Giocattolo a molla

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Per un attimo il cuore di Lucas si fermò.
Si era forse sbagliato?
Aspettò che la persona entrata chiamasse il suo nome, ma non fu cosí.

Si alzò e guardò oltre il bancone: davanti a lui si palesò un bambino di circa nove anni, biondo, con due brillanti occhi azzurri.

<< Tu sei Lucas? >> chiese il piccolo, guardandolo fisso.

Lucas si puntò il dito addosso, guardandosi intorno, ancora incredulo per la scena a cui stava assistendo.
Il bimbo rise ed annuí: sí, stava domandando proprio a lui.

Fece sí con la testa, ed il biondino si mosse verso il bancone, sparendo dal suo campo visivo; era chiaramente troppo basso per arrivarci.

Lucas fece il giro e si mise in ginocchio, per esser alto quanto lui. Lo fissò per un attimo, poi il piccolo sorrise e gli porse un fogliettino piegato in due.

Era giallo chiaro, a righe azzurre.

Lucas capí subito chi fosse il mittente.
Avvicinò lentamente la sua mano e afferrò la pagina, sorridendo leggermente.

<< Un ragazzo qui fuori mi ha chiesto di dartelo, e mi ha detto di dirti che gli
dispiace >> riferí.

Lucas sbatté le palpebre.
Era un sogno? Era forse svenuto?
Non era possibile.
Era tutto incredibilmente assurdo.

Il biondo fece un altro sorriso e se ne scappò via.
Lucas lo guardò uscire dal bar, correre verso la mamma ed abbracciarla.
Lei gli spettinò dolcemente i capelli con una carezza.

<< Andiamo, Lucas >> disse al figlio, porgendogli la mano.
Lui l'afferrò immediatamente, e presto sparirono fra gli altri pedoni.

Lucas tornò in sé, anche se ancora un po' frastornato per l'accaduto.
Aveva la bocca aperta.
Fissò il foglio che aveva in mano.
Non aveva voglia di aprirlo, eppure sentiva di aver bisogno di una spiegazione da parte del ragazzo occhi ghiaccio.
La curiosità ebbe la meglio.
Ciò che trovò scritto fu alquanto strano.

C'era un orsetto lavatore con le orecchie basse, e poco lontano da lui un riccio sorridente.
Accanto ad ogni animale c'era una freccia ed una scritta: moi per il primo, toi per il secondo.

Sotto le due creaturine c'era una piccola didascalia scritta in corsivo:
"Non voglio toglierti il sorriso. Mi dispiace".

Una lacrima bagnò il foglio.

Che significa?

Voleva urlarlo, sperando che qualcuno potesse sentirlo e dargli una risposta.
Anche se, in cuor suo, sapeva che nessuna sarebbe andata bene.

Era molto confuso.

Che vuol dire tutto questo, Eliott?

Un'altra lacrima.

Chiuse il pezzo di carta e lo ripose nel grembiule, avrebbe voluto dimenticarsene, almeno per un po'.
Era scosso, ma non piangeva più.
Si sedette con le spalle appoggiate al bancone e fissò l'orologio.

Ora che non voleva, le lancette correvano come una lepre.

***

Eliott continuava a domandarsi se avesse fatto la scelta giusta.
La coscienza era leggera, ma il cuore era pesante come un macigno.

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