Capitolo 14

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"Ho vinto io!" Esultò Caitlin strillando come suo solito, lanciando tutte le carte in aria come se fossero state coriandoli. Alzai gli occhi al cielo, rimettendo in ordine tutto. Era piuttosto brava in quel gioco.

"Cait, smettila di strillare." Ridacchiai. "Mi farai venire un'emicrania." Sbottai.

"Ho vinto io, amica." Mi prese in giro, scoppiando a ridere subito dopo.

"Ora puoi andare a dirlo a tutta San Francisco." Sorrisi sconfitta. "Non ti fermerò dal farlo." Alzai le mani in segno di difesa.

Era uno dei pochi giorni liberi che avevamo in comune, e avevamo deciso di trascorrere la giornata insieme a casa mia. Era da un po' che non succedeva. Io e lei riuscivamo a divertirci anche solo parlando delle cose più generiche, eravamo inseparabili. Ed era una delle pochissime persone che riuscisse a capirmi per davvero.

Ci sedemmo sul divano, lei da un'estremità e io dall'altra. "Come va con il lavoro?" Mi domandò, intenta a controllare se il suo braccialetto possedesse ancora tutti quanti i ciondoli.

"Bene." Dissi riluttante. "Firmo scartoffie, intervisto persone strane, sorrido e ricomincia un'altra giornata." Lei ridacchiò. "E a te?" Le domandai, interessata. Caitlin parlava di rado del suo lavoro, sebbene la appassionasse molto.

"Molto bene." Sorrise. "Questa settimana partirò per Boston." La guardai interrogativa. "Andrò a dei corsi di aggiornamento." Annuii. Era molto intelligente, era interessante ascoltarla quando parlava di ciò che la appassionava.

Sentimmo il campanello suonare, e Caitlin si voltò nella mia direzione. "Aspettavi qualcuno?" Mi chiese la mia migliore amica, accavallando le gambe. Scossi la testa, riflettendo su chi potesse essere.

Non aspettavo nessuno. Calum era ad una riunione con i ragazzi, e oltre a lui nessuno sarebbe potuto venire a trovarmi di lunedì pomeriggio. Presa dalla curiosità, mi alzai dal divano e corsi ad aprire la porta.

Quando un fascio di luce entrò in casa mia, trovai niente di meno che la figura alta e imponente di Gregory, mio fratello. Non lo vedevo da un po', quindi non ci pensai nemmeno due volte prima di sorridere come una bambina.

"Gregory." Lo salutai, incrociando le braccia al petto. "Dove si trova esattamente il borsone con dentro il preavviso?" Lo presi in giro. Lui fece una smorfia.

Facevamo così anche da piccoli, e ridacchiai pensando a tutti i ricordi che avevamo. Eravamo sempre stati uniti, e lo eravamo ancora nonostante tutto. Dovevamo tenerci forza.

"Mi sei mancata, sorellina." Mi abbracciò, e ricambiai il gesto. Odiavo le manifestazioni dolci, ma era mio fratello, era una parte di me.

"Anche tu, brutto imbecille." Sorrisi, spostandomi dall'ingresso per farlo entrare. Andammo in soggiorno, dove Caitlin mi stava aspettando seduta sul divano.

"Tracy, ma quanto ci hai messo?" Mi domandò. "Hai di nuovo preso a pugni il postino?" Inarcò un sopracciglio, dubbiosa, ricordandomi di quello stranissimo evento.

"Ehi!" Protestai. "Non ho mai preso a pugni il postino." Esclamai, cercando di difendermi. Ma le bugie, con Caitlin, non mi avrebbero portata da nessuna parte. Ancora non riuscivo a capire come non avesse ancora scoperto della sorta di relazione tra me e Calum.

"Allora perché James mi ha chiamato dall'ospedale dicendomi che gli avevi dato un pugno dopo averti chiesto di uscire insieme?" Dimenticavo che lei e il postino fossero amici.

"D'accordo, è successo una sola volta." Incrociai le braccia al petto, indignata.

Fortunatamente entrò in scena Gregory, sorridente. "Caitlin." La salutò, tutto contento.

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