Capitolo 5- Disturbo. (POV. Fowler)

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Quella notte non dormii, ero troppo agitata. Era la prima volta che facevo una "visita a domicilio", non stavo nella pelle. Mi sentivo come se avessi bevuto 3 lattine di redbull, non vedevo l'ora. Mi preparai alla velocità della luce e per colazione mangiai a malapena. Presi la macchina e mi diressi verso la casa, non sapevo cosa mi aspettasse... Un enorme palazzo si erigeva sul lato della strada, quasi simile ad un enorme castello medievale. Era imponente quasi quanto una montagna che dalla cima dei suoi tetti sovrastava la città. I mattoni biancastri erano rovinati, si capiva che fosse una casa vecchia. Dei rampicanti decoravano la casa, stringendola in un grande abbraccio con la natura. Alcuni alberi di cipresso nascondevano le gigantesche finestre. Quest' ultimi erano così grandi da poter toccare il cielo con le loro punte, lì dove le nuvole erano grigio, un grigio scuro come la lavagna nel mio studio. Bussai al portone. Il suono rimbombò in tutta la casa. Lentamente, la scricchiolante porta si aprì. Il signor Fred si presentò davanti. <<Benvenuta!>> Mi accolse con un sorriso smagliante in quell' ambiente quasi spaventoso. Mi siedo sul divano, in un' atmosfera quasi raccapricciante. Posate sparse, foto scarabocchiate, mobili rotti e macchie sul pavimento... Sembrava ci fosse stato un combattimento. <<Scusa il disordine, non ho fatto in tempo a mettere a posto>> disse Fred imbarazzato. <<Stia tranquillo... Piuttosto, dov'é sua figlia? Sono venuta per lei>> non feci in tempo a finire la frase che Fred si alzò, mi prese la mano e mi portò in camera di sua figlia. La trovai stesa sul letto, a guardare il soffitto. La camera era adornata da disegni: alcuni carini, degni di una bimba, altri invece erano davvero inquietanti. In vari disegni si presentava la figura di un uomo alto, muscoloso con un volto apatico. Di tutti, uno in particolare mi aveva shockata: la losca figura era dietro un angolo, sta volta sorrideva, che spiava la piccola. In tasca aveva una mano ed aveva una mannaia sporca di sangue. Più che i disegni però, mi preoccuparono gli occhi della figlia. Questi erano vuoti, privi di vita. Spenti come una lampadina fulminata, manco avesse visto la morte. Fred uscì dalla camera. <<Piacere, mi chiamo Emy. Emy Farrah Fowler.>> Sorrisi alla bimba, cercando di metterla a suo agio. <<Emily Morgan, piacere mio...>> Aveva una voce molto calma, bassa, quasi tremolante però. <<Chi é lei? E come mai é qui?>> La bimba fece subito delle domande. <<Sono un' amica, sono qui per parlare un po'.>> La bimba storse un po' lo sguardo, non era del tutto convinta. Iniziammo a parlare della sua infanzia. Sembrava essere normale... Una ragazzina gioiosa, che giocava libera e studiava... L'unica cosa che mi incuriosì fu il fatto che il padre le impediva di uscire di casa. La pelle cadaverica ne era la conferma. La bambina mi raccontò del fatto che erano ormai mesi che non sentiva parlare di sua madre ed erano mesi che non la vedeva nemmeno. Disse, curiosamente, quasi piangendo, che erano mesi che un estraneo entrava ed usciva da casa sua, senza lasciare la minima traccia. Non avevo idea di che dirle... Mi limitavo ad asciugarle le lacrime, stringerla fra le mie braccia e sussurrarle che andrà tutto bene. <<Ti aiuterò io...>> Le dissi, sussurrandole alle orecchie... Avevo appena stipulato un patto che non avrei mai potuto rispettare... Emily mi guardò e sorrise. Fu davvero bello... Scesi dal padre e mi sedetti davanti a lui. Gli chiesi di parlarmi della madre di Emily e del perché non si sentiva, ma avrei preferito evitare. L'espressione dell'uomo cambiò improvvisamente. Il suo volto si spense, gli occhi si imbiancarono e diventò pallido come un malato. Sembrava che avesse visto un fantasma. Si piegò su se stesso, e mise le mani fra i capelli. I gomiti appoggiati sulle coscie e le unghie rovinate... Sembrava di avere davanti il terrore in persona. <<V-V-Venne uccisa d-da un macellaio, i-in un "incidente">> L'uomo spalancò gli occhi, mi guardò in faccia con un sorriso da psicopatico, ancora sconvolto <<M-Ma io feci di tutto per aiutarla!>> La sua faccia si voltò rapidamente verso destra con un movimento scattante. "CLAP" fu l'unica cosa che si sentì, come se qualcuno gli avesse tirato uno schiaffo... Peccato che fossimo soli! Si mise una mano sulla guancia e lentamente tornò nella posizione iniziale, con ancora le mani fra i capelli. <<Preferirei parlare d'altro...>> Disse con voce affranta. <<Il macellaio la fece a pezzi ed uscì con la mano di mia moglie in tasca... Una scena raccapricciante, coronata dalle acute urla di Barbara...>> La scena mi fece venire il volta stomaco, ma mi fece anche riflettere. La bimba aveva parlato di un sogno dove lo sconosciuto teneva la mano in tasca, ma non credo sia l'assassino. Disse che un' altra ombra di aggirava e che sentiva ancora le urla... La bambina non identifica Dread come un assassino, ma come un messaggero. Decisi di andarmene, il mio lavoro era finito. Salutami la bambina ed il padre, presi le mie cose ed uscii. Ero già quasi fuori dalla casa, con le porte aperte, quando qualcuno mi poggia una mano gelida sulla spalla e...

&quot;casa&quot; é dove c'é la morte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora