L'antagonista

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Il bussare insistentemente alla porta ci sveglia.
“Accidenti, stavo facendo un sogno meraviglioso!” dice Monique, poi si alza dal divano e va ad aprire la porta.

“Salve, sono Michael. Cerco Arya. È qui?” Merda, sono in pigiama, mi dico. Mi alzo e svelta corro in bagno a vestirmi e sistemarmi i capelli. Poco dopo, quando esco dal bagno li trovo tutti e tre in cucina attorno al tavolo a sorseggiare caffè.
“Ciao Michael. Come mai da queste parti?” gli chiedo.
“Dobbiamo andare al centro commerciale. Dovremo iniziare a farci vedere in compagnia, ricordi?”, l'avevo dimenticato in realtà. Michael mi ha inviato un messaggio ieri sera avvisandomi del nostro appuntamento. Annuisco e saluto le mie amiche che mi guardano in cagnesco. Esco mentre sento Monique parlare con Isa del suo sogno: “Capito? Lo stavo per fare a fettine quel bastardo di King...”

Dopo qualche minuto siamo in macchina, un’auto sportiva rossa molto costosa.
“Perché hai accettato questo… lavoro?” gli chiedo.
Michael mi osserva per un attimo “Perché mi piaci molto, non ti ricordi proprio di me, eh?” rivela senza mezzi termini. E poi perché dovrei ricordarmi di lui? Non credo di averlo mai visto. “e poi ho qualche debituccio di gioco da pagare.” dice.

Tutto d’un tratto mi viene in mente che l’estate scorsa è venuto in libreria a chiedere i soldi a suo zio. , il signor Brown non glieli ha concessi. Appena Michael è andato via, suo zio si è chiuso nel suo studio ed ha imprecato tutto il giorno. Ricordo anche che mi disse di stare lontana da suo nipote perché è una calamita per i guai.

“Bene,” -penso- “dalla padella alla brace!”
Ferma l’auto nel parcheggio  sotterraneo del centro commerciale e saliamo al piano superiore grazie alle scale mobili.

Entriamo in un bar e ordiniamo due caffè, poi ci sediamo ad un tavolo interno al locale. Prende il pacchetto di sigarette e me ne offre una che accetto. Fumiamo e parliamo del più e del meno. Devo pensare che nonostante quello che dice di lui il signor Brown, Michael è una persona gentile, ma potrei sbagliarmi. Quindi decido di non espormi troppo con lui.
Finiamo di bere il caffè e andiamo a passeggiare in galleria dove ci sono molti negozi, tutti hanno delle vetrine bellissime che sembrano quasi opere d’arte.

Passiamo davanti ad un negozio, vende vario tipo di mercanzia. Mi fermo ad ammirare la vetrina e Michael si ferma accanto a me poggiandomi una mano sulla spalla, con fare amichevole, ma rabbrividisco al contatto. Non mi piace. “Ci hanno visti.” Mi guardo attorno ma non vedo nulla di strano. “E allora? –chiedo stizzita- “non stiamo facendo nulla di male, stiamo semplicemente passeggiando!”
“Certo, fino a poco fa.” Mi giro a guardarlo e mi ritrovo con il suo viso stampato sulla faccia e la sua lingua in bocca. “Ma che cazzo fai? Brutta merda spastica!” gli mollo una sberla.

“Scusa”, si massaggia la guancia ma mi fulmina con gli occhi, mi  guarda come se volesse farmi a pezzi e buttarmi da una scarpata.
“Ti accompagno a casa, la giornata finisce qui” dice gelido.
“Non è che mi vuoi uccidere? Gli assassini sono delle persone insospettabili.”
Mi osserva e poi sbotta a ridere. “Vedo che mi stimi tantissimo. Comunque stai tranquilla, non ti ucciderò. Almeno non finché non verrò pagato.”
Spero non parli sul serio! Già sto nuotando in un mare marrone, spero solo di non affogare.

*🐖*

Arrivo a casa di Storm nel tardo pomeriggio e per fortuna lui è ancora in ufficio. Mi chiedo se in fin dei conti io e Michael abbiamo passato una bella giornata. Abbiamo riso e scherzato dopo che gli ho dato del serial killer. All'apparenza è una persona buona, ma sfortunato e fin troppo problematico. Tanto per iniziare ha accumulato debiti di gioco per decine di migliaia di dollari, poi mi ha confidato di aver avuto problemi con l’alcol e di aver dato molti problemi alla famiglia per questi suoi vizi. Mi chiedo come possa permettersi un'auto vettura del genere.

Salgo le scale ed entro nella mia stanza, mi appoggio per un po’ sul letto e mi assopisco. Quando mi sveglio entro in bagno; lego i capelli, tolgo gli abiti e mi immergo nella vasca per fare un bagno rilassante, quando, ad un tratto, sento un tonfo provenire dal piano inferiore. Esco dalla vasca, mi avvolgo in un asciugamano, e prendo l’asciugacapelli brandendolo come un’arma.

Tendo l'orecchio per cercare di capire da dove proviene il rumore e sento trafficare in cucina. Entro di corsa e scaglio il phon contro il malfattore mentre l’asciugamano cade lasciandomi nuda. “Ahia!”, Storm si massaggia la spalla.
“Io…Oddio! Mi scusi!” esclamo mentre cerco di coprirmi alla bene e meglio, poi scappo in camera mia e mi vesto per poi scendere di nuovo poco dopo piena di vergogna trovando Henry in piedi davanti ai fornelli. Greta, sua moglie, quando mi vede viene ad abbracciarmi.

“Scusi signor Storm, pensavo fosse un ladro. Le ho fatto male?”, sorride.
“No tesoro, solo un po’, ma è già passato.” Greta ci guarda e Henry le racconta quel che è accaduto pochi istanti fa omettendo il fatto che fossi nuda. Lei ride e scuote la testa, poi mi spiega il perché sono entrambi qui.
Oggi King compie trent’anni e loro, come ogni anno festeggiano con lui preparandogli il suo piatto preferito. Vedo trapelare un velo di tristezza nei loro occhi. Greta si mette ai fornelli mentre suo marito prende una sigaretta e me la porge, “Mi fai compagnia?” Henry mi sorride ed io accetto il suo invito,quindi usciamo sul terrazzo che è adornato di piante verdi e ci sediamo su delle sdraio. Lui osserva il cielo, poi si gira ad osservarmi. “Arya, vorrei scusarmi con te per ciò che è accaduto in ufficio.” Sono confusa e non capisco a cosa si riferisce, ma lui continua a parlare perché forse vede trasparire dal mio viso la confusione. “Avevamo una figlia che oggi avrebbe avuto la tua stessa età. Alma morì quando aveva quasi due anni. Oggi oltre ad essere il compleanno di King, è anche l'anniversario della sua morte.” Si tocca i capelli e si passa una mano sulla faccia. Mi alzo dalla mia sdraio e mi siedo accanto a lui e gli stringo la mano, lui me la stringe a sua volta e me la bacia. “Lei era così piccola... organizzammo una festa in piscina e lei sfuggì al controllo della tata. È caduta in acqua, ma quando ce ne siamo accorti era ormai troppo tardi”
Lo abbraccio e piango con lui.
“Io non ho mai conosciuto i miei genitori biologici. Ho vissuto fino ai cinque anni in un istituto. Sono stata adottata da una famiglia che in realtà non voleva figli. L’unica persona che mi ha voluto veramente bene è stata la mia nonna adottiva, è venuta a mancare un anno fa, e da allora sono andata via da casa non avendo più motivi per restare.” Mi bacia la testa e mi cinge le spalle con un braccio, restiamo così per qualche minuto.
Quando entriamo in casa, Greta ha preparato già la cena e a questo punto manca solo King. Li osservo entrambi, spalanco gli occhi.
“Torno subito!” poi prendo la borsa ed esco di corsa da casa.

spazio porchetta


E ora?
Dove sta andando Arya?

P.S. Tenetevi forte... Dal prossimo capitolo ne vedrete delle belle e daremo il benvenuto a due nuovi personaggi.
Dalla vostra porchetta è tutto, ci vediamo la prossima settimana ❤️

Oink! 🐖

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