VIII ATTO - Edonismo

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Minju mi portò a casa sua, avendo paura che potessi fare qualche pazzia. Varcai l'arco d'entrata della sua stanza e mi venne un magone guardando il muro. Lei da dietro mi spintonò e a passo svelto strappò il poster di quel film. Quel nome, che schifo. Non riuscivo a leggere quel nome. Per me di colpo era diventato un film amatoriale che non doveva essere visto da nessuno se non ci si volesse fare male agli occhi. Il poster diventò una palla nelle mani di Minju e me la passò, per poi indicarmi con l'indice il cestino. La gettai con forza volendomi sfogare di tutto quell'odio che provavo.

Mi ero confrontata e dunque? Cosa ci avevo risolto? Mi ritrovai solo ad essere più arrabbiata. Quella discussione non mi aveva dato soddisfazioni, ma più domande, oltre a farmi passare dalla parte della pazza dando ragione a Taewon. Guardai Minju e lei diede delle soffici pacche sul letto, voleva che mi sedessi con lei. Mi appoggiai sulle sue gambe e dolcemente mi accarezzò i capelli. Avevo proprio bisogno di coccole. Guardai fissa l'armadio, illuminato dalla lampada sulla scrivania, e smisi di pensare.

Sentii suonare il telefono e mi accorsi che era già giorno. Minju si era addormentata e mi fece tenerezza. Guardai i messaggi, era Taewon. Voleva incontrarmi. Ripensando a tutto mi resi conto che forse avevo esagerato e anche se aveva tradito la mia fiducia, era il caso di incontrarlo. Alla fine, lo amavo ancora.

Quando ci incontrammo lo vidi sulle scalinate di casa. Avrei voluto ammazzarlo, ma mi dimenticai tutto alle prime parole:

-Mi dispiace, avrei voluto dirtelo. Non ho dormito tutta la notte.

-Mh.

-Però ti rendi conto di aver esagerato vero?

E subito mi sentii meschina. Però non potevo negare quello che provavo, aveva tradito la mia fiducia. Provai ad accennare un sì ammutolito.

-Detto questo ho capito che così non può andare, se vuoi stare con me dobbiamo mettere in chiaro alcune cose.

Continuò Taewon.

Perché, anche se era in torto, mi sentivo come se dovessi soffrire ancora? Come se dovessi ricevere la batosta finale?

-Cosa volevi dirmi?

-Ti amo, però per me sei troppo gelosa e possessiva. Hai visto cosa hai fatto ieri? Dobbiamo cambiare alcune cose.

-Ma tu hai tradito la mia fiducia, come dovrei sentirmi?

-Ecco perché sono qui. Ho capito che c'è solo una soluzione. Dobbiamo avere una relazione aperta.

L'intestino si bloccò. Una relazione aperta? Cosa intendeva dire? Che era libero di scopare con chi volesse?

-So cosa stai pensando. Però credo sia la cosa migliore per noi. Io ti amo, ma non posso vivere con questa gelosia. Una relazione aperta metterebbe in chiaro che ci amiamo senza però tradire alcuna tua fiducia perché sai già che potrebbero succedere alcune cose.

Fece una breve pausa, aspettando una mia risposta, per poi ricordarsi di essersi dimenticato qualcosa:

-Ah, ovviamente lo stesso vale pure per te.

Non una parola uscì dalla mia bocca, mi sentii come Minju, inabile a parlare.

-Se te lo dico è anche perché non sono mai stato geloso di te.

Se non era geloso di me come faceva a dirmi che mi amava? Un breve attimo di respiro mi avvolse e riuscii seppur in maniera confusa a pensarci. Perché alla fine sarebbe dovuto essere geloso di me? Gliene avevo mai dato motivo? Cos'era la gelosia se non la paura di perdere qualcuno? Dunque davvero la gelosia poteva essere sintomo d'amore? Oppure lo era l'accettare che lei potesse andare per la sua strada, senza di me? Pensandoci però, non riuscii a trovare una soluzione, qualcosa che mi ci facesse raccapezzare. Dopotutto, cos'è davvero sinonimo d'amore? Il lottare per esso, dimostrando che si farebbe qualsiasi cosa pur di restare affianco alla persona amata, o lo era l'accettare che certe volte alcune persone stanno meglio senza di te? Forse erano parte di un'unica cosa e dunque non le si poteva separe. Come lo Yin e lo Yang, due entità separate che però non potrebbero esistere l'una senza l'altra. Forse non c'era una risposta, ognuno l'avrebbe vista in modo differente ed ecco che una moltitudine di sensazioni mi paralizzarono, pensai a mille modi d'amare, e diedi ragione a Taewon, si poteva amare senza gelosia, ma in nessuna di queste riuscii a intravedere quello che Taewon poteva provare per me.

-Come fai a dirmi queste cose?

-Vorrei che tu capissi che anche se esco con una amica non significa che ti amo di meno, al massimo se tu lo accettassi capirei che mi ami abbastanza da fidarti in quel senso. I miei sentimenti per te non cambierebbero.

Faceva male ad ogni parola. Però presi fiato, dovevo ragionare. Alla fine non ero io stessa a criticare i dogmatismi, le regole, le categorie? Sarei stata incoerente se avessi pensato che quello che mi stava dicendo fosse sbagliato? E se invece avesse avuto ragione? Se avessimo messo tutto in chiaro, cosa sarebbe cambiato? Almeno sarei stata in controllo della situazione. Stavo forse sbagliando qualcosa?

-Io... non lo so.

-Se non vuoi allora dobbiamo lasciarci, perché io non posso farcela così.

-Sì, sì. Va bene, accetto.

Espirai senza perder tempo.

La scelta era precipitosa. Ma se tanto mi avrebbe lasciato, tanto valeva provarci, no? E pensare che io ero venuta per perdonarlo. Convinta che avremmo finito per litigare e che lui si sarebbe scusato. Invece è stato tutto così indolore. Era uno script già pronto. Tutto uscì con scioltezza.

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