CAPITOLO 1

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2 ANNI DOPO...

New York. New York durante la notte era davvero spettacolare. Mi misi comoda sul sedile, appoggiando la fronte sul finestrino e continuando a guardare quasi affascinata quello che per me era uno spettacolo. L'Empire State Building torreggiava su tutti noi e come ogni cosa di questa città mi affascinava come se la vedessi ogni giorno, per la prima volta. "Mad, è tutto okkey? Ti hanno fatto del male?" chiese Rudy, il mio autista ,che mi portava e mi veniva a prendere al lavoro, ogni giorno. "No tranquillo. Oggi nessuno ha richiesto la mia presenza grazie a dio. Solo che mi affascina tutto questo." Mi guardò dalla visiera e fece un sospiro. "Oh Mad, come ci è finita una così buona e bella ragazza in questo giro" disse con evidente dispiacere. Non risposi e la malinconia prese il sopravvento; già ,come avevo potuto accettare quel giorno, in quel vicolo , accettare una richiesta del genere. Non potevo neanche immaginare che il lavoro che mi era stato offerto era quello di diventare una escort in uno dei più comuni e conosciuti Night Club di New York. Il famoso Heist Pub, nel quale venivano affittate ragazze, si beveva e qualcuno si prendeva anche il lusso di allungare un po ' troppo le mani; tutto era permesso se lui annuiva con il capo ,in segno di approvazione.

Il ragazzo che mi aveva 'salvato' dalla strada si era rivelato non solo il proprietario e pappone di quel posto, ma anche il boss di una della bande più temute di tutta la città. Quella non era la vita che mi aspettavo, ma quel maledetto giorno ho accetto. La macchina si fermò davanti alla mia abitazione e scesi salutando Rudy con un bacio sulla guancia. Rudy era un uomo di 60 anni circa che lavorava per Dylan da molti anni, era un uomo molto buono e mi aveva aiutata in molte situazioni.. lo consideravo come un padre, quello che non avevo mai conosciuto e che, dai racconti di mia madre non avrei nemmeno mai voluto conoscere. Non che lei fosse una super mamma dato che mi aveva abbandonata perché depressa e soprattutto per la droga. Mia mamma era una tossicodipendente, mio padre pure, ma almeno lei si era goduta i primi anni della mia vita, mentre lui invece, aveva preferito darsela a gambe levate subito dopo aver saputo della gravidanza di mia madre. Codardo.

Scacciai i pensieri e iniziai a salire la scalinata fino ad arrivare davanti alla grande porta bianca d'entrata, presi le chiavi nella borsetta ed entrai. Non feci in tempo a dirigermi verso le scale per arrivare nella mia camera che una voce ,che riconobbi subito mi chiamò "Madison tesoro. Dylan ti vuole"- "Chantal ti prego digli che sono stanca."- "Mmh vuoi che si arrabbi? Ti ricordi l'ultima volta?" la odiavo. Chantal era una ragazza odiosa ,con i capelli rosa acceso ,due chili di trucco e abbastanza alta; lavorava per Dylan anche lei, perchè no, non ero l'unica ma eravamo in un quasi 10 ed abitavamo tutte in quella enorme villa in cui Dylan ci teneva prigioniere.

Tirai un sospiro e la sorpassai andando verso la sua suite. Bussai come ogni volta e senti il suo invito ad entrare. Entrai e chiusi la porta dietro di me. Mi incamminai verso Dylan che sedeva sul divano in pelle nera di fianco al camino ,con la sua sigaretta tra le labbra e i suoi due scagnozzi dietro, a cui fece ben presto capire che dovevano lasciarci soli e infatti rimasimo solo noi due ,in quella stanza semi buia che metteva i brividi. "Mad ,vieni a sederti qui, non ti faccio niente".    Feci come voleva e mi sedetti sul divano ,cercando di mantenere il più possibile le distanze, ma questo fu impossibile perchè mi avvicinò a lui. "Allora? Quanto hai guadagnato sta sera?" presi i soldi che avevo messo nel reggiseno e glieli consegnai. "Sei la mia gallina dalle uova d'ora. L'ho sempre saputo. Voglio festeggiare" e subito dopo spense la sigaretta e mi diede un bacio sulla guancia ,iniziando a scendere fino al collo e posando una mano sul mio seno. Il mio respiro accelerò leggermente ,perché già sapeva cosa voleva fare. "Spogliati" mi sussurrò all'orecchio. Una lacrima scese e iniziai a trattenere le altre. L'umiliazione mi assaliva ogni volta che lui mi chiedeva qualsiasi cosa, perché questo faceva, mi umiliava. La cosa peggiore è che lo divertiva mentre io lo odiavo in silenzio.

"Mad fallo tu, se lo faccio io è peggio lo sai eh. Ricordati di tutto quello che faccio per te. Ti do una casa, protezione e un lavoro. E' il minimo lo sai." continuò. Un'altra lacrime scese. L'asciugai velocemente ,mi alzai sentendo lo stomaco attorcigliarsi dal disprezzo e iniziai a spogliarmi nel modo più sensuale che potevo e con la coda dell'occhio lo vidi mordersi il labbro inferiore. Una volta completamente nuda, si alzò ,si avvicinò a me e incrociando i suoi occhi color cristallo con i miei color nocciola, prima di baciarmi appassionatamente iniziando a spogliarsi. Mi prese in braccio e mi portò nella sua camera da letto dove avrebbe fatto ciò che voleva con il mio corpo, abusando di me. L'inferno per me aveva un luogo, la sua camera da letto, e un nome. Dylan.

Il mio demone custodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora