Capitolo 7

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Corro fino a raggiungere un vicolo buio. C'è puzza di urina e mi tiro il vestito sporco di fango fino sopra il naso, per non respirarmi quell'odore. Mi siedo dietro un cassonetto con le ginocchia strette al mio petto per scaldarmi un pochino: comincia a farsi buio e l'aria si fa piano più fredda.
Un gatto color cappuccino mi si avvicina e mi si struscia su una gamba. Poverino, starà sicuramente soffrendo di solitudine! Lo accarezzo e mi guarda con gli occhi gialli pieni di tristezza e di voglia di qualcuno da amare. Lo chiamerò Cappuccio. Mi sono già affezionata a questa creaturina!
Passo con Cappuccio qualche ora fino a quando il sole cala del tutto. Poi il gattino si accoccola tra le mie gambe, ora incrociate, e si addormenta nel mio grembo. Comicio a stancarmi di stare lì, allora mi alzo. Quando appoggio le calze bagnate sul terreno un brivido mi scorre lungo la schiena.
Sbuco fuori dal vicolo con la testa, sperando che nessuno veda le mie trecce malfatte dalla strada. Ho Cappuccio in braccio e mi guardo intorno. L'entrata dei giardinetti, in fondo alla strada, mi invita ad andare là. Saranno più o meno le otto di sera, quindi i miei amici dei giardinetti sono ancora lì.
Metto un piede davanti all'altro e, con Cappuccio che scalcia e mi scalda il pancino vado verso il cancello in ferro battuto, ormai chiuso.

Shadows: un'infanzia rubataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora