Doubts and Uncertainties

696 49 25
                                    

Era disteso scompostamente sul suo letto, lo stereo a tutto volume - come al solito - e un fumetto a pochi millimetri dal suo naso che, per quanto interessante, non riusciva a coinvolgerlo come avrebbe dovuto. Le parole all'interno delle nuvolette parevano vorticare tra le pagine e, per quanto si sforzasse di focalizzare l'attenzione su di esse, perdeva costantemente il filo dei dialoghi tra i protagonisti.

La rivista perse qualsivoglia importanza quando il rumore della porta che si apriva e richiudeva velocemente gli fece alzare lo sguardo in preda ad un tremito di timore.

Ancora una volta, Eddie era in piedi nella penombra della sua camera da letto; ancora una volta, senza essere stato invitato. Richie si sollevò a sedere al centro del materasso, le coperte sgualcite dal suo peso, le sopracciglia corrugate e il cuore che lentamente cominciava ad accelerare nella sua corsa. Era sgusciato oltre l'uscio come un ladro: silenzioso, agile e inaspettato.

«Che diamine ci fai qui?» domandò prima ancora che quest'altro potesse aprire bocca, la voce ridotta ad un bisbiglio e gli occhi completamente incatenati dallo sguardo di Eddie.

«Volevo vederti.» rispose, scrollando le spalle e accennando un sorriso, uno di quelli dolci che rendeva il suo viso, dai tratti morbidi e delicati, il più carino in assoluto.

«Come sei entrato? - chiese a quel punto, facendo scorrere lo sguardo e notando l'ora tarda: i suoi genitori dovevano essere a letto da un pezzo, ormai. - È notte fonda!» aggiunse, deglutendo a fatica, completamente stregato dai lenti e sicuri passi che l'altro stava compiendo nella sua direzione. Eddie non rispose, non immediatamente, almeno. Più gli si avvicinava, più quel sorriso angelico veniva illuminato dalla lampada sul comodino di Richie, rivelandosi più che altro un ghigno smaliziato che lo fece sussultare.

«È davvero importante?» una minuscola fossetta si formò sul lato destro della guancia del più basso nell'esatto momento in cui il corvino si sollevò in piedi, ora a pochissimi millimetri da quella figura. Da quella distanza riusciva persino a sentire il respiro di Eddie infrangersi leggero contro la pelle del proprio viso, caldo e delicato come una carezza. Quando le mani del castano si poggiarono sui suoi fianchi, il cuore gli schizzo in gola e le sue palpebre si sgranarono di conseguenza.

«Aspetta, che stai facendo?» la voce uscì dalle sue labbra a rantoli, i loro toraci si sfiorarono, muovendosi all'unisono e Richie sentì la carne, entrata in contatto con quella del compagno, andare istantaneamente a fuoco.

«Devo spiegartelo?» inarcò un sopracciglio e Richie affogò nelle sue pupille umide e dilatate, poi sentì un vuoto allo stomaco quando una delle mani di Eddie, si spostò sul cavallo dei suoi pantaloni. In un primo momento non si era nemmeno reso conto di quanto stretti fossero diventati i suoi boxer, ma quel gesto riuscì a mettere in evidenza quando realmente eccitato fosse. Non poteva essere vero.

Lo bloccò, circondandogli quel polso esile con le dita e ricevendo in cambio un broncio, indispettito ma non per questo meno intraprendente.

«Eddie... aspetta.» sussurrò poco convinto, troppo concentrato a non perdersi neppure uno dei flebili sospiri che l'amico emetteva e che inevitabilmente percepiva sul proprio corpo.

«Sono quattro anni che aspetto. - lo rimbeccò prontamente, mentre la mano libera raggiungeva la zip dei jeans indossati dal corvino, prendendo a farla scorrere lentamente verso il basso. - Mi sembra di aver atteso a sufficienza.» concluse, insinuandosi sotto la stoffa dei pantaloni e stringendo la sua lunghezza, ancora intrappolata dalla sottile costrizione degli slip. Richie strinse gli occhi, inarcando il collo e mordicchiandosi il labbro inferiore. Possibile che la sua forza di volontà fosse così scarsa da rendergli impossibile frenare Eddie?

«Non è la cosa giusta.» mormorò, tornando a specchiarsi nelle iridi nocciola dell'altro, che non aveva smesso di guardarlo nemmeno per un istante. Era perfettamente conscio di quanto folle e assolutamente insensata sarebbe stata quell'idea, allora perché quelle proteste parevano così sterili perfino alle sue stesse orecchie? Si sentiva come vittima di un sortilegio, un incantesimo che gli impediva di allontanare il castano e che anzi, gli imponeva di restare immobile.

Beep-Beep Richie [Reddie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora