CAPITOLO 5

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Lasciai scivolare l'ultima lacrima e rimasi per qualche secondo a guardare il soffitto, sentendo una sensazione di vuoto assalirmi lentamente. Passai la mano sulla guancia per asciugarla e mi alzai per potermi rivestire ma appena appoggiai i piedi sul pavimento sentì un dolore lancinante e caddi a terra stremata. A fatica mi rialzai, mi rimisi le mutandine e zoppicando uscì da quella camera che per me, era la rappresentazione dell'inferno. Una volta fuori, chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi verso la macchina che mi avrebbe portata al club di Dylan. L'aria fredda di quella sera mi sfiorò delicatamente la pelle e in quel momento provai una sensazione di libertà. Aprì la portiera e mi accasciai sul sedile posteriore. 

-"Buonasera Rudy"- 

-"Buonasera Madison.. sei in ritardo oggi."-

 -"Lo so.. ho avuto un piccolo contrattempo scusa". 

Rudy iniziò a guardarmi attentamente verso lo specchietto e socchiuse gli occhi come per vedere meglio

- "Il contrattempo comprende quei segni sul collo?" mi passai immediatamente una mano su quello che, al tatto, sembrava un livido abbastanza grosso. 

-"Oh questo? Per sbaglio sono caduta e mi sono fatta male. Dylan non voleva mandarmi al lavoro infatti, perché aveva paura che qualcuno pensasse che qualcuno mi avesse alzato le mani" In quel preciso istante, mi ripassò per la mente il momento in cui lui era sopra di me e mi stringeva il collo, umilindomi. Cercai di nascondere quel ricordo dietro ad un sorriso forzato. Rudy non credette a quella scusa e nel pieno del silenzio, mise in moto la macchina e partì.                  Arrivammo al club quasi subito e come ogni volta ci augurammo una buona serata, come se la mia lo potesse essere.

Una volta dentro, mi diressi subito verso il bancone per ordinare da bere; quella era una di quelle sere in cui avevo bisogno di dimenticare il più possibile. 

-"Buonasera Mad! Solito?"

-"No, ho bisogno di qualcosa di forte: sorprendimi" accennai un sorriso malizioso e scherzoso al barista e lui mi fece l'occhiolino in risposta. Tom era un ragazzo mulatto, con capelli ricci e neri, un sorriso smagliante e occhi scuri. Lo avevo conosciuto proprio lì nel club, dove lavorava da qualche mese e fin da subito tra noi, si era creata una grande sintonia; era il mio unico amico. Tom arrivò poco dopo con il mio bicchiere e me lo porse facendo un mezzo inchino. Risi per quel gesto tanto buffo e iniziai a sorseggiare il mio cocktail; era forte, molto forte, ma altrettanto dolce, come piaceva a me. 

-"Allora? che ne pensi?"

-"Mmh.. ti sei superato Tom." rimase lì qualche secondo a parlare con lui e senza accorgermene, il bicchiere fu vuoto. Mi piaceva scherzare con lui o almeno parlare, anche se lui, non sapeva nulla della mia situazione. Più volte mi aveva chiesto di raccontargli cosa succedeva nella casa, ma ero sempre rimasta molto vaga nelle risposte; non mi andava di raccontare quello che succedeva in quella maledetta casa.. anche perché il mio capo era il suo capo. Lasciai il bancone e mi diressi verso la pista da ballo, dove iniziai a ballare. Ben presto, come ogni sera, attirai a me l'attenzione, muovendomi nel modo più sensuale possibile. Intravidi lo sguardo di Dylan che sorrideva maliziosamente, mentre faceva scivolare i suoi occhi lungo il mio corpo; amava vedermi ballare, ma io odiavo il fatto che mi guardasse. Mi voltai e continuai a ballare, fino a quando non sentì la gola seccarsi e questo voleva dire, che ero pronta a tornare al bancone. Tom, vedendomi arrivare, mi preparò lo stesso drink che aveva fatto precedentemente e me lo consegnò sorridendo. 

-"Mad, mi sa hai fatto colpo" lo guardai stranita, senza capire a cosa si riferisse.

-"Quel ragazzo là seduto. Non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo." disse indicando qualcuno dietro di me.

Mi voltai e vidi un ragazzo che, effettivamente, continuava a guardarmi. Era un ragazzo ben piazzato, con una giacca di pelle nera che faceva intravedere poco una maglietta bianca: non riuscii a vederlo bene in volto, per via del buio presente nel club. Mi voltai di nuovo verso Tom

-"Probabilmente vuole solo spogliarmi, come tutti qua dentro d'altro canto, perché questo sono: una puttana" cercai di nascondere l'evidenza con un pizzico di sarcarsmo ma purtroppo non ci riuscii. 

-"Mad stai proprio avvelenata. Cazzo arriva Dylan vai." Non feci nemmeno in tempo a voltarmi che lo ritrovai con il viso, a pochi centimetri dal mio: 

-"Vuoi andare a lavorare o no eh? Muoviti. E tu, dietro al bancone. Se non vuoi essere licenziato servi da bere, che muoiono tutti di sete." Senza dire una parola filai in pista e ricomincia a ballare, non sentendo più solo gli occhi di Dylan, ma anche quelli del ragazzo che poco prima, mi aveva mostrato Tom. Una voce dietro di me mi riportò alla realtà: un ragazzo mi prese per i fianchi ed io, iniziai a ballare con lui, cercando di essere il più sensuale possibile: 

-"Andiamo?" annuì con la testa e prima di seguirlo, guardai Dylan che mi alzò il bicchiere, in segno di approvazione. Voltai leggermente lo sguardo un'ultima volta e incrociai gli occhi di quel ragazzo che da tutta sera, non faceva altro che osservarmi. Una volta uscita dal club, salì in macchina con il ragazzo che mi aveva chiesto di andare via con lui. 

-"Posso sapere il nome della bellissima ragazza che è salita in macchina con me?"

-"Madison, e il tuo?"

-"James." Quelle furono le uniche parole che ci scambiammo, per tutto il resto del tragitto. Si fermò davanti ad un palazzo, molto lontano rispetto al club, da cui eravamo partiti e da gentiluomo, mi aprì la portiera dell'auto e mi aiutò a scendere. Mi fece strada fino al suo appartamento e una volta entrata trovai un gruppo di ragazzi e una nube di fumo, invase i miei polmoni.

Rimasi lì qualche secondo con loro, senza capire cosa stesse succedendo e nel mentre, mi offrirono un bicchiere contenente della vodka. Iniziai a bere e poco dopo, iniziai a sentire la testa pesante. Guardai sul fondo del bicchieri e notai una sabbiolina strana: droga. Mi alzai subito dal divano e rischiando di cadere all'indietro. 

-"Io devo andare"

 James mi prese per il polso e mi attirò a lui e ben presto iniziarono ad avvicinarsi pure gli altri due ragazzi: 

-"Oh no Madison, sei appena arrivata. Stasera ti facciamo sognare". La sua mano scivolò sotto il mio vestito mentre uno dei suoi amici abbassò la spallina del vestito lasciando la mia spalla nuda e senza avere il tempo di rendermi conto della situazione, James mi prese di peso e mi fece sdraiare sul divano mentre il suo amico, prese i miei polsi e li posizionò sopra di me. 

-"Che state facendo..?" chiesi in preda al panico, ma la mia domanda non fu minimamente calcolata a nessuno in quella stanza. 

-"Tienila salda Max e tu riprendi tutto" ghignò mentre si slacciava i pantaloni e appena l'altro ragazzo fece partire il video, James gli fece segno di avvicinarsi per inquadrare anche me. 

-"Ciao Dylan, guarda chi c'è qui con noi! La tua piccola puttana. Ora le insegnamo a divertirsi. Con i Blood Red c'è sempre da divertirsi" Risero tutti insieme mentre lui si posizionava per entrare dentro di me e abusare di me. Ero una vendetta, un ricatto. Ero solo un effetto collaterale della loro rivalità. Ero stata addescata solo perché appartenevo alla banda rivale. Mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, d'istinto iniziai a divincolarmi e Max strinse maggiormente i miei polsi per tenermi immobilizzata e in risposta, iniziai ad urlare con la poca forza che ancora avevo in corpo, mentre la droga assunta poco prima continuava a circolare velocemente nel mio corpo, togliendomi minuto per minuto energie. James mi posizionò una mano sulla bocca, impedendomi di urlare e sul suo viso apparse un'espressione infastidita.

-"Stai zitta cazzo. Ora ti faccio urlare io per qualcosa" Tirò su il mio vestito e spostò i miei slip al lato per poter arrivare fino in fondo, fino a quando una quarta voce non tuonò nella stanza 

-"Che cazzo sta succedendo qui?"  

Il mio demone custodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora