Due sognatori in un bar

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Milano Malpensa, le cinque di mattina, l'euforia di un viaggio, tu che ti nascondi dietro un cappuccino, io che giro il cucchiaino nel caffè e sono elettrizzata.
Tra qualche ora realizzerò il mio sogno e lo farò con te, che sei ormai diventato il mio complice in questa vita.
"La Norvegia è il viaggio dei miei sogni", ricordo ancora quando te l'ho scritto per la prima volta, in un direct come tanti altri, in un giorno come tanti altri.
Tu ed io quasi non ci conoscevamo, eppure ti avevo già confidato qualcosa di importante, che in fondo io ho sempre lasciato piccoli pezzi di me tra quelle righe scritte sempre con il sorriso sulle labbra.
Non mi avevi risposto, e io lo sapevo già che non l'avresti fatto ma ero felice ugualmente, che mi bastava scriverti per sentirti più vicino, anche se vicini non eravamo e pensavo non lo saremmo stati mai.
Poi è successo, e ancora mi chiedo come sia possibile ma forse era destino, forse era tutto già scritto e dovevamo solo avere il coraggio di leggere.
È successo che i miei messaggi, poi diventati nostri, si sono trasformati in caffè presi in un bar fuori dal centro e in camminate sempre più lunghe, che il tempo passato insieme non sembrava mai abbastanza, che le chiacchierate sembravano inesauribili.
È successo che hai voluto conoscere me e lasciarti conoscere ancora un po', ma io sapevo che mi avevi già incasinato il cuore.
È successo che ci siamo intrecciati le mani e i pensieri, per non lasciarci più.
"La Norvegia, eh?", mi hai chiesto un giorno, quando avevo la testa appoggiata sulle tue gambe e scorrevo la home di Instagram osservando foto di quei paesaggi nordici che mi hanno sempre incuriosito tantissimo.
"Vorrei proprio andarci", ti ho risposto e ho spento il telefono, che quelle foto erano bellissime ma il tuo sorriso di più.
E vorrei che lo vedessi con i miei occhi, che non ti piace mai e a me fa impazzire.
"Ci vieni con me?", hai detto e io ho annuito, stavo per dire "vorrei girare il mondo con te" ma hai estratto due biglietti aerei da dietro la schiena e il mio cuore deve aver saltato un battito mentre sorridevi felice e consapevole di avermi sorpreso.
"Hai perso le parole?", mi hai preso in giro e io che sì, le avevo perse davvero perché nessuno mi aveva mai fatto una sorpresa così bella.
Nessuno eccetto te, ma tu mi hai sorpreso fin dall'inizio e avrei dovuto capirlo che sarebbe stato così sempre, magari per sempre.
Ti ho abbracciato fortissimo e le parole non servivano più, non servono mai quando ci stringiamo e annulliamo le distanze, quando parliamo con gli occhi, quando mi basta averti accanto per avere la certezza di essere nel posto giusto.
"Grazie", questo però te l'ho detto e te lo dico anche adesso, all'improvviso, mentre attraversiamo il gate e vedo l'aereo che ci porterà a Oslo, verso un sogno che diventa realtà, che in fondo tu stai rendendo reali tutti i miei sogni e nemmeno lo sai.
Forse te lo dirò quando saremo lì e avrò freddo e mi darai la tua sciarpa di lana, lo fai sempre anche se ho già la mia e io ti rubo un bacio, ma non è mai solo uno.
O forse te lo dirò quando saremo sul fiordo a guardare il tramonto e ci sarà profumo di pesce fresco e ti verrà voglia di mangiare una frittura, oppure te lo dirò quando la giornata sarà finita e saremo stanchi ed esausti nella nostra stanza d'hotel, io con la testa sulla tua spalla e tu che incastri le dita tra i miei capelli.
Non so quando te lo dirò ma lo farò, anche se tu già lo immagini perché di sogni abbiamo parlato la prima volta che ci siamo visti.
Io che non ricordavo nemmeno il mio nome, tu che hai fatto del tuo meglio per rendermi tranquilla e ci sei riuscito, anche se quel sorriso mi mandava in panne la mente e il cuore.
Due sognatori in un bar di Roma, io che avevo sempre avuto paura di condividere i miei sogni e tu che invece volevi ascoltarli.
Già lo sai che insieme ne abbiamo realizzati tantissimi ma te lo dirò di nuovo, te lo dirò sempre perché meriti di sapere che la felicità mi fa meno paura da quando ci sei tu.
Meriti di sapere che m'hai incasinato il cuore ma l'hai anche guarito, te l'ho mostrato e anziché calpestarlo ci hai soffiato sopra per togliere gli strati di polvere e d'insicurezza che lo annidavano da tanto, troppo tempo.
L'aereo decolla e neanche me ne accorgo, la testa a inseguire pensieri lontani e poi la tua mano nella mia che mi riporta al presente, a te che osservi fuori dal finestrino.
So che stai riflettendo su qualcosa, lo capisco da come aggrotti la fronte e da come stai guardando le nuvole, così ti lascio pensare mentre mi perdo a studiare i tuoi lineamenti come se non li conoscessi a memoria.
Ti giri all'improvviso e mi guardi senza parlare, ma io nei tuoi occhi leggo tutto ciò che vuoi dirmi.
E ti rispondo così, con uno sguardo che sa parlare.
"Ti amo anche io", c'è scritto tra le mie iridi e so che mi hai capito, non ci ha sentito nessuno ma io e te ci siamo appena gridati addosso il nostro amore.
"Sono felice", ti dico e so che hai capito anche questo, anche se non ho aperto bocca.
Tu mi capisci sempre e in fondo ho sempre avuto bisogno di questo io, che mi sono sentita incompresa per una vita intera ma con te mai.

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