Calm down

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Non riusciva a capire cosa vedeva in quel ragazzo, eppure non riusciva a toglierselo dalla mente.
Era come una scintilla di speranza.
Era coraggioso, sfrontato quanto basta, spontaneo, sincero, non si trovano ovunque persone cosí.

Eliott girava per Parigi, lasciandosi accarezzare dalla leggera brezza serale. Era felice.
Respiró quella felicità, era cosí strano sentirla dopo cosí tanto tempo.

Sorrise, era questo l'effetto che gli faceva quel ragazzo? No, non era possibile, quello non era lui.

Arrivó a casa dopo pochi minuti, si buttó sul letto stanco, tutte quelle emozioni lo avevano distrutto, ma non aveva sonno.

Era una stanchezza fisica, piú che mentale.
Sarebbe stato sveglio altre sette ore per tutta l'adrenalina che aveva in corpo.

Sbloccó il telefono e fece un giro per i social, cosí, per aspettare l'assopimento.
Capitó per caso su Facebook, non ci entrava mai, ma l'aveva tenuto per gestire la sua pagina, che ormai non stava facendo un grande successo.
Ultimo aggiornamento: Un anno fa.
Già, era passato un anno. Non se ne capacitava.
Decise di scacciare quel pensiero e guardare le notifiche, fra di esse lesse la richiesta di amicizia di una certa Lucille.

Le guardó la foto profilo e scoprí con grande sorpresa che si trattava della ragazza del bar, quella con gli occhiali stile Vogue.
Si mise a spulciare il suo profilo, era molto curioso, lo era sempre stato, fin da piccolo.
Quella ragazza lo intrigava sempre piú, era bella, aveva mille passioni, alcune di queste in comune con lui.
Quel bar era diventato improvvisamente il luogo piú interessante del mondo nel giro di pochi giorni.

***

<< Che ci fai tu qui? >> chiese Lucas, scrivendo sul quadernino.

<< Sono tornata >> annunció Manon, ostentando un sorriso.
Non sembrava molto felice di essere lí.
Lucas aggrottó la fronte.

<< È tutto okay, amico paranoico, stai tranquillo. Va tutto suuuper bene, vieni dai, andiamo a vedere gli altri >> propose lei, mettendogli un braccio attorno le spalle.
Lui annuì.

I conquilini la riaccolsero come se avessero avvistato il loro idolo del tutto casualmente per strada. Le volevano un gran bene.

<< Allora, com'è andata a Londra? Eh? >> chiese Mika entusiasta, voleva sapere TUTTO.
Come sempre.

<< Vi racconteró tutto, ma per ora preferirei andare a riposare. Mi ero dimenticata quanto potesse essere stancante fare un viaggio in aereo per me >> sospiró, posando la valigia a terra, a pochi passi dai suoi piedi.

<< Come vuoi, Lucas puó lasciarti la sua
stanza >> disse, indicandolo.

Lui rimase sbigottito, perché proprio lui doveva lasciarle la camera? Non era giusto.
Cercó di protestare, senza scrivere, ma poi guardó Manon negli occhi, capendo che era davvero stravolta e che per qualche notte avrebbe potuto far a meno del suo letto.

<< Il divano non è cosí male >> scrisse.

Manon sorrise e si avvicinó a lui per lasciargli un gran bacio sulla guancia, insieme all'impronta del rossetto.
Era strano riaverla intorno.
Uno strano piacevole.

Presto tutti andarono a dormire e lo lasciarono da solo, sul divano del salottino.
Si mise a guardare qualche programma notturno, anche se non aveva davvero voglia di ascoltarlo.
Aveva semplicemente bisogno di un sottofondo ai suoi pensieri.

La sua mente ripercorse velocemente gli avvenimenti che avevano caratterizzato la giornata, fino ad arrivare agli occhi di Eliott, ed il suo sguardo, dritto su di lui.

Certo, era stato parecchio inquietante poco prima, ma Lucas non riusciva proprio ad arrabbiarsi con lui. Provava una strana empatia nei suoi confronti, senza spiegarsi il perché.

Ragazzo occhi fuoco.

Chissà perché, aveva usato lo stesso soprannome che gli aveva dato lui, ma con l'elemento opposto.
Era una strana coincidenza, ma Lucas non credeva molto al fato ed altre trovate del genere. Era completamente scettico.

***

Calmati Eliott, calmati.

Batté il pugno al muro della sua camera.
Non smetteva di torturarsi la testa con tremila pensieri, l'ansia lo assaliva, aveva le mani piene di sangue dai graffi provocati dalle sue stesse unghie.

Dannazione, calmati.

Si mise a fare lunghi respiri.
Frenare le lacrime ormai era impossibile.

Uno, due, tre.

Espiró rumorosamente, contando a mente.
Lo aiutava, ma non eliminava il problema a monte.
Era tutto nella sua testa, eppure sembrava tutto cosí vero. Odiava sentirsi cosí.
Si guardó le mani sporche ed inorridí alla vista del fluido rosso vivo, sembrava non smettere di sgorgare dalla ferite.
Ma anche questo, era nella sua testa.
Le ferite, in realtà, si stavano lentamente rimarginando.

Quattro, cinque, sei.

Si accarezzó lentamente le braccia, prima con una mano e poi con l'altra. Era una cosa che faceva quando aveva paura, gli dava sicurezza e per quanto possibile, lo calmava.

Sono qui. Sono qui.

Si strinse forse le ginocchia, con entrambe le mani. Fece ancora un lungo respiro.
Appoggió la testa contro il muro, rivolgendo la testa al soffitto e lasciando scorrere l'ultima lacrima.

Sette, otto, nove.

Si concentró sul battito del suo cuore. Cercó di liberare la mente, immaginando uno sfondo bianco. Era l'idea migliore che potesse creare nella sua mente, l'unica che gli desse la giusta percezione del nulla. Molta gente pensa al nulla accostandolo al colore nero, mentre per Eliott era bianco. La luce estrema.

<< Dieci >> aprí gli occhi.

Riemerse da quello stato, sembrava di essersi salvato da un annegamento.
Era tornato a galla.
Guardó l'orologio sul muro opposto a quello su cui era appoggiato con le spalle. Le sette e venti.

Cazzo.

Si alzó immediatamente, non poteva fare assolutamente tardi, o non se lo sarebbe mai perdonato. Lucas lo aspettava.
Aprí l'armadio, prese una delle prime felpe che gli capitó, e se la mise. Non gli interessava far colpo per essersi vestito bene, aveva potuto osservare Lucas, e nemmeno lui badava molto al suo look.
Comodo ma efficiente, proprio come amava Eliott.
Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, eppure...
Quella sera voleva esser una versione migliore di se stesso.
Prese la macchina ed arrivó al bar nel giro di venti minuti, era in anticipo.
Si guardó allo specchietto, aveva tutti i capelli arruffati, sembrava uscito da un intenso allenamento in palestra.

Anche se, per Eliott, la peggior palestra era la propria mente.

N/A
Che dire, abbiamo conosciuto un po' di piú Eliott in questo capitolo, abbiamo avuto un piccolo assaggio del potere che ha su di lui la sua mente.
Siete pronti a sapere come andrà questa prima uscita Elu?
In attesa del prossimo episodio, vi mando un bacio (non alla francese).
Xx

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