Capitolo 14.

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Eireen's POV

Non seppi quanto tempo passai dormendo, ma mi svegliai quando fuori era già buio.
Girai la testa verso la finestra che dava sul retro della casa: il cielo era scuro, la luna non si vedeva per colpa delle nuvole e le luci del nostro piccolo giardino erano accese.

In quel giardino non c'era un granché, ma nonostante tutto mia madre era riuscita a renderlo un luogo accogliente: avevamo un enorme albero, che "dividevamo" con un nostro vicino, dove da uno dei rami avevamo fatto appendere due altalene che ormai venivano utilizzate raramente.
L'erba era sempre curata, idem i vasi pieni di fiori: mia mamma aveva un gran pollice verde, cosa che però non aveva trasmess a nessuno dei due suoi figli.

Volevo alzarmi, ma era come se una forza superiore mi rendesse impossibile lasciare il letto; mi sforzai e quando mi tirai su notai subito una figura seduta sulla sedia girevole, una figura che poco c'entrava nella mia stanza.

Riconobbi Harry dall'inconfondibile cespuglio che si ritrovava in testa e mi avvicinai piano piano.
Aveva la testa leggermente chinata verso un lato, la bocca aperte e respirava profondamente; cercai di svegliarlo.

- Harry - sussurrai - Harry, svegliati.
Iniziai anche a scuotergli la spalla, ma non ne voleva sapere nulla di svegliarsi. Decisi allora di andarmene.

Di sotto, trovai Louis con una sigaretta in mano che guardava la televisione insieme a mio padre, mentre mia madre era in cucina che già stava preparando la cena.
Salutai mio padre, chinandomi per per dargli un bacio sulla guancia.

- Di sopra ti aspetta un tuo amico. - mi rivolsi a Louis - Non sono riuscita a svegliarlo, provaci tu.

Non mi guardò neanche in faccia, che si alzò, spense la sigaretta e salì le scale.

Entrai in cucina per salutare mia mamma. Me l'aspettavo intenta a cucinare, impegnata tra i fornelli della cucina, invece era seduta al tavolo, con una lettera tra le mani, la faccia bianca e un'espressione triste.

- Ehi, mamma.
Alzò lo sguardo su di me, per poi riportarlo sul tavolo; cercò di nascondere la lettera e di ricomporsi prima di rispondermi.
- Ciao tesoro, tutto okay? Louis mi ha detto che sei stata in camera tua per tanto tempo, è successo qualcosa? - mi disse mostrandomi un sorriso falso.
- Oh no, no, mi sono solo addormentata. E tu? Ti vedo un po' scossa. - mi sedetti accanto a lei.
- E' tutto okay, tesoro. Non ti devi preoccupare di nulla. - ripiegò la lettera e si alzò da tavola - Potresti apparecchiare la tavola, che fra poco è pronto?

Non dissi nulla, mi alzai e iniziai a prendere il necessario.

- Ah, e aggiungi un posto, che abbiamo Harry a cena.
- Perché? - chiesi subito.
- Come perché, tesoro? Louis non te l'ha detto? - la guardai perplessa in risposta - Tesoro, Harry è da solo da tanto tempo, senza genitori, non ha una famiglia a casa che lo aspetta come da noi. Louis me l'ha detto solamente poco fa.

Non fui sorpresa da ciò che mia mamma mi disse; non sarei in grado di spiegarne il perché, ma in qualche modo me l'aspettavo.

-Tesoro, sappi che da ora in poi sarà un ospite quasi quotidiano: data la sua situazione mi è sembrato giusto che rimanesse in compagnia più tempo possibile.

Annuii e continuai ad apparecchiare in silenzio, aggiungendo il posto di Harry vicino a Louis e, dopo aver finito, mi buttai sul divano a parlare con papà.

Passarono pochi minuti, quando vidi scendere le scale Louis seguito da un Harry un po' assonnato, che rivolse a mio padre un saluto con la mano. Ci raggiunsero sul divano e si unirono alla conversazione.
Sentendomi di troppo e non sapendo intervenire nei loro discorsi "da uomini", mi alzai e me ne andai in cucina, sedendomi al mio posto e aspettando che la cena fosse pronta.

Harry's POV

Ero in un prato verde immenso, cosparso a macchie di bellissimi fiori colorati e, lontano da me, si trovava pure un albero, grande e alto.
Sotto c'era Sophie e la sua risata riuscivo a sentirla anche da lontano; era felice e stava giocando con un'altra persona che poi si rivelò essere mamma.
Mi avvicinai e, passo dopo passo, la sua risata si faceva più forte, le figure erano più chiare e riuscivo a percepire la loro felicità.
Ero a pochi passi da loro, quando la risata scomparve e al suo posto c'erano delle urla, dei pianti; comparve un'altra figura, nera, alta, che incombeva sulle altre, piccole e indifese.
Più passi facevo, più mi avvicinavo e più la figura nera s'ingrandiva, aumentando la paura.
Arrivai ad essere accanto a queste tre figure: Sophie era completamente schiacciata al tronco dell'albero, la figura nera incombeva su di lei e la figura di mamma, piccola piccola, cercava di salvare Sophie.
Nessuno mi aveva notato, io ero come un estraneo in quella situazione.
Me ne stavo lì fermo, quando a figura nera iniziò a parlare.
- Io non voglio farti del male, non voglio farvi del male. - disse con la mia voce - Cambierò, ve lo prometto; non sarò mai più lo stesso.
Ero rimasto paralizzato da come la figura aveva iniziato a prendere i miei lineamenti, ad usare le mie stesse parole; avevo paura del suo sguardo, così vuoto e freddo, che le guardava.
Provai a muovermi, a raggiungerle, ma ero bloccato: davanti a me c'era una barriera che non mi permetteva di andare oltre, ma solo di restare lì, fermo, impotente a guardare come la figura ormai inghiottiva nel suo nero le due persone più importanti della mia vita. 
- Harry - mi disse. Si girò verso di me - Harry! 

- Harry! Svegliati! - mi sentii scuotere.

Aprendo lentamente gli occhi e sbattendo più volte le palpebre, riconobbi la persona che mi stava svegliando.

-Oh, ehi. 

- Buongiorno, eh? Hai fatto proprio come a casa tua - il mio migliore amico si mise a ridere.
- Tu mi hai dato il permesso - dissi, dandogli una leggera spinta col braccio.
- Dai, su. Alzati che andiamo giù, mia madre ha quasi finito di preparare la cena.
- Oh sì, dammi un attimo che me ne vado.

- Ma che hai capito? Resti con noi.

Mi alzai dolorante dalla sedia sulla quale mi ero addormentato, camminando un po' storto per la gamba addormentata che mi ero ritrovato a dormire in quella posizione. 
Scendemmo le scale e ci sedemmo in salotto, insieme al padre e a Eireen.

Passò poco tempo che Eireen s'alzò e se ne andò in cucina, lasciando il discorso nel quale eravamo: il padre e Louis non se ne accorsero perché troppo immersi nella loro discussione, ma io sì, notai il suo disagio appena ci sedemmo su questo divano.

Tutti e tre venimmo richiamati dalla stessa Eireen, pochi minuti dopo. La cena era pronta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 16, 2016 ⏰

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