Dietro Le Quinte

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Entro in casa, sono stanca per la giornata appena passata in libreria.

Ogni giorno le solite scartoffie da catalogare. Lancio la borsa sul divano di pelle consunta che arreda l’ingresso dell’appartamento che divido con le mie due coinquiline; Isabel e Monique.

Mi appresto ad entrare in bagno per farmi una doccia e togliermi da dosso l’odore dei fascicoli polverosi; quando una delle mie amiche entra in casa e dice: “È arrivata un’altra bolletta! Siamo già in ritardo di due mensilità con l’affitto, se non troviamo un impiego migliore ci butteranno fuori da casa, e per noi sarà la fine." Io e Isabel ci guardiamo affrante. “Tranquilla tesoro, troveremo un modo, vedrai." Non ho idea di come risolvere questa situazione, ma devo trovare in fretta una soluzione. Lo faccio per lei, anzi per loro; mi hanno sostenuta quando la mia vita è andata a picco. Mi hanno aiutata a risollevarmi in molte situazioni difficili.

“Devo assolutamente trovare un lavoro, ” dice Monique che esce dalla sua stanza  dove evidentemente stava ancora dormendo; si stropiccia gli occhi e sbadiglia. Sta passando un brutto periodo dopo essersi lasciata con Luke, il suo fidanzato storico. Erano fidanzati dai tempi del liceo, poi di punto in bianco si è reso conto di essere innamorato di un suo compagno di corso. Lei indossa un pigiama con dei disegni improponibili, i pantaloni del pigiama le arrivano poco sotto le ginocchia, è alta un metro e sessantadue, ha gli occhi castani, la pelle olivastra e dei lunghi capelli rossi. Ha un fisico da modella, delle bellissime gambe e un seno abbondante.

Io e Isabel la osserviamo mentre si versa del caffè istantaneo. La mia amica le sorride, e la guarda con affetto. Lei è alta un paio di centimetri meno di Monique. Solitamente tiene i suoi capelli neri raccolti in una treccia, ma non oggi. Ha la pelle molto chiara, un carattere molto mite ed ha sempre una buona parola per tutti. I suoi occhi sono azzurri e molto dolci, indossa delle lenti a contatto al posto degli occhiali. Ha il seno molto abbondante.

“Va bene, poi ne parliamo. Ora ho bisogno di una doccia” salto giù dallo sgabello della cucina dove ero seduta e mi dirigo in bagno, chiudo la porta e osservo la mia immagine riflessa nello specchio. Io sono la più bassa di statura. Sfioro a malapena il metro e sessanta, ho i capelli castani che mi scendono oltre le spalle e occhi verdi. Sono una normale ragazza, non ho nulla di particolare. Nonostante il mio fisico minuto ho dei seni molto generosi, così anche il fondo schiena. Infine decido  di entrare a lavarmi per cercare di allontanare dalla mente, seppur per poco, le preoccupazioni che mi affollano la mente.

Poco dopo esco dopo esco dal bagno, avvolta solo da un asciugamano ed Isabel mi avvisa che il mio telefono cellulare sta squillando da molti minuti all'interno della mia borsa. Lo prendo e leggo sullo schermo il nome del chiamante.

“Oh, che palle! Venti chiamate dal mio capo! Che cavolo vorrà? Farmi catalogare un centinaio di fascicoli ancora?” osservo il telefono mentre decido se chiamarlo o meno. Infine mi decido e lo richiamo. “Arya! Ma dov’eri? Ti ho cercata tanto!”-prende fiato e prosegue- “Ho una proposta da farti. Ci vediamo domani mattina in biblioteca e te ne parlo. Va bene?”
“Che genere di proposta?” chiedo.

“Dopo quello che mi hai raccontato ieri, ho trovato un modo che ti permetterà di tenere l’appartamento e farti mettere un bel gruzzoletto da parte”.

“Niente di illegale, spero!”, domando un po’ spaventata.

“Oh, no mia cara. Non mi permetterei mai a proporti qualcosa di illecito” il signor Brown fa una breve pausa, sembra dispiaciuto ma subito riprende il suo discorso “mi spiace che non posso pagarti di più, sai che gli affari non vanno bene e la vendita dei libri è diminuita” un’altra pausa, “Sei una brava ragazza Arya e meriti molte cose belle dalla vita”.
Mi saluta e riaggancia lasciandomi con lo stomaco in subbuglio e una notte insonne.

Non sapevo che da quel momento in poi, per me e le mie due amiche sarebbe stato tutto in discesa...

Dopo aver passato la notte a rigirarmi nel letto come una porchetta allo spiedo e a guardare il soffitto, mi dirigo al lavoro trascinando i piedi. Non ho voglia di far nulla, almeno non oggi.

Entro in biblioteca e riesco a scorgere il signor Brown che parla con un uomo vestito di tutto punto, mi domando chi sia. Vado alla mia postazione di lavoro e sbircio i due. Poco dopo l’uomo va via, senza neanche degnarmi di uno sguardo. “Buongiorno Arya”, alzo gli occhi e sorrido gentilmente. “Buongiorno a lei, signor Brown”. Mi fa cenno di seguirlo nel suo ufficio e faccio come mi dice. Lui è un uomo anziano, credo abbia intorno agli ottant'anni. È calvo e rugoso. Indossa sempre gli spessi occhiali che utilizza per leggere. È molto gentile e da quando sua moglie morì molti anni fa non si è più risposato, l'amava molto.
“Accomodati. Hai pensato a quello che ti ho detto ieri sera?”
“In effetti si, non ho dormito molto stanotte, anche perché mi ha messo molta curiosità e non so assolutamente di cosa si tratta”.

Il mio capo si siede alla scrivania, sfila una sigaretta dal pacchetto con le sue dita nodose, la porta alle labbra e dopo averla accesa sbuffa fuori il fumo.
“Arya, Arya…” mi guarda con i suoi piccoli occhi, sembra un predatore, “Hai presente King Storm, il miliardario che è su ogni notiziario e su ogni rivista di gossip? Il playboy incallito, quello che non è mai stato visto da nessuno, coinvolto in una relazione stabile?” annuisco, “Beh, mia cara Arya, di lui ti voglio parlare; ha un affare da  proporti...Ti starai chiedendo come faccio a conoscere quel giovane, te lo dirò subito: mia sorella, molti anni fa lavorava come governante a casa sua, o meglio, dei suoi genitori." Lo guardo frastornata e mi chiedo che razza di proposta vorrà farmi Storm visto che neanche mi conosce. Sono così presa dai miei pensieri, che non mi accorgo del signor Brown che ha continuato a parlare, “Che ne pensi? Vi incontrerete stasera qui in libreria. Ora vai a casa, prenditi pure il pomeriggio libero”.

Esco dall’ufficio, senza neanche salutare, tant’è che sembro un automa e raggiungo il mio appartamento con migliaia di pensieri che mi frullano per la testa.

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