Capitolo 4.

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La settimana passò troppo velocemente per i miei gusti: eravamo già a Venerdì pomeriggio.

Fuori era soleggiato, ma la temperatura era sempre bassa; poche volte si poteva dire "Sto morendo di caldo". Cleveland era una città fredda, ma bellissima tutto sommato.

Finiti i compiti, decisi di alzarmi dalla mia scrivania e di andare a prendere qualcosa da mangiare.

Appena fui al piano di sotto, notai due persone, Louis e Deborah, sedute sul divano, intente a fare i piccioncini di turno guardando chissà quale programma in televisione.

Mi diressi direttamente verso il frigorifero, prendendo del gelato alla crema e un cucchiaio per poi ritornare nella mia stanza, passando inosservata alle due persone in salotto.

Appena arrivai in camera, mi sedetti sul letto con la scatola del gelato in mano, osservando attentamente l'interno del mio armadio in cerca di un qualcosa adatto ad una festa.

Non sono mai stata la tipica ragazza ossessionata dai propri vestiti, da come si presenta, non mi ero mai impegnata per apparire bella agli altri, ma quella festa era diversa.
Era la mia opportunità per dare una svolta alla mia noiosa routine, per rendere almeno pochi momenti migliori invece che monotoni e grigi.

Dopo un'attenta osservazione optai per un paio di jeans, semplici, una camicia bianca e una giacca nera sopra; furono i vestiti più eleganti che potei tirare fuori da quel ammasso di felpe, magliette e pantaloni larghi.

Mi immersi nella lettura, come al solito, cercando di far passare il tempo e, non riuscendo più a capire le parole, scivolai nel sonno.

HARRY'S POV
Era pomeriggio inoltrato e io e Clarissa eravamo ancora qui, al centro commerciale. La mia poca pazienza stava esaurendosi.

Mi aveva chiesto di accompagnarla, dicendomi che era uno dei miei "doveri da fidanzato", e io, il grande idiota che sono, lasciai convincermi. Ed eccomi qui, a girare in tondo con tre buste per mano, seguendo una ragazza come un cagnolino.

- Hai ancora tanto da comprare? - dissi spazientito.
- Ma tesoro, siamo appena arrivati. E poi ho comprato solo tre vestiti, me ne servono altri! - rispose lei con un senso di ovvietà nella voce.

Non era vero: eravamo in giro da ore, di vestiti ne aveva presi anche troppi, ma mi ritrovai lo stesso ad annuire sbuffando.
Mi chiedo come io possa ancora stare insieme a lei; se non avessi aiutato Louis a riorchiare l'altra gemella, io ora sarei libero e a quest'ora me ne starei per i cazzi miei, invece che con lei.

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Dopo aver girato l'intero centro commerciale almeno per dieci volte, rivisitando gli stessi negozi più volte, la ragazza decise che finalmente era arrivata l'ora di andare a casa.

Nel viaggio verso casa sua, non fece altro che parlare, parlare e parlare.

Ne avevo davvero abbastanza.

Accelerai il più possibile, per metter fine prima a questa tortura a cui ero sottoposto.

Quando, per Grazia Divina, arrivammo a casa sua, scese lasciandomi un bacio sulla guancia e prendendo le varie buste.

Io mi diressi verso casa del mio migliore amico; non avevo assoluta voglia di tornare nella mia.

Appena arrivai, notai l'assenza delle macchine dei genitori e quindi parcheggiai in uno dei due posti riservati ad essi. Me ne sarei andato prima del loro arrivo.

Dopo aver suonato con insistenza svariate volte, Deborah mi aprì la porta, spostandosi per farmi entrare.

Louis era seduto sul divano e si stava stiracchiando, avevo interrotto il loro pisolino. Fa lo stesso.

Mi accomodai in salotto senza tanti complimenti, buttandomi sulla poltrona.

- Dormito bene? - domandai al mio amico ancora intento a stiracchiarsi.
- Si, prima del tuo arrivo. Grazie per averci svegliato. - rispose Deborah al posto suo.

Questa gemella mi odia e mi ha sempre odiato, almeno da quando io e sua sorella abbiamo iniziato a frequentarci.
Mi considera un totale stronzo, mi accusa di trattare male Clarissa ed è convinta che avercela con me sia un modo di proteggere sua sorella.

Ma la domanda è: m'importa? No. Insomma, per quanto ne so io, ha il cervello che galleggia nell'acqua.

Mentre la gemella era intenta a lanciarmi uno sguardo di disprezzo, sentii alcuni passi provenire dalle scale.

- Vedi Harry?! Hai svegliato anche la povera Eireen!! Tesoro, mi dispiace tanto! - cantilenò Deborah.

Eireen le rivolse uno sguardo confuso, seguito poi da un sorriso appena accennato.
Non aveva molta simpatia per quella ragazza, glielo si leggeva in fronte.

Di Eireen non sapevo molto: da quando io e Louis ci conosciamo, lui non aveva ma fatto parola di lei. La teneva nascosta per i primi tempi, poi ha davvero incominciato a fregarsene: non si parlava mai di lei e quando lo si faceva le uniche parole che usava lui erano insulti.
Non la si vedeva nemmeno girare per casa, è sempre in camera sua.

Chissà che vita.

Rivolse uno sguardo a Louis, per poi concentrarsi su di me.
Ci guardammo per pochi secondi, ma lei non riuscì a mantenere il contatto e, con la testa bassa si diresse verso la cucina, camminando troppo velocemente.

Notai Louis alzare gli occhi, probabilmente irritato dalla presenza, anche se per poco tempo, della sorella.

Non ci diedi troppo peso, ormai era un abitudine vederglielo fare. Incominciammo a giocare a qualche videogioco stupido alla playstation finché, all'arrivo dei genitori, uscì e ritornai a casa mia.

SPAZIO AUTRICE
Intanto auguri di Buon Natale a chi sta leggendo questa storia. Vi ringrazio veramente tanto per la vostra attenzione nel leggere almeno un capitolo.
Visto che sono iniziate le vacanze, ho più possibilità di aggiornare; non credo passerà troppo tempo da un capitolo e l'altro.
Vi ringrazio infinitamente ancora per la vostra attenzione ahah.
Augurissimi.

- samexsx_

Louder. //Harry Styles//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora