Il Pilot

829 18 9
                                    

Ore 6.30 sveglia.
Ore 7.16 pullman.
Ore 7.50 a scuola.

"Cristo santo dovevo arrivare pure 20 minuti in anticipo!" penso Nicky tra se' e se'.
Era un giorno piovoso, e prendere il pullman pieno lavata fradicia era una delle poche cose che Nicky non poteva sopportare, le si modellava l'umore.
Entrò a scuola e si diresse in bagno... andava sempre in bagno quando arrivava in anticipo perché di parlare con i suoi simpaticissimi compagni non ne aveva proprio la minima voglia.
Salì le scale, fece per girare l'angolo ma prima che potesse alzare gli occhi dall'ultimo gradino ecco che un braccio la prese e la tirò in avanti.

Era Lorenzo.
"Ei ciao... come stai?" ma prima che lei potesse rispondergli lui continuò " senti oggi ho casa libera... insomma se ti va puoi fare un salto e vediamo che succede. Che ne dici". La portò dietro una colonna senza darle neanche il tempo di rispondere, la scuola era deserta. La prese per i fianchi, il suo alito al caffè invase le narici della giovane, le loro bocche erano vicinissime.
"Io.. io non .." balbettò lei impaurita che qualcuno potesse vederli.
"Shhh" disse lui mettendole un dito sulle labbra. Le sue mani scivolarono sulla zip di lei, abbassò la cerniera e si avventurò in quegli spazi che pensava di conoscere.
Nicky sospirò, non le dispiaceva, le piacevano le attenzioni, e le piaceva essere toccata ma ... a scuola... con una persona che conosceva a malapena...
"Spostati" ripose brusca lei schiacciandogli un piede .
Lui tolse le mani dai pantaloni di lei e le prese il viso con una mano: "Che cazzo pensi di fare eh? Troia. Se non vieni oggi giuro che vado in giro a raccontare a tutti quanto sei stata brava ieri a fare il tuo lavoro invece che concentrarti sulla presentazione di oggi.." non riuscì a finire la frase.
Lei corse in bagno, era spaventata, era arrabbiata, si sentiva umiliata. La toilette era deserta.
Andò vicino a uno specchio: le unghie di Lorenzo le avevano lasciato il segno sulle due guance, il trucco le si era un po' sbavato e i suoi occhi erano lo specchio della tristezza.
Ora, davanti a quello scenario pietoso, tutte le parole del ragazzo le vennero in mente : ' dirò a tutti ..'
'Merda. Ci manca solo che la gente pensi sia una prostituta..' pensò, e una vocina dentro di lei diceva ' e tu pensi di esserlo? Quello che hai fatto ieri con Lorenzo ti sembra normale ? Fare sesso con un ragazzo che non conosci..'
Nicky aprì l'acqua del rubinetto e si passò la mano bagnata e fredda sulla fronte.
No, lei non era quella, lei mesi fa non avrebbe mai venduto il suo corpo in maniera così pervertita, eppure voleva farlo: voleva sentirsi viva, voleva sentire delle mani che non le appartenevano farla godere e voleva divertirsi.
Ma non poteva permettere che la sua immagine venisse rovinata.
Non aveva altra scelta: quel giorno sarebbe dovuta andare da Lorenzo e mettere in chiaro che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbero fatto.
Si girò verso la porta del bagno, quando una ragazzina, uscita da una delle toilette, le disse: " Guarda che hai la cerniera abbassata".
"O cielo, grazie mille !" Rispose Nicky imbarazzata, sperando di non rivedere mai più quella studentessa... ma ovviamente in una scuola è impossibile nascondersi.

La campanella che segnava la prima ora suonò. Nicky fece  un bel respiro ed entrò in classe.
Nessuno sembrò far caso a lei che andò  a sedersi al solito banco in prima fila, quando le si avvicinarono Andrea e Jessica.
Forse i due che Nicky odiava di più in quel miscuglio di gente che chiamava classe.
"Oh ma dai! Non è ammalata quindi!" disse Andrea con un tono talmente alto da farsi sentire da mezza classe.
"Sai pensavamo tu ti fosse presa l'AIDS!"continuò.
A Nicky si gelò il sangue. AIDS? Cosa?
Quello poteva significare solo una cosa: che Lorenzo aveva già informato la classe della loro bella avventura, e infatti, lo vide, con la coda dell'occhio, sullo stipite della porta: braccia incrociate, aria di sfida, ciuffo ribelle che gli cadeva sugli occhi e sguardo di trionfo. 'Di lui ti occuperai  dopo' si disse tra se e se.
Mentre pensava a un modo per proteggersi da quell'imbarazzo, per sparire e non farsi più vedere in quello schifo di posto, riusciva a captare solamente alcune delle parole che Andrea e Jessica sputavano sul suo conto : "...una facile... chi l'avrebbe detto... neanche vi conoscevate... avete usato le protezioni... pensavo fosse vergine...".
Quello era un incubo. Un vero e proprio incubo.

"Signori cos'è questo trambusto ? Allora vogliamo finirla o no?".
La voce altisonante del Prof Pellizzi riportò Nicky alla realtà. Andrea e l'altra compagna si diressero verso i loro banchi continuando a lanciare risate e gridolini, mentre lei rimase lì al suo banco, con un groppo alla gola, le lacrime che volevano scenderle sulle guance e il libro di storia stropicciato tra le sue mani fredde.

Quelle ore di scuola passarono molto lentamente, anzi, a Nicky sembrarono non passare mai: tutte le volte che c'era un cambio dell'ora sentiva il gruppo dei 'fighi' fare ipotesi umilianti sul suo conto e quelle vocine le rimbombavano nella testa anche durante le spiegazioni dei professori.
All'intervallo si rifugiò ovviamente in bagno e, in quella sporca toilette i cui muri riportavano scritte di amori passati e cuori infranti, Nicky appoggiò la testa e si lasciò andare.
Pianse, pianse tutte le lacrime che aveva: pensò ad Alex, pensò che in quel momento avrebbe tanto voluto la sua spalla su cui piangere, pensò a come sarebbe andata se non si fossero lasciati... tutti pensieri che uccidono, tutti pensieri che ti consumano piano piano e ti lasciano un vuoto incolmabile dentro.

"Ehy dove stai andando ?" la voce squillante della bidella fece spaventare Nicky che si girò verso di lei.
" Sto uscendo, ho una visita"
"Hai fatto firmare la giustifica signorina ?"
"Si sì, l'ho lasciata in segreteria però ..."
" Va bene, va bene .. vai pure".
'È così facile imbrogliare delle persone a cui non interessa nulla di te' pensò dopo la ragazza.
E così Nicky uscì da quello squallido edificio, a cui non importava niente di lei, se non le voci infami che incuriosiscono sempre la mente malata delle persone.

Aveva smesso di piovere, era rimasta quell'umidità che ti si appiccica addosso e non ti lascia andare.
La ragazza con la mantella non sapeva dove andare, non sarebbe tornata a casa ... sua madre avrebbe fatto troppe domanda, ma non voleva neanche stare fuori al freddo e al gelo.
Così si incamminò sulla Montanari e decise di andare in uno dei suoi bar preferiti: il Pilot.
Era un locale particolare dove l'interno tentava di rimanere fedele a il progetto di un giardino antico: archi di fiori finti ma colorati cascavano dal soffitto, panche di legno grezzo ricoperte da cuscini di raso e pizzo, piccoli lampioni nascosti negli angoli e un accogliente camino vicino alla porta d'entrata che rimaneva sempre acceso tranne in estate.
Nicky si diresse verso una delle panche che era solita occupare, si tolse la giacca e tirò fuori il telefono.
Nessun messaggio.
'E cosa ti aspettavi? Che Lorenzo ti chiedesse scusa? Che la tua classe ti avrebbe mandato un messaggio in cui si dispiaceva delle cose che ti hanno detto? Dai Nicky, sveglia... sei tu sola contro tutti.
Stava scorrendo i contatti annoiata sul telefono quando il cameriere si avvicinò per prendere l'ordine: "Prego signorina, è pronta per ordinare?". Nicky alzò lo sguardo e lo squadrò come per fargli capire che non aveva avuto neanche il tempo di prendere il menù.
Era un uomo di circa 40/50 anni, pensò, fisico robusto, alto, capelli grigi/neri laccati e degli occhi azzurri penetranti.
Non l'aveva mai visto ... doveva essere nuovo.
"Sì grazie prendo un Double chicken burger con red salad, da bere prendo dell'acqua naturale".
"Perfetto signorina, un buon e goloso piatto per una ragazza buona e golosa".
Nicky al momento non fece caso a quel complimento inappropriato e  immaturo, si limitò a sorridere a fissare lo scaffale di alcolici dietro il cameriere.
Lui si accorse dello sguardo della giovane puntato dietro le sue spalle e con aria stuzzichevole le si rivolse : " Ah vedo che contempla il paradiso. Posso offrirle qualcosa di fresco e ringiovanente?"
"Ah no no grazie, non bevo io"
Il cameriere dopo quest'ultime parole pronunciate con poco interesse e quasi stizza decise di andarsene prendendo il menù dalle mani di lei.

Dopo aver mangiato il suo hamburger Nicky non aspettò il cameriere per il dolce, decise di tornare a casa, e, alla cassa, troppo stanca e distratta, non si accorse delle occhiate che le lanciava il cameriere.  Stava per uscire dal locale quando dalla porta entrò l'ultima persona che Nicky si aspettava di vedere : Lorenzo.
La vide e le andò incontro : quasi si trascinava con le gambe, era sbronzo.
La prese per le braccia e le urlò in faccia: "Ohhh eccola qui , ecco... oh ho trovato la mia putt...Nicky, ma hey, dove sei stata.. ah.. a scuola non ti ho vista... sai ti cercavo per ... uh!"
"Lasciami stare Lorenzo sei sbronzo e non sai quello che dici, lasciami in pace"
Cercò di liberarsi dalla presa stretta di lui ma Lorenzo sembrava non volerne sapere di lasciarla andare: " Ei ei calmati amore. Adesso ti porto a casa e ci riposiamo eh..."
Stava per avvicinare le labbra alle sue quando una voce lo fece sobbalzare : " C'è qualche problema qui ?"
Era il cameriere.
" No no va tutto bene, è un mio amico lui".
Riuscì finalmente a staccarsi da lui e si diresse verso la porta.
Aria, freddo, e una pioggerellina fine fecero respirare Nicky di nuovo.

Ti prego lasciami stareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora