CAPITOLO 9

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Rientrai nel locale e mi affrettai a tornare in pista a ballare. Una volta in mezzo alla folla, cercai con lo sguardo Dylan senza trovarlo. Sapevo per certo che si era accorto della mia assenza, sopratutto per tutto il tempo che era passato. Sobbalzai quando una mano mi cinse il fianco, facendomi indietreggiare. Liquirizia. Avrei riconosciuto quel profumo ovunque. Ad avermi afferrata era niente meno che Dylan. Il suo respiro caldo accarezzò il mio orecchio, provocandomi un brivido lungo la schiena e in quel momento maledì il mio corpo per avergli regalato quella sensazione. Sogghignò e fece scivolare la sua mano fin sotto al mio seno, facendomi irrigidire.

"Balla Madison. Balla per me" Iniziai a muovere i fianchi e mentre le sue mani continuavano a viaggiare sul mio corpo, il suo bacino seguì il mio in modo perfetto, accorciando sempre di più la distanza tra di noi,fino a che svanì del tutto, provocandogli un leggero gemito. "Sei magnifica quando balli. Sei la cosa più preziosa che ho e non ti condividerò mai con nessuno" la presa sul mio fianco si fece sempre più stretta, provocandomi un leggero fastidio. "Sarai mia per sempre Madison, rassegnati. Puoi parlare con chi ti pare, ma sei mia." Il fianco iniziò a pulsarmi e in risposta, appoggiai la mano sulla sua per togliermela di dosso. Mi aveva vista parlare con lo sconosciuto? Molto probabile. Mi fece voltare e mi attirò nuovamente a se, obbligandomi a guardarlo. I suoi occhi si incatenarono ai miei e lentamente, passò il dorso del dito sulla mia guancia, per poi ricominciare a parlare. "Andiamo Mad. Ormai non ha più senso restare qua. Sono troppo eccitato per proseguire la serata". Intrecciò la mia mano alla sua e mi trascinò fuori dal locale, dove ad aspettarci c'era il suo suv nero. Dylan chiuse velocemente la portiera dietro di se. "Victor, alza il vetro. Ho da fare" disse mentre il suo autista fece come aveva chiesto, per poi voltarsi per incatenare nuovamente i suoi occhi a me. Dylan era bellissimo e aveva charme, non potevo negarlo. Se solo non fosse stato così stronzo. Senza che me ne rendessi conto, afferrò le mie gambe e mi trascinò sotto di lui, dove il contatto tra le nostre parti era quasi nullo e dalla mia bocca scappò un leggero gemito. Il suo rigonfiamento si appoggiò avido tra le mie cosce, provocandomi un piccolo brivido di piacere. La sua mano iniziò a risalire lungo la mia coscia mentre il suo respiro caldo mi solleticava il collo. Ansimai leggermente e in risposta, Dylan sogghignò, spostando le sue labbra a pochi centimetri dalle mie, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Lo odiavo per tutto quello che mi faceva passare, ma quando si comportava così, mi faceva sentire così piccola ed indifesa.

"Cosa vuoi fare Dylan? Cosa vuoi che faccia?" chiesi con la voce che mi tremava dall'eccitazione che tutta quella situazione mi aveva portato a provare. Lui si limitò a mordersi il labbra per poi eliminare totalmente la distanza delle nostre labbra e per la prima volta, non opposi resistenza. Con un rapido movimento mi fece scivolare lo slip lungo le cosce, fino a levarlo del tutto e subito dopo abbasso i suoi pantaloni e i boxer, appoggiando la sua punta su di me. Quel gesto mi provocò un gemito e a lui piacque. Staccò le labbra dalle mie per godersi lo spettacolo. Lo desideravo e lui lo sapeva benissimo. Quella sera ero caduta nel suo gioco. Passò il pollice sul mio labbro inferiore e io mi infuocai ulteriormente. "Mi hai chiesto cosa voglio. Voglio te Madison. Ora e per sempre" senza darmi il tempo di rispondere, affondò dentro di me senza delicatezza. Quella sensazione mi fece inarcare la schiena. Prese saldi i miei fianchi ed iniziò a muoversi, affondando sempre di più, procurandomi un piacere estremo. Non riuscivo ad oppormi a quella sensazione e sapevo che alla fine mi sarei pentita di tutto. Gemetti quando toccò un punto molto sensibile e accorgendosene, continuò a spingere verso quel punto, portandomi all'apice. Mi aggrappai a lui, in cerca di un sostegno. Lui fece scivolare il braccio sotto la mia schiena e pochi secondi dopo mi ritrovai su di lui. Iniziai a muovere i miei fianchi, mentre le scariche di piacere continuavo a pulsarmi in tutto il corpo. Non avevo mai provato una cosa simile e maledivo me stessa per aver permesso a Dylan di goderne. "Cazzo Mad. Ci sono quasi" gemette. Annuì, incapace di rispondere. Le sue spinte si fecero sempre più desiderose e avide. Un brivido si fece spazio tra le mie cosce e mi sentì svuotata mentre le mie gambe iniziarono a tremare. Dylan sorrise soddisfatto e pochi secondi dopo, venne anche lui. Il mio corpo sfinito cadde sul suo, mentre entrambi, cercavamo di regolare il respiro. I finestrini dell'auto erano completamente appannati, ma nonostante questo, riuscì a intravedere la nostra abitazione. Non so da quanto tempo fossimo effettivamente arrivati, ma ringraziai i vetri oscurati. Mi accorsi di essere ancora accovacciata su Dylan, quando sentì il dorso delle sue dita,accarezzarmi la schiena. "Adoro quando sei così spontanea. Anche se in realtà amo scoparti sempre. Sei il mio giocattolino preferito". E a quelle parole, tornai alla realtà. Dylan era lo stronzo di sempre e io ero solo il suo giocattolino.

Il mio demone custodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora