13. -Un dialetto impossibile

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"Rilassati, sono quì solo perché ho dimenticato la chiavetta." La afferra da sulla scrivania.

"Non fare l'arrabbiato, Alan. L'unica che dovrebbe essere arrabbiata qui, sono io." Mi alzo dal letto e avanzo di qualche centimetro verso di lui.

"Tu. E perché?" Dice e negli occhi riesco a leggere quanto lui potesse aspettare questo momento.

"Ti ho chiesto chiaramente di aiutarti, con l'intento di farti recuperare il più possibile, e indovina un po' qual'è stata la risposta? No, meglio metterci un puntino.
Un puntino? Come scusa? Ti ho praticamente fatto capire, che sarei capace di rinunciare a tutto per darti una mano! E tu cosa? No.
Ma fai sul serio?!" Lascio un lungo respiro e chiudo gli occhi con la speranza di non uscire di testa.
Potrei essere capace di crollare davanti a lui, ma non voglio farlo proprio adesso.

"Tu tagli i rapporti in quel modo? Infilando le dite nelle mutandine di una qualsiasi ragazza?" Vedo che lui nasconde un sorriso e gli do un pugno sulla spalla.
"E non ridere!"

"Okay. Una seconda chance me la dai?"
"No! Non mi dimostri mai nulla." Metto il broncio.
"Per favore."
"Ti ho già dato una risposta e di certo non cambierà."
"Okay. Ma sappi che non sono venuto per la chiavetta, ma per te." Il mio cuore perde un più di un solo battito e ancora una volta sento quella strana sensazione allo stomaco.

"Lo dici solo perché sai che sono arrabbiata." Rispondo rivolgendogli i miei occhi.
"Mi hai preso per un morto di figa?" Dopo aver finito quella frase il suo telefono inizia a squillare.

"No Derick, tu sei sempre nei casini. Perché l'hai fatto? Arrivo."
"Devo andare, a domani." Mette il cellulare in tasca.

"Portami con te"
"No."
"Sono ancora arrabbiata con te! Quindi adesso verrò con te." Dico velocemente, mentre lui scende le scale.
"Ti ho detto di no!"
"Dai Alan! Voglio venire con te."
"Ti ho già dato una risposta e di certo non cambierà." Copia le mie stesse parole.

Come al solito, saluta mia madre, ma continuo a seguirlo anche dopo aver abbandonato casa mia.

Afferro la maniglia dello sportello e lui mi guarda serio.
"Non azzardarti ad entrare."
"Ah okay."

Mi siedo nel sedile della sua macchina e aspetto che anche lui entri.
"Meglio incazzata" Barbotta.
"Sono ancora arrabbiata! Ma non so come, riesci sempre a farmi cambiare idea." Sussurro l'ultima parte incredibilmente imbarazzata.
Mi rivolge un occhiata con un sorriso soddisfatto ma resta zitto.

"Ti vanterai di questa cosa per i prossimi 2 mesi?"
"Forse" Sorride ed io alzo gli occhi al cielo.

"Dove andiamo?"
"In un posto che non vedrai."
"I finestrini sono trasparenti."
"Non penserai mica che parcheggierò davanti al locale."
"Scenderò."

Dopo quella mia parola nessuno dei due si azzarda a rispondere.
Riesco a notare che la velocità della macchina rallenta e ci metto poco a capire che l'enorme locale blu notte è la nostra meta.

"È quello?" Lui annuisce.
"Pos-"
"No. Non puoi scendere." Lui esce dall'auto e sento uno strano rumore.
Ha chiuso l'auto.

Sbuffo e aspetto.

10 minuti dopo:

L'attesa si fa lunga.

Noto due ragazzi uscire dalla porta nera e venire verso la macchina.
Alan e Derick.

Alan apre l'auto e in un attimo sia lui che Derick entrano.
"Sai Alan, avevo preso in considerazione la scelta di restare a invecchiare qua dentro."
"Meglio, magari fai meni casini." Rimango a bocca aperta mentre sento Derick sghignazzare.

The change [COMPLETA] ||Geôlier.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora