Stan Uris takes word

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Fare l'idiota era una cosa che gli veniva facilmente. L'inebriante senso di potere che derivava dalle risate di chi lo stava ad ascoltare, lo spingeva a fare sempre di più, a fare sempre meglio: lo faceva star bene come poche come poche cose al mondo.

Forse proprio da quell'irrefrenabile necessità di veder sorridere le persone erano nate le sue Voci. Però non ne era assolutamente certo. Alcune di loro bazzicavano nella sua mente da quando aveva memoria, facendogli compagnia ogni qualvolta si sentiva solo, parlando al posto suo se gli mancava il coraggio, rimproverandolo quando si comportava nel modo errato. C'erano quelle più rumorose, che pretendevano l'attenzione sia di Richie che della gente circostante, altre invece se ne restavano in disparte, subentrando solo nei momenti che ritenevano opportuni.

E quante volte era stato additato come matto? Ma nemmeno quello era servito a zittire la sua boccaccia e a sopprimere le sue Voci. Semplicemente erano parte di lui, crescevano con lui, accompagnandolo in ogni singolo giorno, dal più triste al più felice. Nemmeno quando con i Perdenti era andato per la prima volta nella casa di Neibolt Street, nemmeno quando si era specchiato negli occhi del diavolo, l'avevano abbandonato. Al contrario, Richie non ricordava di averle mai sentite vive e agguerrite come quel giorno. Addirittura era arrivato a credere che quelle fantasiose entità fossero più forti della sua stessa persona, disposte a lottare per lui e a proteggerlo. Aveva fatto di loro la sua arma personale, il suo esercito, certo che nemmeno il demonio avrebbe potuto privarlo di esse.

Poi era successa una cosa che, data la sua esperienza di vita, considerò assurda.

Fu quando, per seguire Bill nel suo folle piano (l'avrebbe seguito anche in capo al mondo), erano scesi nel sottosuolo della città, lì dove avevano presupposto si trovasse quel clown di merda. Era stato il primo ad accettare, grazie a quel briciolo di coraggio alimentato da coloro che vivevano dentro di lui, con lui. Dopo intere ore di incessante marcia, in quell'oscurità ammortizzata unicamente dai fiammiferi che Beverly accendeva di tanto in tanto, Eddie si era bloccato di scatto, causando una collisione a catena fra tutti i membri del gruppo. Quando Ben gli aveva domandato cosa fosse successo, Eddie si era rivolto a tutti in tono greve: a detta sua si trovavano a più di novecento metri sotto Derry, oramai distanti anni luce dalle fogne che l'essere umano aveva creato artificialmente. Se glielo avesse detto chiunque altro, probabilmente avrebbe riso istericamente, considerando la notizia in questione un'assurdità di dimensioni cosmiche. Ma quell'affermazione non era sgusciata fuori dalle labbra di Mike, né tantomeno da quelle di Stan; era stato Eddie. E se colui che consideravano la bussola del gruppo era assolutamente certo di un fatto del genere, non poteva far altro che crederci. Lui sapeva sempre dove si trovava, sapeva sempre come muoversi, sapeva sempre come tornare a casa. Richie aveva provato a pensare ad una qualsiasi battuta per sdrammatizzare. Ti sei smagnetizzato, Eds? Ma la lingua gli si era paralizzata, e insieme ad essa, anche il cervello. In quel momento l'unica parte del suo corpo che ancora pareva intenzionata a funzionare adeguatamente erano le gambe che, come guidate da una forza sovrannaturale, continuavano a muoversi per avanzare.

E proprio mentre, in fila indiana, procedevano inesorabilmente la loro caccia, immersi nel fetido odore della morte, It si era palesato nelle vesti di una delle sue più grandi paure, riuscendo a ghiacciargli il sangue nelle vene. Ricordava perfettamente di averlo sentito arrivare ancor prima di riuscire a percepire la sua presenza fisica. La puzza di marcio aveva invaso le sue narici, penetrando come un veleno tossico nei suoi polmoni. Poi lo aveva sentito sibilare e strisciare nella sua direzione, i suoi rantoli minacciosi gli avevano accarezzato la pelle fino ad ustionarla e per alcuni istanti fu certo di essere finito nelle fiamme di quell'inferno che tanto temeva. Ma il terrore, quello vero e attanagliante, era sopraggiunto quando si era reso conto che, per la prima volta, nella sua mente era calato un silenzio spettrale. Nessuno, nemmeno un bisbiglio a suggerirgli cosa dire o come agire. E in quell'attimo la presenza dei perdenti era divenuta nulla: era completamente solo e a Pennywise sarebbe bastato allungare una mano per inghiottirlo, per farlo annegare nei meandri della follia e cibarsi dei battiti del suo cuore, accelerati da quel panico mortale.

Beep-Beep Richie [Reddie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora