Conformismo: un comportamento ormai fondato e accettato nella nostra società.
Tutti con lo stesso pensiero, carattere, abbigliamento, modo di vivere: ormai non c'è più niente da considerarsi "originale".Chi non si adegua alla massa viene considerato subito il disadattato, il solito sfigato troppo intelligente da poter essere uguale al resto.
Massa: insieme di soggetti incapaci di agire autonomamente. Perché volerne fare parte, allora? Non credo che qualcuno sia così messo male da non poter decidere da solo, ma evidentemente mi sbaglio. A volte mi sorprendo di come la maggior parte delle cose che penso siano sbagliate.
E mi sorprendo anche di come io, ragazza con così tanta vita davanti, mi vada a scervellare su grandi quesiti del Mondo. Che poi, la risposta è sempre una: la paura di rimanere da soli.
Insomma, chi vorrebbe stare da solo per sempre?
Io. Ma il mio pensiero non conta, io sono "anormale" per la gran parte dei miei coetanei.
Grande emarginata sociale? Sissignore, la suddetta è presente.Amo la mia solitudine: libri, musica e il mio letto penso siano i miei migliori amici ormai da anni.
Amo il modo in cui il silenzio sia solo interrotto da alcune note di musica classica, mentre la mia mente è completamente concentrata su una storia.E poi mi ritrovavo così: fissando il muro come una scema, lasciando che la mia mente vaghi lontano dalla realtà dove, per chissà quale grande botta di culo, vivo ancora io.
È Sabato sera e io ero a casa, con un cartone di pizza sulle gambe, a guardare un ennesimo talent show alla tv con i miei genitori.
"Questo ragazzo ha una voce bellissima!"
"Questo invece è davvero troppo presuntuoso."
"Lui fa troppo ridere ahaha!"Queste erano le maggiori conversazioni il fine settimana, a casa mia: la discussione su chi merita o non merita il "sì" si dilungavano anche troppo, tra i miei genitori.
Mia madre direbbe di sì a tutti, nessuno escluso: anche al più stonato dei cantanti o al più goffo dei comici, lei apprezzerebbe e direbbe sì. Non riuscirebbe a far star male qualcuno.
Mio padre invece è molto più critico a riguardo: non s'accontenta facilmente e certe volte può sembrare davvero troppo scontroso.- Pubblicità! Secondo me, fino ad ora, sono andati tutti benissimo. - esordì mia madre ad un certo punto.
- Tesoro mio, per te ogni persona è decente. Hai sentito l'ultimo come cantava?! Non si meritava nemmeno di salire sul palco. - rispose prontamente mio padre.
- Si ma ..-La frase di mia madre fu interrotta dall'entrata di mio fratello.
Ecco, lui è l'esempio vivente della persona partecipante alla massa: lui si che è davvero un incapace, ma, per ragioni sconosciute all'umanità, è uno dei ragazzi all'apice "della popolarità". Non so nemmeno se definirla così: popolarità si usa con un attore, un cantante famoso, non con un ragazzo inutile che va a scuola; magari si può sostituire con stupidità, idiozia, nullafacenza, questi sì che sono sinonimi adatti.- Io esco. - annunciò con tono troppo maleducato, ma ormai ne avevamo fatto l'abitudine. Nessuno ormai provava più a riprendere quel briciolo di educazione e di bontà verso la sua famiglia, ormai i miei si erano arresi e con loro anche io.
Mamma lo guardava con occhi apprensivi: probabilmente cercava di ricordarsi il vecchio Louis, il ragazzino dagli occhi azzurri splendenti e un sorriso sempre stampato in faccia.
Io provavo solo disprezzo nei suoi confronti, come lui, naturalmente, ne provava verso di me.
Ero diventata per lui una vergogna: troppo diversa dagli altri, essere me stessa era segno di essere una nullità e a lui, evidentemente, importava di più la sua posizione, che l'amore per la sorella.
Ora, anche io mi vergogno. Mi vergogno per lui, per come è diventato e per come ha scelto di vivere.Ma non tutti sono uguali, no?
Non tutti fanno le stesse scelte.
E a me delle sue non deve interessare.
Uscì senza nemmeno salutare, sbattendo la porta. Che gran cazzone.
- Tu Eireen? Non esci, cara? - domandò mia madre per rompere il silenzio creatosi.
- No, mamma. Non esco mai e oggi non è un giorno diverso dagli altri.Odio uscire: tralasciando la mia innata pigrizia, non ho nessuna amica con cui andare a fare una passeggiata, a fare compere, fare quello che le normale ragazze diciassettenni fanno. Ma, insomma, per chi dovrei cambiare? Io mi trovo bene con la mia situazione, quindi perché dovrei farlo?
- Vado a letto. Buonanotte. - mi alzai e mi diressi verso la mia camera senza degnare di uno sguardo i miei genitori. Più mi allontanavo da loro, più i sensi di colpa aumentavano: non volevo essere come mio fratello, essere scortese con loro, ma quella domanda mi faceva diventare di cattivo umore ogni volta; dovrebbero smettere di chiedermelo.
Dopo essermi messa il pigiama, mi infilai nel letto con un libro tra le mani e una torcia per far luce.
SPAZIO AUTRICE.
Aloooora, salve aha. Questo è il primo capitolo di una storia nata da un mio pensiero sul conformismo e la massa, da come si può capire all'inizio del capitolo.
Ci tenevo a dare una precisazione sul nome: "Eireen" significa "Pace" e in italiano corrisponde al nome Irene. Non riesco a spiegare il perché, ma questo nome mi attira tantissimo e spero piaccia anche a voi :)
Con questo, mi scuso per eventuali errori con i verbi o altro.
Vi chiedo anche, se vi è piaciuto, di lasciare un commento (con qualche pensiero sull'inizio della storia e anche qualche consiglio aha) e un like.
- samexsx_
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Louder. //Harry Styles//
Fanfiction-La verità? No. - risposi - Non credo nell'amore a prima vista. -E perché mai? Insomma io ci credo. - disse lui. -È tutto una cazzata. L'amore è solo un'emozione che siamo portati a provare per non sentirci soli. (...) -E tu? Sei sola? -Sì, fottutam...