𝐓𝐇𝐀𝐓'𝐒 𝑨𝑴𝑶𝑹𝑬

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➶。˚✩ ꒰ 𝐓𝐇𝐀𝐓'𝐒 𝑨𝑴𝑶𝑹𝑬   ꒱ ... ! ˎˊ˗
𝙳𝙸𝙲𝙴𝙼𝙱𝚁𝙴 𝟸𝟶𝟷𝟿, 𝙽𝙴𝚆 𝙲𝙰𝚂𝚃𝙻𝙴
❝ non sei il mio primo amore, ma sei l'amore che ha reso tutti gli altri amori marginali ❞

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PRIMO GENNAIO 2020

«Cammina, veloce!» incitò Brandon, prendendo per mano Nick e iniziando a correre su per le scale d'antincendio dell'hotel più rinomato delle Hawaii.
«E sbrigati!» disse nuovamente.
«Senti come fai ad essere così attivo dopo tutto quello che abbiamo bevuto, dammi un attimo!» rispose divertito il moro, che a fatica faceva i gradini, che, tra le altre cose, erano pure molti.
«Siamo quasi arrivati?» chiese.
«Si, guarda» fece B, aspettandolo sul pianerottolo prima di aprire quella porta verde che li separava dall'alba.

E quando questa si aprì, un'ondata di profumi, suoni e luci invasero i loro corpi.
Sul tetto dell'albergo c'era un'immensa piscina dal vetro trasparente, insomma, pareva d'essere sospesi nell'aria. Un po' come si sentivano insieme i due, sospesi.
Accanto ad essa c'era un ammasso di piumoni color bianco latte, particolarmente invitanti per farsi una dormita; ma, questo, non era di certo il loro scopo.
«Wow» disse sussurrando Nick.
«Lo fai il bagno con me?» domandò Brandon, guardandolo con due occhi supplicanti.
«Ma non ho il costume»
«E da quando ci serve il costume?» disse, seducendolo, il riccio; mentre davanti al suo sguardo si spogliava d'un capo alla volta, rimanendo, poi, con solo un paio di boxer neri.
«Toglili»
Brandon rise.
«Non prendo ordini da uno vestito»
Ci volle mezzo secondo e, come una magia, Nick era nudo, davanti al sul ragazzo, sul tetto del mondo.
«E ora?» chiese.
«Non prendo comunque ordini da te, passivella» rise, speranzoso di averlo provocato un po'.

«Ah-ah, te lo faccio vedere io come sono passivo» disse spingendolo in acqua e tuffandosi subito dopo, Brandon rise, sapeva di aver ottenuto ciò che voleva, ma nonostante questo avrebbe preso nuovamente la situazione in mano.
Si limitò ad abbracciarlo, stringendolo da dietro con le sue braccia possenti e protettive, baciando il suo collo che si stava ricomprendo sempre più in fretta da segni violacei e, là sotto, il desiderio era implacabile.
Brandon spinse Nick contro la parete della piscina, facendolo sedere proprio al bordo e guardandolo fisso negli occhi.
In quel momento, al riccio, sembrò di vivere la loro storia da capo, quando per la prima volta i loro sguardi si incrociarono.

Il moro rimase di stucco quando l'altro iniziò a muovere, piuttosto velocemente, le dita su e giù per il suo membro; non succedeva spesso, solitamente era proprio l'opposto.
Quando il riccio prese tra le labbra l'erezione, a Nick scappò un gemito e un flebile: «Hai imparato davvero in fretta».
«Sono bravo, ve'?» disse facendo scontrare le loro pupille e sorridendo languidamente.
Pochi istanti dopo il più piccolo raggiunse l'apice; indietreggiando con la schiena, appoggiando i gomiti a terra, lasciando che la sua testa cadesse all'indietro: gemette un'ultima volta, facendo eccitare ancor di più Brandon, che amava il suo suono.

Si sedettero, poi, tra le coperte ad osservare la luna che pian piano stava lasciando spazio a qualcosa di spettacolare, il giorno.
Anche se la notte, pure, era spettacolare.
In effetti così erano i due: il giorno e la notte, il sole e la luna, il giallo e il blu.
Solo che, loro, non si alternavano, bensì si completavano, un'armonia costante che non aveva fine.
Le prime luci del mattino riflettevano sui corpi nudi dei ragazzi, stesi sul bianco come una composizione artistica, parevano due dei.
«Devo dirti una cosa» disse Brandon, accarezzando il braccio di Nick che stava poggiato dolcemente sul suo petto, «Dimmi» «Sono davvero fortunato»,
«Che intendi?»
«Oh, dai, non farmelo dire»
«Ne ho bisogno»
«Sono dannatamente fortunato ad averti accanto a me oggi, domani, per sempre, è cosi bello aver iniziato quest'anno con te, si, insomma, se ci sei tu, farà tutto meno schifo»
Nick sorrise, arrossendo.

Si mise seduto, scostando il suo ragazzo con cautela, le loro gambe si intrecciarono e Brandon rifletteva tutta la luce della stella, facendo brillare la sua pelle che Nick non poteva evitare di osservare estasiato.
I suoi capelli asciugati al vento, tutti scompigliati, facevano da cornice al suo volto angelico, gli occhi piedi di vita, pieni di lui, non potevano fare altro che farlo sorridere.
Le sue labbra schiuse, pronte per baciarlo o per dire qualcosa, lo facevano impazzire sempre di più e nel suo corpo marmoreo vedeva un guerriero pronto a combattere per difenderlo, vedeva una casa sicura, la sua.
Quest'ultimo prese il suo viso tra le mani e guardando negli occhi Nick, disse sicuro di sé: «Mi sono innamorato di te».
«Ti amo anche io»

E no, non lo dicevano così per dire.
'Loro parlavano la lingua dell'amore, quella che tutti dovrebbero avere.
Una lingua loro, incomprensibile a occhi datati.
Un amore certe volte proibito si può dire.
Chiamalo amore, uno come il loro, uno così vivo, così sentito, così premuroso.
Chiamalo amore, perché indipendentemente da chi loro siano, quello è.
Chiamalo amore, nonostante non venga riconosciuto, 'che ci importa', pensavano.
'Che ci importa' davvero però, loro amavano, e amavano quelli che avevano scelto di amare.
E volevano esprimersi, volevano essere liberi, anche se a volte questo non gli era concesso.
Volevano rischiare e volevano farlo insieme.
Ma non volevano essere giudicati.
Non giudicate un amore, se di amore si tratta. Questo pensavano.
Si erano visti in tutti i modi, vestiti, svestiti, acidi, dolci, incazzati, silenziosi, allegri.
Si erano sentiti in tutti i modi, tra le grida, le lacrime, le risate e i sorrisi, tra i fischiettii e i pensieri alle quattro del mattino.
E si erano amati in tutti i modi.
Questo importava a loro.'

Cullati dai suoni del traffico di chi nemmeno il primo dell'anno smette di lavorare, dalle divise tutte uguali di impiegati monotoni e tristi, dai profumi dei panifici che sfornavano cibi squisiti e dai versi dei gabbiani pronti a spostarsi su qualche scoglio, si addormentarono, pacificamente, come due bambini indifesi che avevano tutta la vita davanti da potersi godere.

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