Capitolo 15

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Calum e io andammo in camera mia, per parlare senza occhi indiscreti. Il pensiero di rimanere sola nella mia stanza con Calum, insieme alla tensione che si era accumulata in quei giorno, era agonizzante. Ero spaventata, in un certo senso.

Non ero in grado di individuare le mie emozioni, come non ero assolutamente in grado di gestirle. Sentirmi strana e dispiaciuta per aver trascurato il moro di fronte a me era qualcosa di nuovo e di inspiegabile. Non sapevo come reagire.

"Perché?" Mi domandò Calum, dopo un lungo silenzio. Il nostro rapporto mi intimoriva. "Perché, Tracy? Perché ti comporti così?" In quel momento, giurai di averlo visto quasi disperato. Era sincero, e il suo essere così mi spaventava. Era arrabbiato perché l'avevo evitato, e aveva ragione.

"Calum, per favore." Lo implorai. "Tu non sai niente di me." Gli puntai un dito contro. "Tu mi conosci a malapena. Pensi di sapere tutto su di me, ma non è così." Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, e lo vidi avvicinarsi pericolosamente a me. La mia schiena combaciò con il muro in poco tempo.

Diede un pugno talmente forte alla parete che temetti per le sue nocche. Non l'avevo mai visto così arrabbiato.

"Tracy, io te l'avevo detto!" Urlò. "Eri d'accordo sul continuare a vederci, sul continuare a fare sesso e a frequentarci come persone normali senza però includere i sentimenti." Biascicò. "Ma se tu mi eviti io mi spezzo in due." Mormorò. Sembrava triste, ma poi cambiò espressione. "Quando ti avverto su qualcosa, su qualsiasi cosa, devi tenere a mente che andrà come dico io." Rabbrividii, sbattendo ripetutamente le palpebre.

Recuperai in fretta la mia capacità reattiva. Aveva ragione, ma non potevo permettergli di distruggermi in quel modo. Lo allontanai da me. "Tu non hai nessun potere su di me." Lo guardai con sfida, e l'adrenalina che circolava nel mio corpo quando l'avevo incontrato per la prima volta tornò a scorrermi dentro. "Io posso fare quello che voglio, e non puoi comandarmi come se fossi tua figlia o la tua sorellina più piccola. Ho già un fratello maggiore, ed è abbastanza." Incrociai le braccia al petto, sospirando profondamente.

Era banale pensarlo, dato che il giudizio altrui non mi importava, ma non mi ero mai sentita così umiliata da qualcuno prima di quel giorno. Non servivano particolari critiche per deludere una persona, bastavano le parole sbagliate nel momento sbagliato. Calum stava giocando in quel modo e voleva coinvolgermi, ma non avevo intenzione di farmi abbindolare ulteriormente da lui.

"Io non voglio avere poteri su di te, Tracy." Alzò le braccia in segno di difesa. Sembrava piuttosto arrabbiato dopo la mia affermazione. Ero delusa e amareggiata dal suo comportamento.

"Oh, davvero?" Domandai retoricamente. "Allora spiegami il perché a me sembra il contrario." Borbottai.

Mi importava ben poco di lui, avrei dovuto prendere la situazione in maniera indifferente. Ma purtroppo, l'unica cosa che ero incapace di fare in quel periodo, era ignorarlo.

"Quando ti ho incontrata per la prima volta, in me si è acceso un desiderio strano." Aveva la testa china mentre parlava, come se si stesse vergognando delle sue parole. "Pensavo che dopo una notte di sesso sarebbe finita, ma tu non sei come le altre. Io non voglio fare sesso con te una sola notte, voglio farlo per tutte le notti in cui mi sarà possibile." Concluse, guardandomi di nuovo.

"Ci sono miliardi di ragazze nel mondo." Dissi. "Quelle ragazze venderebbero addirittura la propria madre per starti accanto, per amarti e per darti le cose che tu stai cercando in me." Sospirai, portando lo sguardo altrove. Mi resi conto poco dopo delle mie parole, e vidi Calum ridacchiare.

"Pensi davvero che io mi stia innamorando di te?" Scoppiò a ridere, e io mi sbalordii. Mi sentii strana.

"Se fosse così, io non posso darti ciò che cerchi." Dissi. Lui ridacchiò ancora un po', per poi tornare serio.

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