Hate

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«L'odio non si spegne con l'odio, ma con l'amore: questa è la legge eterna.» Alexis si stava preparando per raggiungere il padre, che l'aveva chiamata urgentemente.

«E questa dove l'hai sentita?» Bellamy fu però svegliato dalle sue maniere aggraziate, che tanto dolci in realtà non erano. Alexis rise.

«Da un uomo che credeva nell'amore fraterno.» rispose, volatilizzandosi dietro alla porta, stranamente non seguita dal lupo; quella volta aveva preferito rimanersene a letto, in compagnia di Bellamy.

***

L'odio è uno dei peggiori sentimenti che l'uomo può provare verso i suoi simili, in quanto è l'emozione che distrugge non solo l'anima di chi viene colpito, ma anche quella di chi colpisce. È una lama a doppio taglio perché chi odia non sarà mai in pace con se stesso. Purtroppo però, il Popolo del Cielo, in quel momento, non riusciva a far altro se non odiare Illian per ciò che aveva fatto, tanto che si recarono in massa nella sua prigione e iniziarono a pestarlo. Questa era l'urgenza di Marcus nel chiamare a rapporto la figlia, aveva bisogno del suo carattere intimidatorio per fermarli.

Tuttavia, una volta arrivata sul posto, Marcus sembrava essere riuscito a calmarli per conto suo. Aveva lasciato che uno sparo intimidisse tutti e una volta fermi, li aveva minacciati di essere i prossimi ad essere feriti dalla sua pistola. La folla radunatasi intorno a Illian si sparse, lasciandolo finalmente in pace, mentre le guardie di Kane lo aiutavano a rialzarsi.

«Vedo che hai risolto la tua emergenza da solo.» sorrise Alexis, affiancando il padre.

«Sono comunque tuo padre, qualche componente intimidatoria nel mio carattere dovrò pur averla per aver fatto nascere un demone come te.» la schernì lui, giocosamente. Alexis rise.

«Non prenderti tutti i meriti per aver messo alla luce una creatura meravigliosa quanto me.»

«Forse intendevi mostruosa come te?» di nuovo si prese gioco di lei, lasciandosi scappare una risata anche lui stesso. Alexis scosse la testa, rassegnata al fatto di dover accettare che per suo padre lei era un piccolo demone. Le avvolse poi un braccio attorno alle spalle, stringendola a sé. «Resterai il demone più bello per me, scimmietta

Alexis divenne bordò dall'imbarazzo: quel nomignolo era la sua rovina. «Non provare più a chiamarmi in quel modo, c'è stato un periodo in cui lo facevi ed era il peggiore dei miei incubi.»

Marcus rise sonoramente e poi il silenzio calò tra di loro, lasciando che l'espressione di Marcus mutasse in una più seria. «La situazione però è seria, Alex. Bisogna trovare un modo per placare la gente.»

«Grande notizia mi hai dato.» affermò lei, trattenendo a stento una risata. Marcus le lanciò un'occhiataccia.

«Il modo sei tu. Chi meglio di un demone può placare dell'odio?»

«Cosa ci guadagno se li convinco a calmarsi?»

«Nulla. Solo il senso di aver fatto la cosa giusta, per portare la pace tra la tua gente.»

«Non è roba per me.» disse, per poi andarsene. Marcus la fermò per un polso.

«Per favore, Alex. Io devo andare alla riunione con gli altri, non posso mancare, perciò non posso parlare con loro. Devi farlo tu, per me.»

Alexis non aveva alcuna intenzione di giocare a fare da mediatrice per suo padre, ma Marcus le stava facendo gli occhi dolci da almeno due minuti e non poteva resistere a quel suo sguardo implorante. Prese un bel respiro, per poi accettare. «Solo per questa volta. Fammi sapere come va la riunione.»

Apocalypse || The 100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora