Capitolo 1

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Allison aveva sempre visto le ombre. Ombre che scorrevano sui muri bianchi della sua cameretta decorata. A volte ballavano, a volte si mettevano strane maschere e giocavano con lei. Era suo padre, ne era sicura. O forse era mamma che si divertiva con la torcia, come negli spettacoli che faceva con le mani ogni tanto.
Lei, almeno, la pensava così. Si accoccolava nel suo lettino dopo aver salutato quelle sagome tanto reali e si addormentava.
Se raccontava ai suoi amici dei giardinetti delle ombre tutti le dicevano che era pazza. Ma pazza davvero, come quelli dei manicomi, che prendevano lo sciroppo per non vedere i mostri. E lei diceva di no, che era vero tutto, che le ombre le vedeva davvero. La abbracciavano, la coccolavano.
Ce n'era sempre una più grossa delle altre. Aveva le corna e una coda con una specie di cuore. Allison era convinta fosse il re delle ombre. Le aveva sussurrato tante volte nell'orecchio di seguirlo nel mondo che lui definiva magico. Ma la regola cinque della mamma diceva: "Non andare mai via da casa con qualcuno che non conosci". E così lei ci giocava, ma restava sempre nella sua cameretta.
C'era anche un'altra ombra un po' strana. Era luminosa, come il muro di mamma quando giocavano alle ombre cinesi, ma senza ombre. Le sorrideva e aveva le ali. Ma prima di andare via, quando vedeva che Lidia si rimetteva nel lettino, diventava tutta nera e si accendeva una sigaretta, come faceva ogni tanto la mamma.
Nella stanza la mattina c'era sempre odore di fumo e di bruciato, ma alla piccina non importava: l'importante era non farsi portare via dalle ombre.

Shadows: un'infanzia rubataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora