11. -Una festa vendicativa

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A interrompere i miei dolci sogni è quell'aggeggio, avvolte molto inutile, che non smette di vibrare da almeno mezz'ora.
Una delle cose che ho sempre portato sulle palle è il fastidioso mondo dei gruppi Whatsapp.
Credo proprio che questi messaggi vengano da uno dei fottuti gruppi che possiedo in quell'ingranaggio del cazzo.

Lo afferro sbuffando e strofinandomi ancora gli occhi e tremendamente impastata dal sonno.
La mia tranquillità era così elevata sotto quelle morbide e profumate coperte.

Come immaginavo, si tratta di un inutile gruppo WhatsApp.
Quest'ultimo s'intitola: "Family di stocazzo"

Rido a quel titolo e curiosa guarda i partecipanti, che sono 16.
Io ne conosco solo 7 o 8, questo mi fa sentire una sfigata.

*Mick Hunt
"Abbiamo deciso di fare una cena insieme, un po' simile come quella che si è tenuta a casa di Bianca qualche sera fa.
Insieme ad un fidato staff, l'incontro si terrà a casa di Alan alle 9, come sempre."

*Bianca
"Il fidato staff s'intende per Derick e Alan?"

*Elisea Bennet
"No, avrai dimenticato l'altro coglione di turno."

Rido alla riposta di Elysea.
Elysea è un ragazza che frequenta, come me e Bianca, l'ultimo anno della High School.
L'ho conosciuta grazie a questo nuovo gruppo, in cui sono riuscita a stringere diversi rapporti con alcuni di loro, e non sono per niente male, l'esatto contrario di quello che credevo.

*Alan Coglione Haywood
"Ce qualcuno che non verrà?"

*Io
"Si, tu."

La risposta arriva dopo pochi secondi, già riesco a immaginare che si tratta della reazione di diversi di loro.

*Mick Hunt
"Odore di fango, @alancoglionehaywood

Scoppio a ridere nel momento in cui leggo il tag di Mick.
Spengo il cellulare e inizio con l'iniziare a prepararmi, sono già le otto, e un'ora di tempo significa andare molto velocemente.

Molto velocemente riesco a lavare e asciugare i capelli, non m'ittrattengo molto nel vestirmi, dato che avevo già programmato tutto dentro la doccia, insieme ai mille pensieri che mi tormentano ormai da ore.

Quasi alla fine del mio lavoro, prendo il cellulare e scrivo ad Alan.

*Io
"Dimmi il tuo indirizzo.

*Alan
"Piccola, se vuoi avere una notte focosa adesso, posso raggiungerti io."

*Io
"Non voglio avere una notte focosa con te, Alan. Dammi il tuo indirizzo e basta."

*Alan
"Quando hai deciso di baciarmi non mi è sembrato che tu dicessi questo, anzi, i tuoi fianchi si muovevano così bene."

*Io
"Ero ubriaca. Non mi azzarderei mai a fare una cosa simile da sobria."

*Alan
"Dovresti ubriacarti più spesso allora, sei così simpatica,
Hahaha
-St. Niko's 227

*Io
"Grazie per l'indirizzo!.

***

M'infilo in macchina e subito parto con delle canzoni ad alto volume.
Raggiungo casa di Bianca, che non si sa con l'aiuto di quale Santo, scende subito senza lasciami aspettare di sotto per qualche minuto.

"Stai bene?"
"Si, perché?"
"Perché non eri mai scesa così velocemente." Riparto e in pochi minuti arrivo a casa di Alan, che a giudicare dall'esterno è una villa.

Il colore delle pareti esterne è bianco.
Delle colonne bianche sorreggono il piano di sopra, che nella facciata frontale indossa una vetrata enorme, quest'ultima lascia a vedere il salotto con un camino.
A rendere tutto più evidenziato sono le luci che si proiettano sulle porte.

"Chiudi la bocca. Ti avevo già detto che la sua situazione economica è alla cima della scala sociale di oggi. Perciò, non stupirti." Annuisco.
"Anche perché non hai ancora visto dentro." Continua, a quelle parole mi sbatto una mano in fronte.

Oltrepassata la porta, un buon odore mi invade le narici e non c'è la solita musica che spacca i timpani.
I ragazzi, perlopiù 15, sono sparsi per tutta la casa, che chiacchierano o giocano a qualcosa ridendo a crepapelle.

Ad accoglierci sono Alan seguito da Elysea e l'ossigenata della sua fidanzata.
Mi sta così sul cazzo!

***

Metto giù le posate e, con tutta la dolcezza che ho in corpo, cerco di instaurare o migliorare delle nuove amicizie.

Afferro un ultimo pezzo di pizza e lo mangio in pochi minuti, onestamente avevo un po' di fame. Un po' troppa.

"Che ne dite di andare al bowling?" Domanda Derick con ancora la bocca piena di cibo.

"Chiudi la bocca, agg vist a Torre Eiffel là dint." Alan gli lancia una patatina con uno sguardo disgustato.

La patatina ritorna indietro, ma Alan si scosta.
"Non l'hai centrato." Commento e lui risponde con un dito medio.
"È la stessa frase che gli dice una ragazza durante una scopata." Mi sussurra all'orecchio Alan, ma tutti lo sentono lo stesso scoppiano a ridere, tutti tranne Derick.

"Comunque no. Si nesci fora, attrovi i pinguina ca ti salutunu n'semi e polaretti." Ad aggregarsi ad Alan con il dialetto siciliano è Nicolò, anche lui proveniente dall'Italia.
Non so come lui conosca Alan, ne come e perché sia a Londra.

Quello che so di lui è che il suo migliore amico è Alan, di conseguenza si sono sempre supportati a vicenda, questo li rende così uniti.
Hanno un rapporto così stretto.

Avverto la mano di Alan toccarmi la coscia, che è scoperta del tutto sotto il suo tatto.
Anche se l'intenzione era quella di sedersi di fianco a lui e ignorarlo completamente, ma fare questa azione con lui, potrebbe essere considerato un'impresa difficile e complessa tanto quanto mettere piede su Marte.

Ieri durante quel fatidico litigio mi sono sentita così offesa e presa in giro, che non sono riuscita a trattenere neanche le lacrime.
Il dolore che mi ha colpito è stato così forte ed efficace su di me.

"Alan togli quella mano o ti mozzo il pisello." Sussurro tra i denti mentre faccio finta di essere interessata ai dialoghi dei ragazzi.
"Sei così eccitante da arrabbiata. Te lo hanno mai detto?"
"E pure la lingua." Dico con difficoltà, quando la sua mano scende sotto la mia gonna.

Sento una sensazione così strana nel basso ventre e cerco di non darlo a vedere lasciando andare dei lunghi sospiri.
Lo guardo con la coda dell'occhio e riesco a vedere quanto lui possa essere rilassato agli occhi degli altri.

"Alan, cazzo smettila..!" Lui trattiene un sorriso mordendosi il labbro inferiore.
Stringe delicatamente la mia coscia e poi la lascia andare continuando accarezzando la mutanda.

Le mie gambe tremano e sento il sudore farsi spazio su tutta mia pelle.
Cerco di fargliela smettere dandogli un pizzicotto sul braccio, ma non accade nulla se non le sue dita dentro la mia mutanda come se fosse una sfida a chi riesce meglio la vendetta.

"Togli quella cazzo di mano o mi strapperai le mutande." Dico la prima scusa che mi passa per la testa.

"Un motivo in più per toglierle" Sussurra ridendo, toglie le mani dalle mutande e so alza andando verso non so dove.
Mi ha sul serio lasciata così?

Mi alzo anch'io andando fuori e sedendomi su una sedia.
Qualche minuto dopo, aver sfogliato instagram, entro dentro dirigendomi verso il bagno.

Una mano mi afferra e mi trascina dentro una stanza al buio.



The change [COMPLETA] ||Geôlier.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora