"Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita."
La frase, scritta dalla professoressa Floyd con quel suo carattere così minuto e rotondeggiante, occupava interamente la lavagna posta alla destra della sua cattedra.
Appena entrata in aula per tenere la sua lezione si era seduta e ci aveva guardati da sopra la montatura dei suoi occhiali rettangolari e colorati. Aveva la stravagante abitudine di cambiare il colore delle stanghette della montatura quasi giornalmente, coordinandole con il colore degli abiti.
Quel giorno sfoggiava un vistoso rosso, che ben si legava al vestito di maglia a maniche lunghe dello stesso colore che portava sopra un paio di stivali dalla fattura elegante, appuntiti ed in pelle nera lucida.
"Ragazzi, silenzio... grazie. Oggi parleremo di un qualcosa che è purtroppo molto lontano da questo tempo e da questo luogo... un qualcosa con cui, sono sicura, non avete mai avuto a che fare. Almeno, nel senso che intendo io e che andrò adesso a spiegarvi. Oggi, ragazzi, parleremo della poesia."
I miei compagni si lasciarono andare ad una serie di sbuffi, risolini ed esclamazioni di vario genere.
Detto questo, la Floyd si era recata alla lavagna ed aveva scritto quella lunga frase.
"Vedo nelle vostre espressioni vuote, ragazzi, che non mi sbagliavo. Voi siete abituati a pensare alla poesia come a qualcosa di vecchio, di noioso e di inutile.. qualcosa da imparare a memoria per prendere un buon voto dall'insegnante di letteratura. Abbiamo appreso a scuola, nel corso degli anni, dell'esistenza di un congruo numero di poeti americani, da Coleridge a Whitman, a Poe, per arrivare a qualcosa di più moderno .. Ginsberg, Bukowsky... Ma in tutta sincerità, voi avete mai letto per vostro diletto qualche opera di questi illustri, e per voi quasi o totalmente sconosciuti, concittadini?
Avete mai provato a mettervi dalla loro parte? Qualcuno di voi che abbia provato a scrivere qualcosa, magari?"
Robert Mattews alzò la mano.
"Si Robert?"
"Io scrivo testi di canzoni, va bene uguale?"
"Interessante domanda la tua, Robert. In qualche modo scrivere testi di canzoni può avvicinarsi allo scrivere poesie, è simile infatti lo sforzo creativo necessario per trasmettere al lettore, o in questo caso all'ascoltatore, in un breve lasso di tempo di due o tre minuti, qualcosa. Trasmettere qualcosa in termini di emozioni, di sentimenti, di sogni o speranze. Nel caso di Poe, magari di terrore... Possiamo quindi dire, Robert, che in quest'aula tu sei quanto di più simile ad un poeta... come ti fa sentire questo?"
"Non l'avevo mai pensata in questi termini, in realtà... penso che ai miei potrebbe far piacere, se glielo riferisco. Secondo loro, ci perdo troppo tempo.."
"L'impegno profuso per la creazione di qualcosa non è mai tempo sprecato, è il misurare se stessi nel saper dare vita a qualcosa. Qualcosa che nel caso dei grandi scrittori, poeti, cantanti o architetti sopravvive per sempre al loro creatore.. non vi sembra questo un ottimo motivo per impegnarsi? L'immortalità dei grandi, o anche la fama momentanea... perché noi tutti non ci occupiamo di fare qualcosa di eterno? Perché non ne siamo capaci, direte voi? Giusto, sono pochissimi i grandi, ma quanti sarebbero stati grandi se solo avessero tentato? Se si fossero in un certo senso allenati... Ci si può allenare a scrivere? A scrivere una poesia? Che ne pensate?"
La classe rumoreggiava; l'argomento poesia, solitamente noioso, li stava in qualche modo interessando.
Robert alzò di nuovo la mano.
"Cosa vuoi dirci, signor poeta?"
"Nel mio caso, ho iniziato a scrivere qualcosa l'anno scorso... all'inizio senza grande successo devo dire. Ma penso di aver migliorato, con il tempo.. forse effettivamente anche nello scrivere ci si può allenare."
"Bene Robert, grazie ancora. Altri contributi? Chi vuole esprimere la propria opinione?"
Nessuno si decideva ad aprire bocca.
"Nessuno? Va bene... allora una domanda. Sapete dirmi qualcosa di quella frase che ho scritto sulla lavagna?"
L'aula era silenziosa, ancora nessuno intenzionato a dire qualcosa. Megan si guardò intorno ma apparentemente nessuno sapeva o voleva rispondere. Anche Jojo era silenziosa, si guardarono e Jojo le chiese senza parlare: " tu lo sai?"
Megan accennò di si con la testa. Jojo le fece un gesto con la mano come per incitarla a intervenire. In realtà però lei non ne aveva grande voglia, sperava che qualcun altro prendesse la parola. Niente, il silenzio perdurava. Si sentì in obbligo di alzare a metà il braccio.
"Megan... dicci pure"
"È tratta dal film "L'attimo fuggente". Robin Williams la dice agli studenti della sua classe, alla setta dei poeti estinti."
"Giustissimo Megan, brava. Robin Williams nei panni dell'illuminato professor Keating insegnante di letteratura. L'insegnante che tutti noi vorremmo avere avuto... Ora, traendo spunto da questo bellissimo film che vi invito caldamente a vedere quanto prima, se non lo conoscete, noi faremo la stessa
cosa. Anzi, voi farete la stessa cosa... vi prenderete qualche giorno di tempo e per lunedì prossimo mi porterete una poesia, scritta da voi. Su qualunque argomento vogliate. Si tende a pensare alla poesia come a qualcosa che abbia a che fare con l'amore, ma non solo. Poesie immortali parlano di tutt'altro, magari di piccole cose. Siete liberi di scegliere argomento, lunghezza, forma. Siate creativi, ragazzi. E tu Robert, non riciclare una delle tue canzoni. Deve essere un componimento assolutamente originale. E mi aspetto che non copiate qualcosa da internet, mi raccomando."
La classe ora rumoreggiava, la richiesta della Floyd aveva creato una certa preoccupazione. Solo Robert appariva rilassato e soddisfatto.
"Voglio comunque tranquillizzarvi, ragazzi... non metterò voti per questa cosa. Ma pretendo che tutti mi consegnino qualcosa. Quindi metterò un meno a chi verrà a mani vuote."
Il suono della campanella arrivò ad interrompere le discussioni.
"Mio dio!"', esclamò Jojo. "Sono nei guai!"
"Se ce la fa Robert, ce la facciamo anche noi... garantito. Abbiamo tempo per pensarci. Cosa che invece io non ho adesso.... salto il pranzo perché devo terminare la relazione per Fotografia. Kevin mi ha mandato le foto che ho scattato al parco solo ieri sera, prima avevo ginnastica e poi siamo anche rimasti a parlare al telefono per parecchio . Ho bisogno di lavorarci ancora su."
"Sulla relazione, o su Kevin?" fece maliziosamente Jojo.
"Non ho tempooooo!!! Adesso no... ma ti dico, dopo dobbiamo parlare. Assolutamente!"
"Oh ohh qualcosa bolle in pentola? Novità importanti... per adesso te la cavi, ti autorizzo ad andare a Fotografia dove, per inciso, faccio presente che incontrerai di nuovo Kevin.... qui si sente puzza di bruciato, una grande puzza di bruciato... "
"Va bene va bene sarà come dici tu Jojo, ma adesso ho da fare. Filo in sala studenti. Beata te che mangi." Praticamente, fuggì dalla classe.
Megan aveva volutamente esagerato con il discorso della fretta, era vero che doveva ancora completare la relazione ma aveva ingigantito la cosa con Jojo. Primo perché voleva parlarci con calma, e poi perché era curiosa... curiosa di capire cosa avrebbe provato nel rivedere Kevin.
Entrò in sala studenti, al pianterreno, con zaino e borsa porta computer. Per fortuna, visto che in quel momento erano quasi tutti a pranzo, la sala era semivuota e abbastanza silenziosa. Trovò posto ad uno dei tavoli in fondo, vicino alla finestra, in modo che potesse sfruttare la luce naturale che entrava dai vetri. Quel posto aveva anche il vantaggio che i rumori del corridoio arrivavano abbastanza attutiti.
Estrasse il pc e aprì la relazione che aveva iniziato la sera precedente, dopo che aveva salutato Kevin.
Provò a concentrarsi per sfruttare al massimo quei quaranta minuti che aveva a disposizione.
La foto del gabbiano si prestava particolarmente bene per illustrare la tecnica del panning, che il professor Dalton aveva illustrato alla classe in una delle prime lezioni dell'anno. Lei poi aveva saltato parecchie lezioni, quindi il panning andava benone. Come prevedeva quella tecnica, bisognava riuscire a mantenere a fuoco il soggetto principale, in questo caso il gabbiano, e al contempo riuscire a dare un effetto di movimento allo sfondo dell'immagine. La foto era perfetta, il gabbiano era perfettamente a fuoco e la sensazione del movimento era data perfettamente dallo sfondo.
Completò la relazione spiegando diffusamente la tecnica usata, e alla fine sospirò soddisfatta. Le sembrava di aver fatto complessivamente un ottimo lavoro e le avanzavano ancora una decina di minuti. Decise che si sarebbe potuta permettere una veloce visita al bar della scuola. Distendendo la schiena si alzò dal tavolo dopo aver riposto il pc nella sua borsa.
Il corridoio era particolarmente affollato e rumoroso in quel momento, tutti i ragazzi andavano su e giù diretti verso le proprie aule. Doveva sbrigarsi, non aveva molto tempo.
Aprì la porta del bar e la prima cosa che vide, verso il bancone, fu la chioma biondastra di Kevin che spuntava al di sopra delle altre. Probabilmente aveva deciso di uscire dalla sala, perché proprio in quel momento si era girato e aveva guardato esattamente verso di lei, all'entrata. Fu buffo vedere come cambiasse immediatamente espressione. Era in compagnia di un paio di amici, a cui disse qualcosa velocemente e senza smettere di guardarla. Il sorriso che gli era apparso in viso non aveva ancora abbandonato la sua faccia.
Rapidamente la raggiunse e le fece spazio verso l'angolo opposto del bancone.
"Che bello vederti! Ti ho cercato a pranzo ma non sono riuscito a trovarti."
"Non ho pranzato... dovevo ancora finire la relazione e quindi mi sono fermato in sala studenti con il mio pc. Adesso ho fame ma non
ho più tempo, mi prendo solo una ciambella e un caffè."
Indicò al barista la ciambella che preferiva mentre continuava a parlare con Kevin.
Era emozionata e nervosa, e quando era nervosa iniziava a parlare come una macchinetta.
"Ho compiutamente spiegato la tecnica del panning, molto utilizzata negli eventi sportivi tipo corse automobilistiche o di cavalli. Apertura ridotta del diaframma e scatto a raffica permettono di ottenere dei buoni risultati. Oltre ovviamente ad una buona dose di culo..."
"Ci vuole anche quello, in effetti. Alcune delle più famose fotografie della storia sono frutto di grandissimi colpi di fortuna.", confermò Kevin ridendo.
Finita di mangiare a velocità supersonica la ciambella e trangugiato il caffè, era pronta per raggiungere la piccola aula di Fotografia sul retro.
"Ma la fortuna non mi potrà aiutare per il prossimo compito della Floyd.. purtroppo. Se n'è uscita con la realizzazione di una poesia per lunedì mettendo in crisi tutta la classe tranne Robert. Lui scrive testi di canzoni e non mi è sembrato preoccupato."
"Scrivere poesie è una bella sfida, se non si ha l'abitudine. Non è tanto, o solo, questione di tecnica. Il difficile è avere imparato a superare l'imbarazzo di mettere su carta quello che si sente dentro. Ci si vergogna a mettersi a nudo così. Certo si può anche inventare tutto, pianificare la realizzazione, ma il risultato finale difficilmente è buono. E poi, non significa nulla per nessuno. Per chi l'ha scritta e per chi la legge, o la ascolta. Sono parole vuote."
"Sembri preparato, sull'argomento."
"Può essere.." rispose laconico Kevin, con le mani sprofondate nelle tasche dei jeans.
"Forza dai, andiamo in aula. Vieni con me."
L'aula era già piena, erano gli ultimi ad entrare. Dalton li accolse con un cenno del capo e con la mano gli fece segno di accomodarsi in uno dei banchi liberi. Tutti gli altri ragazzi li stavano guardando.
Si accomodarono nello stesso banco, in fondo all'aula. Megan era consapevole della vicinanza fisica di Kevin, sentiva l'odore del suo profumo, del suo corpo. Un odore piacevole. Anche da seduto, la sovrastava di un bel po'.
Tirarono fuori contemporaneamente i pc, e lei si accorse che aveva delle mani affusolate e ben curate, quasi femminili.
Con le sue lunghe gambe, stentava ad entrare nel banco. Le loro cosce si toccavano. Megan sentiva il calore trasferirsi dalla coscia a tutto il corpo.
"Scusami", le sussurrò lui imbarazzato, spostando la sedia di qualche millimetro.
Lei fece finta di essere totalmente concentrata su quello che diceva Dalton, ma in realtà si era completamente persa tutto quello che aveva detto fino ad allora.
Si sforzò di seguire la spiegazione del professore.
Niente. Dopo pochi secondi si accorse di aver dirottato la sua attenzione sullo schermo del pc di Kevin. Una delle cartelle del desktop si chiamava Megan. Il cuore le eseguì una perfetta rondata flick all'indietro, rischiando di uscirle dal torace. La temperatura corporea le salì di due gradi. Non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo il professore.
Puntò gli occhi e le orecchie su Dalton appena in tempo per capire che le stava rivolgendo una domanda.
"Megan, inizierei da te visto che probabilmente sei rimasta un po' indietro sugli ultimi argomenti. Hai avuto difficoltà a completare la relazione?"
"No professore, purtroppo è vero che dovrò recuperare alcune cose che lei ha spiegato nelle ultime lezioni. Proprio per questo, nella relazione ho trattato soprattutto il panning. Spero le vada bene."
"Nessun problema, Megan. L'importante è che le foto fatte siano coerenti con la tecnica illustrata."
"Certamente, professore. È così."
Si era salvata per un pelo. Kevin era sempre vicino, le respirava accanto. La cartella chiamata Megan era sempre sul suo pc, ma ora sul bordo dello schermo era comparso anche un post it arancione su cui Kevin aveva scritto "brava". Apparentemente non la guardava, il suo sguardo era fisso sul professore mentre giocherellava con una matita tra le mani. Ma lei era sicurissima che stesse ascoltando i rumorosi battiti del suo cuore.
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Tutto il futuro davanti
Teen FictionUna ragazza newyorkese in un romanzo di formazione che la porterà a scoprire la vera natura di sè. YouTube: https://youtu.be/2781Gu8x7ak