Capitolo 4 (parte 2)- (POV. Emily)

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...Quando iniziammo a camminare la luce se ne andò nuovamente. Mio padre sbuffò, stufo di dover andare continuamente al contatore. Sentì un alito freddo dietro di me, proprio sulla nuca. Era come se la morte mi stesse dando un bacio sul collo. Girandomi vidi solo del vapore acqueo, quello stesso vapore acqueo che vidi l'altra volta nella libreria, era ormai palese la presenza di Dread. Questa volta fu diverso però. Velocemente strinse la mannaia nella mano con una forza fuori dal comune. Me la puntò al collo e fece un sorrisetto mezzo abbozzato. Iniziai a correre come non mai con la disperazione sul volto. Il mio respiro si faceva sempre più affannato ed il passo sempre più affaticato, mentre Dread correva velocissimo, come una lepre che scappa dal lupo. Peccato che 'sta volta la preda sia io. I suoi piedi battevano forte sul vecchio tappeto, così da creare una sinfonia di battiti che scandiva secondo per secondo quella che sarebbe stata la mia morte. Dread scagliò la mannaia ad una velocità impressionante. La lama era così affilata da poter tagliare l'aria. Questa purtroppo si incastrò in una parete e, mentre l' essere sovrannaturale cercava di recuperarla, io scappai e mi nascosi nel magazzino. Non so nemmeno perché lo tenevamo questo magazzino... Un insieme di scatole, molte anche vuote, tutte in legno, alcune fradicie. Mi nascosi in un angolo della stanza si fredda pietra, accovacciata dietro ad uno di questi contenitori. C'era una gran puzza di muffa e la pressione che avevo addosso mi portava al vomito. I muri erano crepati e mancavano alcune mattonelle. Cercavo di pensare a come fuggire, ma non ebbi sufficiente tempo. Poco dopo udii dei passi, sempre più forti, avvicinarsi a me molto velocemente. Presa dal panico afferrai il manico di una scopa, preso da una di queste scatole. Questo aveva la punta rotta, affilata, per questo lo avevamo messo lì. Con la fiamma ossidrica di papà arroventati la punta, pronta a ficcare questa "lancia" nel letto del primo malcapitato ad avvicinarsi. I passi, ormai a pochi metri da me, urtarono un ammasso di scatole, facendolo cadere. Era solo un topo... Mi ero spaventata per nulla. Iniziai a ridere, quando da dietro altre scatole sentii un altra risata. "Ah, ah, ah... Ahahah" una risata quasi finta, silenziosa. Come uno schizzo incompleto di un quadro. Da lì si sporse Dread. "Buh", queste furono le sue ultime parole che riuscii a sentire. Mi lanciò la mannaia contro, quasi prendendomi. Dopo di che si mise l' indice sulle labbra: "shhhh" e scomparve con una piccola risata.

"casa" é dove c'é la morte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora