Apocalypse || The 100

Trikheda

{ Un capitolo ogni venerdì. Il giorno può variare in base ai miei impegni scolastici ed extrascolastici. Buona lettura❤️ }

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Alie era finalmente stata sconfitta, ma lo spettacolo che si presentava davanti agli occhi dei sopravvissuti non era di certo dei più piacevoli: sangue, cadaveri, persino d'infanti, gente che veniva tolta dalle croci a cui era appesa. Nonostante il peggio fosse passato, l'Inferno ancora regnava in città.

Alexis era scesa insieme a Bellamy e Clarke dalla torre, ma non stava esattamente ascoltando ciò di cui loro stavano discutendo.

Era ancora persa tra i suoi pensieri, che l'avevano riportata fino al sogno che aveva avuto qualche giorno prima.. Purtroppo, ormai era evidente il fatto che i suoi incubi fossero diventati premonitori; anzi, lo erano già da tempo, ma prima era troppo spaventata da essi per poterlo ammettere ed anche accettarlo. Nonostante sapesse la gravità di ciò, decise che però nessuno avrebbe dovuto sapere di quei suoi sogni premonitori. Non poteva avere la piena certezza di prevedere il futuro attraverso essi, d'altronde erano sempre più confusi.

«Come possiamo dire a queste persone che il mondo sta finendo, dopo tutto ciò che hanno affrontato?» la voce di Clarke era quasi spezzata, rivelando lo stato d'animo della ragazza.

«Semplice: non lo faremo. Prima si trova una soluzione al problema, successivamente si espone il problema. Se rivelassimo che tra sei mesi ci sarà una nuova Apocalisse, tutto piomberebbe nel caos e, sinceramente, una pausa sarebbe gradita.» ripresa dalla sua trance, Alexis ragionò sul problema e ne uscì fuori con una soluzione giudiziosa e accorta.

«Alexis non ha tutti i torti, in più non siamo nemmeno sicuri che Alie ci abbia detto la verità. Quindi, una volta sicuri di ciò che sta accadendo e di come affrontarlo, diremo a tutti ciò che sappiamo.» Bellamy confermò le parole di Alexis e Clarke non osò obbiettare.

Tutto d'un tratto, si udirono delle urla: una donna stava piangendo il marito, privo di vita tra le sue braccia. Bellamy e Clarke le si avvicinarono preoccupati, ma, una volta che Clarke riconobbe l'uomo, il suo volto si riempì d'inquietudine e confessò che quello stesso uomo, ormai esanime, la stava inseguendo nella Città della Luce e che proprio Lexa l'aveva ucciso.

La donna non esitò ad accusare Clarke della morte del marito, ma stavolta Clarke non fu l'unica ad essere presa in causa. «Wanheda. Trikheda. Voi siete le responsabili di tutto ciò.» e nel mentre che pronunciava il secondo nome, la donna guardava minacciosa Alexis. Quest'ultima s'accigliò, chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi quel nomignolo e la colpa della morte di quell'uomo.

«Questa me la paghi, Wanheda dei miei stivali.» sbottò Alexis, facendosi sentire solo da Clarke.

«Avranno capito anche loro la tua fatalità.» Clarke stava ridendo sotto i baffi, volendo solo schernire la brutalità dei modi di Alexis.

Non sapeva perché l'avessero accusata, ma ciò che era più plausibile era che l'avessero tirata in causa per il suo carattere e i suoi modi di fare, d'altronde Alexis si era presentata bene solo di fronte a pochi terrestri. La maggior parte la conoscevano esclusivamente per le sue abilità nell'assassinio e per i suoi modi scontrosi.

Anche per questo, i terrestri l'avevano soprannominata in quel modo: Trik derivava dalla parola Trikova, la quale significava ombra in Trigedasleng, perciò Trikheda alludeva a una comandante delle tenebre ed Alexis era esattamente vista come un'ombra fatale da loro.

Riuscirono comunque a liberarsene, precipitandosi da Abby e Kane ed avvisandoli che avrebbero dovuto andarsene il più presto possibile da quel luogo, tanto inospitale quanto raccapricciante. Abby voleva rimanere a curare i feriti, ma i tre ragazzi sapevano che i terrestri non avrebbero mai accettato il loro aiuto, poiché secondo loro era il popolo del Cielo la causa di quella sventura.