VII ATTO - Shelter

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Passarono settimane in felice compagnia. Era l'uomo giusto. Ero fiduciosa di lui. Sicuramente aveva le sue stranezze, però, mi rassicurava, pendevo dalle sue labbra. Eppure una notte mi chiamò Minju.

-Minju cosa succede?

-Devi venire subito qui.

C'era qualcosa di strano, e per paura di sembrarle scortese mi diedi due schiaffi e mi vestii.

-Dove sei?

-Alla premiere di un film.

Aspettai fuori dal cinema. Ovviamente non potevo entrare, ma sentivo il tonfo degli schiamazzi all'interno, doveva essere finito. Nella penombra creata dalla luce dei lampioni trovai Minju.

-Cosa succede?

Non voleva dirmi niente, non so cosa le avesse preso, accettai la sua mano e mi feci trascinare dagli eventi. Girammo per l'entrata aspettando che aprissero le porte. Uscirono tutti, la bolgia di gente era impressionante. Minju cercò fra tutti, ma non so come sperasse di trovare qualcuno. Era impossibile riconoscere i volti. Lei però come un segugio si avviò e mi fece girare per metri prima di farmi fermare dietro la luce di un lampione. Indicò di fronte a noi e io strizzai gli occhi. Chi erano? Persi secondi prima di riconoscerli perché non potevo crederci.

Eravamo sotto casa di Taewon. Cosa ci facevamo qui? Scendo con lo sguardo e lo riconosco, era lui, ma con una ragazza. Era questo che voleva dirmi Minju? Li fissai intensamente e involontariamente mi esposi appena alla luce. Sì era lui. Vidi Taewon fare un passo indietro prima di far entrare in casa quella ragazza. Ebbi un blackout e rimasi ferma lì. Avevo bisogno di processare i dati. Ma erano così oppressivi che ogni secondo appesantivano il mio cuore. Alla fine non riuscii a guardare più quella porta e scappai prima di poter piangere.

Non sapevo perché stessi scappando, forse mi faceva ribrezzo vedere quella casa, o avevo paura che Taewon mi vedesse indifesa. Non avrei voluto dargli quella soddisfazione. Il dubbio si era già trasformato in risentimento e poi in odio come un flusso d'acqua che scorre giù, tranquillamente per la sua via. Minju mi seguì, muta come quando l'ho incontrata. Sapeva che non c'era nulla da dire se non compatirmi, ed è quello che fece. Mi buttai per terra poco più in là, cadendo di schiena, ma poco importava. Mi veniva da vomitare, volevo vomitare così da togliermi tutte quelle impurità che avevo addosso. Bella cazzata l'amore. Mi sentii di nuovo una dodicenne che perdeva l'innocenza. Stetti venti minuti per terra a fermentare. Minju accanto a me si era ormai addormentata sulle mie spalle. Povera, mi dispiaceva che dovesse badare a me.

La cosa non poteva continuare così. Dovevo ricevere delle spiegazioni e lo avrei fatto in quel momento, perché poi non ne avrei avuto più la possibilità. Presa da una rabbia cieca mi alzai di colpo, facendo svegliare Minju. Avrei potuto digitare il pin ed entrare di soprassalto, ma non mi sarebbe piaciuto quello che avrei potuto vedere all'interno. Bussai alla porta con forza, quasi a spaccarla. Incazzato Taewon mi aprì e appena mi vide spalancò gli occhi e si ghiacciò all'istante. Questa, questa era la prova definitiva.

-Perché?

Taewon uscì di casa velocemente, succhiudendo la porta, forse preoccupato di poter svegliare quella ragazza. Allora volontariamente gridai abbastanza da farmi sentire da tutti i vicini. Per la prima volta ubriaca di sentimenti e ricoperta di odio sfoggiai il mio miglior coreano, mai riuscii a sembrare tanto coreana.

-Non è come pensi... non te l'ho detto solo perché mi avevano detto che le donne italiane erano molto gelose e non volevo farti preoccupare tutto qui, lei è solo un'amica.

Ed ecco che da sembrare una coreana diventai di colpo italiana a convenienza.

-Quindi era meglio nascondermelo?

-Non avresti fatto tutta questa sceneggiata, infatti.

Ogni parola non riusciva a darmi soddisfazione, riusciva a raggirare ogni mio pensiero. Dovevo essere io la pazza per lui.

-Cosa dovrei pensare del mio ragazzo che esce da solo con una ragazza e che la ospita a casa? Sai la cosa divertente? Che se me lo avessi detto ti avrei pure creduto e come una scema ti avrei lasciato fare.

-Perché ti agiti tanto? Mi vedi nudo? Se vuoi puoi entrare e vedrai che lei non dorme nemmeno nella mia stanza. Voleva vedere questo film e io ero stato invitato. Pensavo fosse un'opportunità per renderla felice.

Non la volevo vedere, sennò avrei finito per romperle ogni singolo osso del corpo.

-E perché non dirmelo allora?

-Perché è la mia ex.

Il sangue era talmente caldo da ribollire.

-Quanto tempo fa vi siete lasciati?

-Non lo vuoi sapere.

Gridai, gridai tanto da graffiarmi la gola. Minju mi strattonava tirandomi il braccio, cercando di farmi desistere e girandomi la guardai. Aveva ragione, scappai per non spaccagli la faccia. Adesso sì che aveva un motivo di pensare che fossi pazza.

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