Verde nel Blu - Cap.9

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Verde nel Blu - Cap.9

Fu un attimo.

La porta dei camerini saltò in aria, così come mezzo muro attiguo, alzando una nuvola di detriti.

Una figura in nero, con costume simile a quello di Chat Noir, ma con delle lunghe strisce rosse e gialle sugli arti, si manifestò da dietro ai calcinacci. La faccia dell'akumizzato era nascosta da una maschera scura, con una specie di visiera rossa sugli occhi ed un lato libero sulla bocca che però si mostrò piena di denti aguzzi, come fosse stata quella di uno squalo.

Si scatenò il panico e tutti scapparono via, eccetto Alya - già col cellulare in mano, pronta a riprendere - e Nino che cercava disperatamente di dissuadere la fidanzata dai propri assurdi propositi. Tra tutti, altri due ragazzi, per nulla scossi, cercarono di raggiungere gli spazi attigui ai camerini in cerca di qualcosa.

Riparati dalla polvere e nascosti il più possibile, i due portatori recuperarono i rispettivi Kwami e si trasformarono.

In pochi secondi, Ladybug e Chat Noir comparvero sulla scena.

"Buongiorno Ladybug!" - salutò l'eroe in nero, affiancandola.

L'eroina a pois lo squadrò da testa a piedi e stranamente, gli sorrise. "Niente My Lady, oggi?" - lo punzecchiò, a bassa voce ed avvicinandoglisi col volto - "Hai paura di fare altri danni?"

Chat Noir la guardò stranito e Ladybug gli rispose facendogli l'occhiolino - "Ho buone orecchie, Chaton!" - gli confermò - "Però tu dovresti mettere degli occhiali... o aprire meglio i tuoi stupendi occhi!".

L'eroe in nero, intuendo, sorrise - "Felice di aver sbagliato di poco!".

"Già. Ti costerà comunque caro!" - ribatté lei, portando l'attenzione sul nemico - "Apriamo le danze?".

"Dopo di lei, My Lady!".

"Ben fatto!" - esclamarono nuovamente vittoriosi i due paladini di Parigi, appena dopo poche decine di minuti dall'inizio del combattimento. Stranamente, pur essendo un avversario molto forte, si era lasciato andare, quasi remissivo. Nessuno ci fece caso più di tanto: l'importante era chiudere la questione senza feriti o ulteriori danni che, se non fosse intervenuta la magia della creazione, sarebbero stati davvero ingenti.

Ladybug si avvicinò a Mattie per aiutarlo a riprendersi, ma a pochi passi dal ragazzo, un fulmine corvino la precedette ed abbracciò il modello a terra.

"Perché non me l'hai detto???" - urlò Milly in pieno viso al ragazzo ancora intontito - "Perché non mi hai detto che mi ami??? Sono passati dieci mesi!! Dieci lunghissimi mesi in cui mi sono sentita morta dentro perché avrei dovuto odiarti per quello che mi hai fatto, ma non ci riuscivo!"

"Milly, mi dispiace!" - ammise Mattie con un filo di voce - "Ho sbagliato e me ne sono reso conto solo dopo! Ho fatto dieci mesi di rimpianti, di sé e di ma! Io non riuscivo a starti lontano e più ti vedevo più mi davo dell'idiota per quello che avevo fatto! Perdonami! Ti prego!" - implorò - "Io... io... non ho mai smesso di amarti!".

"Neppure io, idiota!".

Si baciarono. Teneramente. Lì, a terra, di fronte a tutti, ma ugualmente intimi nei loro sentimenti, da troppo tempo repressi.

L'applauso, stavolta, non fu per i due paladini, che si aggiunsero al gruppo, ma per la coppietta rinnovata.

Il rumore dell'anello e degli orecchini obbligò i due eroi a ritirarsi il più velocemente possibile, ma quel lieto fine non passò inosservato, anzi.

La festa finì con le scuse di Mattie ad Adrian, ma risultarono superflue e, poco dopo, gli ospiti cominciarono ad andar via, ringraziando per la bella giornata, seppure movimentata, ma non per questo meno piacevole.

Rimasero quattro amici a finire di sistemare, a scherzare ed a punzecchiarsi vicendevolmente, ma arrivò anche il momento per Alya e Nino di andare, soprattutto per lasciare, con una pacca sulla spalla alla corvina, spazio ai due che continuarono, insieme.

"Grazie per il tuo aiuto, Marinette. Non serviva che ti dessi così tanto disturbo per me" - disse Adrian, riponendo l'ultima sdraio nella dependance e terminando definitivamente il lavoro.

"Lo dici tu. Da solo non ne azzecchi tante!" - lo punzecchiò la corvina.

Il modello guardò la compagna di classe con occhio curioso, stupito ed affascinato dalla nuova Marinette che aveva cominciato a scoprire. "Mi piace questo tuo nuovo modo di fare! E non balbetti più!" - ammise.

"Sono sempre stata così, solo che, con te, semplicemente non ci riuscivo, almeno non direttamente".

"Cosa intendi dire?" - domandò curioso.

Marinette lo guardò dritto negli occhi - "Hai trovato quello che stavi cercando?" - gli rispose con un'altra domanda.

Adrian gli si avvicinò, non distogliendo lo sguardo - "A cosa ti riferisci? Non capisco" - ammise.

"Ti ho già detto che ho buone orecchie" - buttò lì, sorridente e continuando a tormentarlo: una piccola vendetta che esprimeva al meglio il carattere forte e combattivo che la ragazza aveva per troppo tempo messo da parte in nome di una inutile timidezza - "Ho sentito quello che hai detto a Milly, chiamandola My Lady!"

Adrian spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi.

"Si. Direi che ho avuto la tua stessa reazione, Chaton!" - ammise candidamente.

"Tu... tu... sei lei?" - balbettò, domandando oramai l'ovvio.

"No!" - rispose secca la corvina, con una strana luce negli occhi - "Io sono io. Non esiste una lei."

Lo vide confuso e, quindi, vuotò il sacco.

"Io sono la coraggiosa eroina che salva Parigi, ma pure la maldestra studentessa di uno sconosciuto liceo della capitale. Sono la capoclasse ligia allo studio, chimica a parte, ma pure una sognatrice e ritardataria cronica. Sono innamorata - molto innamorata - e questo ha cambiato il mio essere Marinette - si, lo ammetto: mi hai fatto un effetto incredibile, Adrian - ma poi ho capito. Avevo la stanza tappezzata di tue foto, ma le ho tolte quando ho saputo che eri innamorato di un'altra. Quel weekend ho pianto molto perché il ragazzo che amavo con tutta me stessa, così tanto da rendermi perfino incapace di parlargli a tu per tu, non mi avrebbe mai ricambiato perché innamorato di un'altra. Argomento semplice, veloce, chiuso. Avevo deciso di rinunciare a te, peccato che il cuore ragioni in modo completamente scollegato dalla mente e, quando mi hai invitato a questa festa, qualcosa è scattato dentro di me: qualcosa che mi urlava di lasciare tutte le mie insicurezze alle spalle e di prenderti per il collo e baciarti senza più staccarmi. Ma, contemporaneamente, mi sono resa conto che le stesse emozioni le provo anche per Chat. Lo strozzerei, quel gatto dalla battuta sempre pronta, eppure è innegabile che sia il mio complementare: senza Chat, non avrei avuto questa forza e questa costanza; senza Chat, non sarei stata Ladybug, così come non sarei stata Marinette senza te, Adrian" - ammise - "Con questa consapevolezza, ho finalmente visto che l'Adrian studente era solo uno degli aspetti di una persona ben più sbarazzina e vivace di quanto avevo stereotipato, quasi gattesca direi! E queste tue personalità si completano perfettamente in un solo posto: qui, nel mio cuore."

Adrian non disse nulla, ma si avvicinò alla corvina senza esitazione, senza pensare, solo istinto. Le prese il volto con le mani e, prima di raggiungere quel premio che aveva agognato per così tanto, le sussurrò: "Sei sempre stata al mio fianco e non me ne sono mai accorto. Mi sento un perfetto idiota per non aver capito subito quanto sei unica. Ti chiedo solo di perdonarmi se ti correggo su una cosa di quello che hai detto: da ora in avanti, non ci sarà più un io, ma un noi" - e la baciò.

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