29) I confini del regno parte 2

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«Mascalzone!» nonna Ernesta urlava di rabbia contro il cacciatore «Chissà da quale orgia depravata sei stato partorito.»

«Fermo criminale!» esclamarono Lisifilio e Fedele assieme, entrambi col dito teso «Siamo i due cavalieri della giustizia.»

«Cosa?» Isidoro non riuscì a schiarire l'immagine di quei due uomini, spuntati dal nulla, ancor più stordito quando uno di questi lanciò un sasso sulla spalla del cacciatore «Oplà!» e l'altro lo disarmò con uno schiaffo «Giustizia!»

Il cacciatore si rovesciò a terra mentre quei due ricevevano l'ammirazione di Ernesta «Voi, salvatori, credevo che di questi tempi i cavalieri fossero tutti già morti.»

«Non finché ci saranno dame a chiamare aiuto» Lisifilio si inginocchiò e portò la mano della donna alla propria fronte, intanto Fedele, accompagnata allo scoperto Mavelina, la presentò «Questa è la damigella a cui facciamo da scorta.»

«Quale onore osservare tanta grazia.» chinando la testa Isidoro notò il nano «E lui?»

«Io sono il servitucolo. Cosa guardi?»

«Ha molte altre doti» Fedele lo nascose dietro di sé, ma così facendo notò il pennello in mano a Isidoro «Siete un artista?» sgranò gli occhi.

«Dobbiamo andare a...» Lisifilio diede un colpo di tosse quando Fedele gli piantò la mano aperta sul petto «È un artista stava facendo un quadro.» sussurrò questi.

«E quindi?»

«Quindi noi restiamo qua.» Fedele tornò a Isidoro «E quale sarebbe il soggetto?»

«Nonna Ernesta su sfondo campestre, ma data la grande sorpresa che ci avete fatto se vi fosse gradito...»

«Sì! Assolutamente sì.»

Da sinistra: albero piegato, nonna Ernesta seduta su sasso nero, accanto a lei cavalier Lisifilio, in centro servitucolo nano seduto su prigioniero, a chiudere sulla destra coppia di amanti, cavalier Fedele e damigella Mavelina.

Alla luce del tramonto il quadro non dava il suo meglio, posato sulla sponda del carro come l'ottavo passeggero.

Isidoro assicurava «I soggetti sono magnifici, devo solo terminarlo nel mio laboratorio.»

«Ha un laboratorio personale.» confermava nonna Ernesta.

«Non mi ero mai visto da fuori.» Filomeno osservava la propria immagine, riconosceva ogni persona dentro quel disegno, tutte famigliari tranne una, quell'individuo alto metà degli altri, il viso rifugiato dietro una maschera di barba, gli occhietti rintanati sotto una coltre di sopracciglia «Assomiglio a mio padre, ma forse sono un po' più piccolo.»

«È perché ti vedi accanto a noi.» Fedele gli diede un colpetto «Guarda Cacciatore Frignone» lo indicò nel quadro, sotto il sedere del nano come lo era ora «Lui è venuto peggio: non capisco perché abbia sorriso.»

Le lacrime di Cacciatore Frignone se ne andarono dopo qualche battito di palpebre, il nano pesava sulla schiena e questo lo infastidiva, d'altro canto si trovava su un carro e non doveva saltellare, in più vedeva il proprio viso dipinto. Segnato con minuzia dal pennello speciale di Isidoro, quello coi peli di lupo, sul viso di Cacciatore Frignone spiccava un ghigno tetanico.

«Ho provato a sorridere.»

«Nessuno sorride nei dipinti.» Lisifilio si stupì «Hai sorriso per tutto il tempo?»

«Sì.»

«Infatti hai un sorriso che sembra ti stiano strangolando.» commentò Mavelina.

«Vi prego, damigella Mavelina, liberatemi.» scongiurò Cacciatore «Ho fatto quello che volevate.»

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora