normale essere gelosi di una cosa successa anni e anni fa?.
Ritorno a guardare le luci da lontano, se lui è venuto a questa scuola signfica che non abitava molto lontano da qui, eppure la casa del padre non è la stessa in cui ha vissuto da piccolo. Sto per chiedergli dove abitasse da piccolo ma mi prende per mano e mi trascina dall'altro lato della terrazza, che solo ora noto essere enorme come un campo da calcio.
Mi porta vicino il muretto che si trova al lato opposto da dove siamo venuti.
<<Inginocchiati>> mi dice.
<<Cosa?>>
<<Dai su>> si ingocchia e mi tira con se vicino al muretto. Prende la torcia del telefono e illumina una parte del muretto che è scarabbocchiata. Non è uno scarabocchio, è una scritta.
Io penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno.
È la frase di Vincent van Gogh, più precisamente la stessa frase che citó durante il nostro tour al national gallery di Londra, prima che iniziassimo a litigare.
<<Questa frase... >> dico toccando con le dita ogni lettera che è stata graffiata con qualcosa di appuntito, forse una forbice o un sasso.
<<Già... La mia frase preferita da quando avevo nove anni>> a nove anni io non studiavo di certo Vincent van Gogh, forse il fatto che nelle scuole private ti diano un educazione molto più vasta che le scuole pubbliche non è tanto una bugia.
<<È una frase bellissima, perché però scriverla qui?>> lui si siede per terra e anche io faccio lo stesso, le ginocchia stavano iniziando a farmi male.
<<Venivo durante la ricreazione, mi piaceva scrivere sui muri, la maggior parte erano parolacce o nuove parole imparate durante la lezione, ma qui è l'unico posto dove io abbia mai scritto questa frase>> mi spiega toccando la parola colorata che solo adesso noto essere più marcata delle altre parole. L'attimo in cui entrambi rimaniamo in silenzio si leva una leggera brezza che però non è per nulla dispiacevole. Rimaniamo seduti per terra un bel po' con solo il rumore del vento in sottofondo. Lui sicuramente starà ripensando agli anni passati qui, saranno ricordi sicuramente legati al suo passato felice, non disturbo il suo fluire di ricordi e mi rannicchio vicino a lui poggiando la testa sulla sua spalla.
<<Ti amo>> dice improvvisamente.
<<Avevo solo voglia di ricordartelo>> continua e in fine mi da un bacio sulla testa.
<<Anche io ti amo>> ed è vero io amo questo ragazzo dalla testa fino ai piedi. Forse il mio amore verso i suoi confronti non riuscirebbe neanche a riempire questo tetto, e forse neanche trenta di questi tetti ed è buffo pensare che un amore così grande possa essere contenuto da una sola persona, quando però la mia mano viene stretta a quella di Tyler penso.. No una sola persona, il nostro amore è diviso due.

Non odiarmi perché ti amo 2 (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora