Ice

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Lui è il fuoco,
io, la sola acqua
che possa spegnerlo.

Lui è luce,
ed io, il completo buio.

Io sono freddo,
come l'inverno,
lui, il caldo estivo.

Penso di amarlo,
questa volta per davvero.

Era piú freddo del ghiaccio,
lui era il ghiaccio.
I suoi occhi erano di ghiaccio, la sua anima, il suo cuore, la sua pelle.
L'unico amore che riusciva a provare era quello verso la poesia, una sua cara vecchia amica.
Portava sempre con sé una vecchia agenda rovinata ed ingiallita, piena di pieghe.
Era sempre pronto a rempirne le pagine di pensieri, paure, sensazioni, emozioni.
Era un'abitudine perdersi nei suoi ragionamenti, viveva in un mondo tutto suo, la sua campana di vetro.
Da fuori molti avrebbero semplicemente visto un ragazzo con i capelli sempre arruffati, gli occhi di ghiaccio, e la sua passione per la scrittura, ma era molto piú di questo.
Era mille universi paralleli in un unico io.

Leggere quel quaderno era come leggere la sua anima, ed era proprio per questo motivo che lo custodiva gelosamente, senza farlo vedere a nessuno.
Solo lui era autorizzato a leggerlo.
Quello era il suo mondo, non vi avrebbe mai fatto entrare nessuno, perché sarebbe stato come far entrare qualcuno nella propria mente.
Non poteva permetterlo.
Nessuno.
Mai.
Nessuna eccezione.

Rilesse i versi che aveva appena scritto, non gli piacevano minimamente, non li sentiva autentici, propri.
Come si può scrivere dell'amore se non si è mai stati innamorati?
Era un dubbio che lo assillava sempre, era possibile farlo?
Scacciò quei pensieri e bevve un lungo sorso di caffé caldo.

Il bar quel giorno era pieno di gente, ma come sempre, lui non ne sentiva il brusio.
La sua poesia era l'unica a parlargli, anche se in quel momento non avrebbe voluto sentire la sua voce.
Strappò la pagina e l'accartocciò, nervoso, buttandola a terra, incurante di stare in un luogo pubblico. Era furioso.
Odiava non avere ispirazione, nessuno stimolo, nessun soggetto interessante su cui scrivere.
Si sentiva sterile, impotente, come se avesse perso il valore delle parole, la magia della poesia.
No, non poteva essere, era la sua migliore amica, non poteva perdere anche lei.
Tornò a concentrarsi sulla pagina vuota, bianca, proprio come la sua mente in quel momento. Avrebbe voluto che la matita scrivesse da sola, sicuramente sarebbe uscito qualcosa di buono, non come le sue creazioni.
Detestava ogni composizione che riusciva a buttar giù, nessuna era mai all'altezza di esser reputata buona.
Era molto severo e critico nei suoi confronti, forse un po' troppo, ma non riusciva a controllarsi. Si torturava, screditava, odiava.
Anche il ragazzo del bancone avrebbe potuto scrivere meglio di lui, pensò.
Posò il suo sguardo sul ragazzo, che per un attimo fu ricambiato.
Sembrava un tipo strano.
Si avvicinò lentamente a lui, gli sorrise e raccolse la carta dal pavimento, andandola a buttare nel cestino poco distante.

Ma sí, che la butti, quello è il posto giusto per una schifezza del genere. Non vale nulla, non valgo nulla, chissà se prima o poi tornerò quello di una volta...

Non era stato sempre privo di idee o spunti, aveva solo perso la sua musa.
Troppo giovani, troppo stupidi, la fiamma si era consumata troppo in fretta, forse da parte sua non si era neanche mai accesa.

Sospirò e cominciò a guardarsi intorno, quel bar era sempre cosí tremendamente noioso e monotono che ne aveva la nausea, eppure era l'unico posto in cui nessuno lo disturbava.
Ci andava ogni pomeriggio verso le quattro, e nonostante quel posto lo disgustasse, aveva la sensazione che prima o poi gli avrebbe dato la giusta ispirazione.

Sí, certo, cosa mi dovrebbe dare ispirazione qua dentro? È una bettola. Questa moquette avrà minimo la mia età, e tra l'altro è anche orrenda. Forse sarà la signorina Judith a ridarmi il tocco.

Rise al solo pensiero.
Judith era la cassiera del bar, ipovedente, dell'età dei dinosauri circa. Nonostante questi difetti non riusciva ad odiarla come chiunque altro in quel luogo, gli ricordava sua nonna.
Spesso le lasciava la mancia, nonostante lei non capisse mai quel gesto, non abituata a ricevere soldi in più al momento di un pagamento.
Quella dolce vecchietta riusciva a far sciogliere leggermente lo strato di ghiaccio attorno al suo cuore, nonostante fosse molto spesso.

Ce l'avrebbe fatta, prima o poi, a ritrovare se stesso.
Era questo il problema, si era perso e stava vagando disperatamente in un mondo che non si accorgeva nemmeno della sua presenza o esistenza. Aspettava che qualcuno gli desse uno scossone e lo facesse sentire vivo, perché sí, respirava, ma era davvero vivo?

Si mise a disegnare l'ennesimo orsetto lavatore sul taccuino, sperando che almeno quello uscisse decentemente. La matita cominció a slittare veloce sulla carta ed in pochi minuti l'animale fu completo. Non era per niente male, almeno questo gli riusciva ancora bene.

Se solo fossi una poesia, amico mio.
Disse al suo nuovo amichetto in bianco e nero.

All'improvviso una ragazza entró nel bar, e subito attiró la sua attenzione.
Aveva i capelli castani corti ed un paio di occhiali da sole che le coprivano metà del volto, rigorosamente con il taglio "Vogue".
Salutó il ragazzo del bancone con un bacio sulla guancia e si diresse nelle cucine, forse stava per iniziare il suo turno di lavoro.

Forse questo posto non è cosí inutile.
Pensò, guardando la ragazza girare per i tavoli.

Passarono quaranta minuti cosí, stava aspettando che qualcosa si risvegliasse in lui, una piccola speranza.
Eppure quella scintilla non arrivava mai, purtroppo nemmeno la nuova arrivata era stata d'aiuto.
Si sentiva comunque vuoto, freddo, apatico, bianco, come le sue pagine.
Deluso e sconfitto radunó le sue cose e si mise il cappotto. Prima di uscire rivolse un ultimo sguardo alla ragazza, che gli sorrise dolcemente.

Quel giorno Parigi era piú fredda, ed Eliott si sentiva il padrone del mondo.
Quella era la sua condizione perfetta.
Niente piú bianco o nero, giusto o sbagliato, solo lui, solo Eliott.
Alzó il bavero del cappotto e sorrise.
Quella flebile fiamma si stava riaccendendo, lentamente, contro ogni aspettativa.
Forse quella giornata non era stata del tutto inutile.

N/A

Hello people!
Grazie mille di esser arrivati fino qui e di leggere il mio spazio autrice.
Sono tornata a scrivere dopo molti mesi ed è tutto merito degli Elu, che ormai sono una mia grande ispirazione.

Sono curiosa di sapere una cosa, leggendo, chi pensavate fosse il protagonista di questo capitolo, Eliott o Lucas? Ho omesso il nome fino alla fine per lasciarvi liberi di immaginare uno dei due, a sentimento.

In attesa di un nuovo capitolo, vi mando un bacio (non alla francese).
Xx

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