Capitolo 5- Disturbo. (POV. Emily)

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Sentii bussare. Come al solito il suono rimbalzava tra le vecchie pareti. Vidi un' altra estranea entrare in camera mia. Ero abbastanza confusa. Decisi di restare stesa sul mio lettino, a guardare il soffitto, mentre la donna sembrava guardare la camera. Era abbastanza bassa, sul metro e sessanta direi... Un po' vecchiotta, qualsiasi età avesse non la portava bene. La pelle un po' rugosa, davvero poco, i capelli lunghi e marroni, con qualcuno di questi bianco che spuntava qua e là. Non sembrava curare molto del suo aspetto. I suoi occhi marroni erano abbastanza scuri e profondi, come se ne avesse sentite di ogni, come se fosse pronta a qualsiasi cosa potessi dire/fare. Non sembrava nemmeno curasse molto il suo look. Sembrava una 60enne da come vestiva. Un maglioncino beige con i primi 3 bottoni in alto slacciati, una camicetta bianca sotto e dei jeans. Appoggiò la valigetta e mi sorrise con quei suoi dentro leggermente gialli. La luce che rimbalzava sui suoi occhialetti rettangolari mi accecava, ma continuavo a guardarla dritta negli occhi.
Vidi papà uscire di camera e la sconosciuta si girò verso di me e, con uno strano sorriso, si presentò:<<Piacere, mi chiamo Emy. Emy Farrah Fowler.>> Aveva una voce decisa, ma molto rassicurante allo stesso tempo. Era bella da sentire. <<Emily Morgan, piacere mio...>> fu l'unica cosa che sapetti fare: Presentarmi di contro. Non riuscivo a trattenermi dal parlare, la sua voce mi metteva molto a mio agio. <<Chi é lei? E come mai é qui?>> Iniziai a farle domande. Come riusciva a farmi parlare così?! <<Sono un' amica, sono qui per parlare un po'.>> Questa fu la sua risposta, non scherzo. Mi sentii presa un po' in giro. Mi trattava da bimba. Storsi un po' lo sguardo... Mi si può leggere come un libro aperto e me ne rendo conto solo ora. Era chiaramente una strizzacervelli, ma come mai era qui? Di cosa vuole parlare? Iniziammo a parlare della mia infanzia, ma ovviamente non potevo dirle tutta la verità. Le raccontai tutte le cose come andarono realmente, finché non toccammo l'argomento "mamma". Non potevo parlare di Dread, mi avrebbe presa per pazza. Nel frattempo la sua mano accarezzava la mia schiena, dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto, così ripetendosi. Mi piaceva un sacco. Me la sentivo vicina, mi sentivo "voluta bene". Non riuscii a continuare a mentirle guardandola negli occhi ed iniziai a dire tutto su mamma e Dread. Mentre parlavo una lacrima mi attraversò il volto, scendendo dall'occhio fino al mento, e cadendo poi a terra. Un' altra la segui, poi un altra ancora e così via, come un rubinetto che perde. Sentii la mano di Emy togliersi dalla mia schiena e spostarsi sulla mia faccia, per asciugare le "gocce di pioggia" che cadevano dai miei occhi. Mi strinse forte e continuava a ripetere che tutto sarebbe andato bene. Iniziai a strofinarmi su quel maglione beige, quando mi strinse un po' più forte, chinò la testa verso di me e sussurrò:<<Ti aiuterò io...>> Ero commossa. Perché questa persona faceva tutto questo per me? Alzai la testa, con ancora gli occhi lucidi, e le sorrisi. Un primo sorriso sincero dopo tanto tempo. La mia "nuova amica" mi stese su letto e uscì dalla camera. Ogni passo verso la porta ero più triste. La volevo ancora affianco a me. Speravo ogni giorno che tornasse, ci saranno sicuramente altre visite, deve aiutarmi.

&quot;casa&quot; é dove c'é la morte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora