Capitolo 18

28 3 0
                                    

"Ad essere sincero, non so come sia iniziata la nostra carriera." Disse il ragazzo di fronte a me, mentre prendevo nota di ciò che diceva. "Avevo fumato erba, e io avevo in mano una chitarra." Un'espressione perplessa si formò sul mio viso. Odiavo intervistare persone così assurde, ma era pur sempre il mio lavoro, e dovevo continuare.

"Da ciò che mi ha detto il tuo manager, la tua carriera ha avuto inizio sulle strade di Dallas." Lui annuì, appoggiando il mento al palmo della mano. Era particolarmente annoiato ed era evidente.

"Il mio amico Trevor era un parcheggiatore abusivo." Ammise. "Ma suonava davvero bene la batteria, così è iniziato tutto." Disse, alzando gli occhi al cielo come estasiato. Se avessi avuto una pistola in mano, me la sarei puntata alla tempia e avrei premuto il grilletto.

Lo interruppi, tossicchiando. "Non avevate paura che la gente potesse dubitare del vostro talento?" Domandai.

Lui prese un respiro profondo, fissando un punto indefinito del mio ufficio. "Inizialmente sì, poi abbiamo visto che la gente apprezzava quello che facevamo." Il suo tono di voce mi rendeva perplessa. Capire i talenti emergenti era difficile.

Nate e Trevor, i due ragazzi che stavo intervistando, erano un tossicodipendente e un batterista del Texas, e si trovavano in California solo per farsi intervistare da me. Nate aveva vent'anni, era rimasto orfano a dieci e aveva una relazione a distanza con una studentessa di Harvard. Trevor, invece, non parlava mai. Aveva biascicato qualche parola, ma niente di utile.

Mentre mi preparavo per la prossima domanda, Nicole entrò nella sala conferenze. "Tracy Barkley!" Mi chiamò, appoggiandosi allo stipite della porta. Alzai gli occhi al cielo. Rivolsi uno sguardo di scuse ai due di fronte a me, e loro ridacchiarono.

"Carter, sto lavorando." Dissi esasperata. "Quando ti serve qualcosa, devi bussare." Mi calmai.

"C'è una persona che vuole vederti immediatamente e non penso che aspetterà." Battei un pugno sul bracciolo della poltrona, sentendo la rabbia montarmi dentro.

"Ognuno ha il suo turno, Carter, per questo ricevo solo su appuntamento." Dissi. "E poi, sto intervistando loro." Li indicai con un cenno.

"Oh, non preoccuparti, bambola, finiremo l'intervista un altro giorno." Mi strizzò l'occhio Nate, alzandosi dal divanetto insieme a Trevor. Quest'ultimo mi sorrise imbarazzato.

"Sparisci, Nate. Per me basta così." Lo liquidai, salutando con un cenno Trevor.

Quando i due se ne andarono, tornai nel mio ufficio, dicendo a Nicole di far entrare la persona che doveva parlare con me. Sentii una voce fin troppo familiare urlare nel corridoio. "Devo parlare con Tracy, non con Theresa!" Attraverso le tapparelle della piccola finestrella che avevo alla porta, vidi l'ombra di qualcuno.

Non ebbi nemmeno il tempo di controllare cosa stesse succedendo. In pochissimi istanti, Calum venne catapultato nel mio ufficio senza nemmeno darmi il tempo di fare domande. Chiusi la porta. Era bellissimo come sempre. Mi toglieva letteralmente il fiato. Aveva anche appena scopetto il mio vero nome.

Mi guardò negli occhi per qualche secondo, senza dire nulla. Sapevo perfettamente che la sua espressione stava ad indicare il fatto che non capiva il perché si trovava proprio nel mio ufficio. Prima di essere Tracy Barkley, io ero stata Theresa Barkley, ma lui non poteva immaginarlo.

"Tracy?" Mi guardò incredulo, continuando a non capire. "Tu sei Theresa?" Mi domandò.

Il mio lato spavaldo emerse dal nulla, costringendomi a comportarmi in modo superiore a lui. "Credevi davvero che Tracy fosse il mio vero nome?" Lui annuì, grattandosi la nuca con imbarazzo. "Beh, ti sei sbagliato." Dissi disinvolta.

HighDove le storie prendono vita. Scoprilo ora