2. Calore sulla palle

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Il sole riscalda ogni centimetro del mio corpo, rigorosamente coperto da una protezione cinquanta per evitare un'ustione. Il rumore delle onde che si accavallano sulla battigia mi culla come una dolce ninnananna. Non mi sentivo così rilassata da diverso tempo.

«Ti è mancato tutto questo, non è vero?» mi domanda Noa, sdraiato accanto a me su un telo giallo canarino che può sfoggiare solo lui senza apparire ridicolo.

«Molto. Non che lì non ci fosse il mare, ma non è lo stesso.»

«Ovvio, qui ci siamo noi.» Mi colpisce il ginocchio con il suo e istintivamente rido perché ha ragione. I ragazzi che ho conosciuto in Erasmus non erano poi così male, ma aprirmi con le persone è sempre stato difficile per me.

«Voglio che questa sia l'estate più bella degli ultimi anni. Finalmente non dobbiamo più studiare per nessun esame a settembre e non abbiamo più tesi da preparare. Mi sento carica!»

«Tu, carica? Se Mel fosse qui griderebbe come un'ossessa e ti trascinerebbe con lei a ogni serata sulla spiaggia.»

Ridacchio. «Io non riuscirei mai a tenere i suoi ritmi, mi stancherei dopo tre giorni. Non so dove trova tutta quell'energia anche per aiutare sua madre in negozio.»

«Il giorno prima della laurea si è sbronzata in una serata rock e l'ho dovuta trascinare alla seduta. Fortunatamente, è riuscita a esporre il suo discorso senza vomitare davanti alla platea.»

«Lo so, me lo ha raccontato. Avrei tanto voluto esserci» borbotto malinconica. Essermi persa una delle giornate più importanti della loro vita mi rattrista. Volevo sostenerli proprio come loro hanno fatto con me, ma tornare qui ad aprile è stato impossibile. Oltre alla mancanza di denaro, il lavoro in studio era così tanto che per settimane intere sono tornata a casa dopo le dieci di sera.

«Non preoccuparti, i tuoi cavalieri senza macchia hanno preso le tue veci.»

«Non lo hanno fatto per me. Ormai fanno parte della nostra sgangherata combriccola.»

Sposto lo sguardo su Elia che gioca a racchette sul bagnasciuga insieme a mio fratello. Avevo paura che il rapporto che pian piano avevamo creato potesse frantumarsi con la mia partenza, ma in realtà con il tempo si è solo consolidato.

«Come procede tra voi?»

Immergo la mano nella sabbia e faccio cadere i granuli come una clessidra. «Con Elia? Direi bene, nonostante alle volte mi sembra di fare troppo affidamento su di lui.»

«E non è questo che fanno gli amici?»

«Sì, però mi sento sempre di camminare sugli spilli. L'ultima cosa che voglio è ferirlo o creare fraintendimenti.»

«È un ragazzo intelligente, non sottovalutarlo. Sono sicuro che abbia capito ormai i confini del vostro rapporto.» Sposta lo sguardo su di lui. «Devi ammettere però che vederlo in costume è una gioia per gli occhi. Guarda che addominali...»

Lo spintono con la spalla e lui scoppia a ridere. «La smetti di essere così depravato? Mi sa che Mel ti ha influenzato troppo.»

«Lei non c'entra niente. I miei occhi funzionano benissimo, e ogni volta che esco con Elia e tuo fratello mi sembra di vivere il mio sogno erotico proibito.»

«Noa!»

«Pura verità.» Indossa gli occhiali da sole e si solleva sui gomiti. «Oche starnazzanti a ore due» afferma, facendo un cenno con la testa verso l'alto per farmi voltare.

Due sconosciute si avvicinano ai ragazzi, mostrando civettuole i loro striminziti costumi da bagno che non lasciano niente all'immaginazione. Ridacchiano con un tono troppo alto mentre lanciano delle occhiate languide verso Elia e Mattia che continuano a giocare, ignorando deliberatamente i loro tentativi di approccio.

La parte mancante di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora